venerdì, luglio 25, 2008

 

Onu: una sudafricana è il nuovo alto commissario per i diritti umani

Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha nominato la giudice sudafricana Navanethem Pillay (immagine) nuovo alto commissario dell’Onu per i diritti umani, in sostituzione di Louis Arbour, il cui mandato è ufficialmente scaduto il 30 giugno. “Il segretario è impegnato a garantire che i diritti umani restino nell’agenda dell’organizzazione. Si aspetta che il nuovo alto commissario preservi l’indipendenza del suo ufficio (…) ed è determinato a sostenere pienamente la signora Pillay nel suo lavoro, anche aumentando le risorse a sua disposizione” ha riferito la portavoce di Ban, Michele Montas. Spetterà ora all’Assemblea generale ratificare la nomina della magistrata, attualmente membro della Corte penale internazionale (Cpi) dell'Aja, osteggiata dagli Stati Uniti.
Di origini Tamil, Pillay, 67 anni, ha già ricoperto, tra gli altri incarichi, quello di presidente del Tribunale penale internazionale per il Rwanda; distintasi nell’assistenza legale alle vittime dell’apartheid, è stata anche la prima donna giudice presso la Corte suprema sudafricana.
(Fonte: Misna)

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giovedì, luglio 24, 2008

 

Crisi alimentare, sindacati in piazza: "A pagare sono i più poveri"

L’aumento dei prezzi dei generi alimentari e dell’elettricità colpisce le masse dei lavoratori poveri”: a parlare è il segretario generale del Congresso dei sindacati sudafricani, Zwelinzima Vavi (immagine), nel corso della manifestazione popolare che ha attraversato ieri il centro di Johannesburg.
Al corteo, secondo l’agenzia di stampa Sapa, hanno partecipato diverse migliaia di persone, molte delle quali con indosso i cappellini e le magliette rosse dei sindacati. “Siamo arrabbiati per i prezzi dei prodotti alimentari di base - ha scandito Vavi dal palco – e siamo qui per esprimere disgusto e frustrazione”.
Oltre a intonare slogan del tipo “stop alla fame” e “combattiamo i rincari”, i dimostranti hanno contestato gli aumenti del 27,5% annunciati di recente da Eskom, la società nazionale che gestisce la distribuzione dell’elettricità; le nuove tariffe servirebbero a finanziare una serie di lavori infrastrutturali, ma i dirigenti del Congresso denunciano manovre di tipo speculativo (maddai... ndr). Il corteo si colloca sullo sfondo delle forti tensioni che attraversano la società sudafricana: in aprile, il tasso di inflazione annua ha superato l’11% e aumenti particolarmente sostenuti dei prezzi al consumo hanno riguardato tutti i derivati del petrolio e beni essenziali come pane, olio e latte. Mentre era in corso il corteo, il governo ha annunciato la disponibilità a incontrare le parti sindacali prima del 6 agosto, giornata di sciopero nazionale.
(Fonte: Misna)

AGGIORNAMENTO (25/07/08):
Le proteste si estendono in quattro province
Continua in Sudafrica la mobilitazione popolare contro il carovita: a meno di due settimane dallo sciopero generale in programma il 6 agosto, decine di migliaia di persone hanno partecipato ieri ai cortei organizzati in diverse regioni del paese dai sindacati nazionali. A incrociare le braccia nelle province di Gauteng, Eastern Cape, Limpopo e North West – scrive oggi il quotidiano economico “Business Day” – sono stati soprattutto gli operai dei settori automobilistico, minerario e tessile, con astensioni dal lavoro che avrebbero oscillato tra il 90 e il 73%. Secondo il presidente del Congresso dei sindacati sudafricani (Cosatu), la potente confederazione nazionale che ha coordinato la protesta, “lo sciopero ha registrato una buona adesione”. “Il 6 agosto – ha aggiunto il dirigente – ci aspettiamo una partecipazione ancora più massiccia”. All’origine delle tensioni che nelle ultime settimane attraversano la società sudafricana ci sono i forti aumenti dei prezzi dei generi alimentari e delle forniture di elettricità. Secondo le stime fornite ieri da un istituto di ricerca locale, nell’ultimo anno l’inflazione è cresciuta più delle retribuzioni medie: dal maggio 2007 al maggio 2008 i prodotti alimentari di base e i derivati del petrolio avrebbero subito rincari del 16,8% e del 35,6%, a fronte di aumenti del reddito pro capite di appena il 12%.
(Fonte: Misna)

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martedì, luglio 22, 2008

 

Sudafrica: povertà in diminuzione, ma restano diseguaglianze

Il numero dei sudafricani che vivono sotto la soglia di povertà (ovvero con meno di 38 euro al mese) è diminuito del 10%, negli ultimi cinque anni: lo ha reso noto Joel Netshitenzhe, capo del Servizio di coordinamento e consulenza politica della presidenza, commentando un rapporto governativo sulla situazione socio-economica del Paese. Secondo i dati del governo, dal 2000 al 2005 la percentuale di coloro che vivevano sotto la soglia di povertà è scesa dal 58% al 48%; dal 1996 circa nove milioni di persone sono uscite dalla fascia di povertà mentre ancora oggi più di 12 milioni di famiglie ricevono aiuti sociali.
Lo studio ha evidenziato inoltre che i guadagni mensili a persona nella fascia più povera ( circa il 10% della popolazione) sono aumentati da 65 euro (783 rands) nel 1993 a 86 euro (1032 rands) nel 2007 (mentre i guadagni dei più ricchi - la decima parte della popolazione - crescono molto più in fretta di quelli del resto della popolazione). Meno ottimista un rapporto pubblicato dall’Organizzazione di cooperazione e sviluppo economico (Ocde) secondo cui “l’aspetto più deludente dell’economia sudafricana è la persistenza di livelli estremi di disoccupazione tra i giovani neri poco qualificati, in un quadro complessivo di povertà generalizzata”. Secondo l’analisi dell’Ocde, il tasso di crescita dell’economia del Sudafrica, negli ultimi quattro anni, è inferiore a quello della maggior parte dei Paesi emergenti come Indonesia e India. A incidere sarebbero soprattutto elementi come il costo elevato, carenze logistiche diffuse e la scarsa disponibilità di energia elettrica che, secondo il rapporto, costituisce una vera e propria minaccia alle prospettive di crescita economica a lungo termine.
(Fonte: Misna)

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sabato, luglio 19, 2008

 

Rugby, Tri-Nations: Australia-Sudafrica 16-9


A Perth, l'Australia ha battuto il Sudafrica 16-9 in un incontro valido per la terza giornata del Tri Nations. I "wallabies" hanno piegato gli "springboks" grazie alle mete realizzate da Lote Tuqiri (35', immagine) e Stirling Mortlock (44').
(Fonte: Eurosport)

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I 90 anni di Madiba/2

Ci sono molte persone in Sudafrica che sono ricche e che potrebbero dividere queste ricchezze con quelli che non sono stati così fortunati da sconfiggere la povertà”: così Nelson Mandela, nel giorno del suo 90esimo compleanno, ha risposto a un giornalista che gli ha chiesto quale fosse il suo messaggio ai sudafricani in questa occasione.
Mandela si trova nella sua casa natale nel villaggio di Qunu, nella provincia di Estern Cape per trascorrere il suo genetliaco con la famiglia. Commentando la sua veneranda età, l’uomo che tutti i sudafricani chiamano con rispetto Madiba (titolo onorifico per i capi anziani) ha detto di sentirsi fortunato e ha nuovamente ricordato i poveri: “la povertà ha avvinghiato la nostra gente. Se sei povero, è improbabile che tu viva a lungo”.
Mandela ha ringraziato tutti quelli che gli hanno voluto fare gli auguri a un “vecchio pensionato” e ricordato di aver lasciato il compito di portare avanti il suo impegno sociale alle tre organizzazioni da lui fondate: la Nelson Mandela Foundation, il Nelson Mandela Children’s Found e il Mandela-Rhodes Fondation. Sollecitato da un’altra domanda, Mandela, circondato dalla moglie Gracia Machel e da tutti i familiari (immagine), ha ammesso che “come molti altri, mi sarebbe piaciuto trascorrere più tempo con la famiglia. Ma non ho nessun rimpianto”.
Il presidente Thabo Mbeki, nel suo discorso di auguri, ha reso omaggio a uno dei padri della nazione sudafricana democratica e suo primo presidente (1994-1999) descrivendolo come uno statista che ha sacrificato la sua vita per il Sudafrica, avendo trascorso 27 anni in prigione, e guidato la battaglia contro l’apartheid e per una società non razzista. Se oggi il Sudafrica è una paese stabile e rispettato lo deve alla sua “leadership esemplare e al suo sacrificio”, ha detto Mbeki, chiedendo a tutta la nazione di mantenere vivi i valori di riferimento dimostrati da Mandela.
(Fonte: Misna)

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Leopardo vs coccodrillo: colpo grosso di Hal al Kruger National Park

Qualsiasi scienziato sano di mente avrebbe scommesso la casa dei propri genitori sulla certezza che mai un leopardo avrebbe potuto considerare l'idea di attaccare un coccodrillo. E l'avrebbe persa (con grande imbarazzo della comunità scientifica e della famiglia ormai priva di un tetto), perchè la natura non smette di mai stupire e, questa volta, lo ha fatto davanti all'obiettivo di Hal Brindley. Il fotografo, uno dei più celebri reporter naturalistici d'America, stava riprendendo dalla sua auto un gruppo di ippopotami nel meraviglioso Kruger National Park, in Sudafrica, quando è accaduto l'incredibile: un leopardo si è avventato sul grande rettile. Gli esperti ritengono sia il primo episodio del genere, sicuramente è il primo mai documentato nella storia. "I rangers della zona me lo hanno confermato -racconta Brindley- in ogni caso non avrebbe senso, perché la carne che si può ricavare da un coccodrillo è poca cosa per un leopardo, mentre il rischio di perdere il confronto è molto alto per il felino". Il leopardo è uscito di scatto dal cespuglio dove si nascondeva e si è scagliato contro il grande rettile, azzannandolo alla testa e trascinandolo fuori dall'acqua(date un'occhiata al suo sito.).
Un consiglio (gratis, purtroppo): andate in Sudafrica. Prima, durante e dopo i Mondiali di calcio. Magari avrete la fortuna di vedere una zebra aggredire un elefante (il più delle volte, però, si limitano all'invettiva).
(Fonte: Daily Mail)

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venerdì, luglio 18, 2008

 

I 90 anni di Madiba


E' il compleanno di un gigante del XX secolo (immagine Zapiro). Ogni commento mi sembrerebbe superfluo (eppoi sono pigro).

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Parte la caccia all' oro bianco

Il governo della Repubblica Popolare Cinese darebbe “grande importanza” alla protezione delle specie selvagge, “compresi gli elefanti”, e applicherebbe una serie di leggi per stroncare il contrabbando di merci pregiate, “compreso l’avorio”: questa, in sintesi, la risposta di Pechino alle critiche di alcune organizzazioni animaliste dopo il via libera dell’Onu a limitati acquisti di “oro bianco” da parte della Cina. In una conferenza stampa, il portavoce del ministero degli Esteri Liu Jianchao ha chiarito che in Cina il commercio illegale e in particolare le vendite di avorio hanno subito “un forte calo”; sulla base di documenti che provano l’impegno di Pechino, lunedì la Convenzione sul commercio internazionale e le specie in pericolo (Cites) ha autorizzato la Cina ad acquistare partite di “oro bianco” messe legalmente in vendita da Sudafrica, Botswana, Namibia e Zimbabwe.
Per contrastare il declino nella popolazione di elefanti africani, dalle cui zanne si ricava l’avorio, anni fa l’Onu aveva introdotto un bando totale, ma l’anno scorso era stata autorizzata la vendita “una tantum” di 108 tonnellate, dichiarate entro il 31 gennaio 2007 e comunque ricavate esclusivamente da pachidermi morti per cause naturali (ah ah ah, ndr).
Il via libera agli acquisti cinesi ha posto fine a un monopolio esercitato per un anno dal Giappone e, allo stesso tempo, suscitato reazioni differenti tra gli animalisti: alcune organizzazioni hanno espresso il timore che bande di trafficanti possano riciclare l’avorio rubato approfittando dell’ampliamento del mercato legale, mentre altre hanno riconosciuto gli sforzi compiuti dalla Cina. Quello dell’avorio è un commercio di tutto rispetto: sul mercato nero del Giappone, la principale piazza mondiale, un chilogrammo è pagato 750 dollari. La febbre dell’“oro bianco” ha però contagiato da tempo Hong Kong e la Cina, ai primi posti mondiali per domanda e volumi lavorati.
(Fonte: Misna)

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Niente Giochi per Pistorius

JOHANNESBURG - Niente Olimpiadi per Oscar Pistorius. L'atleta sudafricano, che corre con le protesi alle gambe, fallito il tentativo di fare il tempo minimo per la prova individuale, non e' stato nemmeno convocato per la staffetta 4x400 dalla Federazione del Sudafrica. Lo ha detto il presidente federale, Leonard Chuene, spiegando che ci sono altri quattro atleti che hanno un tempo piu' basso rispetto al suo. (Agr)
(Fonte: Gazzetta.it)

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mercoledì, luglio 16, 2008

 

Pistorius: Giochi vicini, c'è il tempo per la 4x400

Il sogno di Oscar Pistorius di correre i 400 metri alle Olimpiadi dei normodotati si infrange sulla pista di Lucerna. Nell'ultima chance che la federazione gli ha concesso per cercare il minimo per qualificarsi ai Giochi, lo sprinter con le gambe di carbonio si ferma a 46"25, lontano sia dal minimo A (45"55) che dal minimo B (45"95) che vale il biglietto per Pechino.
In Svizzera, il sudafricano 21enne ha migliorato il proprio personale sul giro di pista, abbassandolo di 11 centesimi. I progressi di Pistorius rispetto alle prove italiane di Milano (47"78) e Roma (46"62) sono notevoli, ma non sono bastati per ottenere il pass olimpico.
A tenere aggrappato Pistorius al sogno olimpico è la staffetta 4x400: il Sud Africa renderà nota venerdì la squadra per Pechino, e dopo il tempo di Lucerna l'atleta disabile potrebbe essere tra i magnifici quattro, nonostante la Iaaf, il governo dell'atletica mondiale, abbia già detto che preferirebbe non vederlo in staffetta, perché "causerebbe problemi di incolumità per sé e gli altri atleti".
Pistorius ha comunque strappato tanti applausi al pubblico svizzero: "All'inizio della stagione avevo detto che sarei stato felice semplicemente di correre tempi con cui mi sarei sentito a mio agio, indipendentemente dalla qualificazione olimpica - ha dichiarato il sudafricano - stasera è stata una di quelle volte". Lo sprinter spera nella convocazione in staffetta: "Dipende tutto dalla federazione sudafricana adesso: so che ci sono un paio di ragazzi che vorrebbero entrare in squadra. Nessuno di loro però ha corso in 46"25 quest'anno".
(Fonte: Gazzetta.it)

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Pistorius: "Sconcertato da dichiarazioni Iaaf"

Sembra non esserci pace per Oscar Pistorius, che oggi ha dovuto replicare alle (bizzarre) dichiarazioni del segretario generale della Iaaf, Pierre Weiss, a proposito della possibile partecipazione dell'atleta sudafricano ai prossimi Giochi Olimpici, come membro della staffetta dei 4x400 metri. Secondo Weiss, esisterebbero addirittura dei rischi per l'incolumità dello stesso Pistorius e degli altri atleti impegnati. "Sono rimasto sconcertato e amareggiato", ha commentato il 21enne atleta, che ha poi fatto parlare i suoi legali: "Le dichiarazioni della Iaaf sono contrarie alla decisione del TAS del 16 maggio 2008 che lo ha riammesso alle competizioni senza condizioni - si legge nella nota degli avvocati di Pistorius - Si tratta di un ulteriore tentativo della federazione internazionale di ostacolarne la presenza nelle maggiori gare internazionali di atletica".

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lunedì, luglio 14, 2008

 

Le battaglie perse di Mr.Blatter

Due personaggi: il mitico Fulvio Bianchi (Spy Calcio) e Sepp Blatter. Fortunatamente, sembra che Fulvio non abbia nulla a che fare con le gaffe e i maneggi dell'istrionico presidente Fifa, ma l'accostamento, oggi, è inevitabile (quanto innocuo), visto l'ottimo pezzo che Repubblica dedica al genio di Visp. Sembrerà incredibile ai "profani", ma vi posso garantire che - purtroppo- Fulvio non si è inventato nulla:

Porte più larghe, limiti agli stranieri, palloni coi sensori, Mondiali ogni due anni, abolizione del pareggio, golden e silver gol, calciatrici-sexy e calciatori-schiavi: è inarrivabile, ormai, Sepp Blatter. Classe ’36, nato nel paesino svizzero di Visp, tre matrimoni, il presidente della Fifa, arrivato ormai al decimo anno di dittatura, ama stupire. Una trovata dopo l’altra. Una gaffe dopo l’altra. Tanto da dover fare sovente precipitosamente marcia indietro. Ha spiazzato ultimamente anche i suoi amici, come Michel Platini. Non si sa quando abbia iniziato a sfornare idee a getto continuo, ma già quando era segretario della Fifa, nel 1990, si era convinto che solo le partite con tanti gol fossero attraenti. E così ha iniziato col rendere la vita difficile ai portieri.
Secondo gli inglesi, che lo odiano, il massimo delle sue “calamities” lo ha raggiunto però nel 2004, quando si è inventato che le donne-calciatori dovevano indossare pantaloncini attillatissimi, come le giocatrici di volley, così anche le partite di calcio sarebbero state più sexy.
Di tutto si occupa ormai Blatter: di questioni tecniche, regolamentari, di business. Voleva, appunto, fare disputare i Mondiali ogni due anni, ma ora si trova con la grana del Sudafrica che chissà mai se ce la farà per il 2010 (si sono già fatti sotto Usa, Australia e Germania).
Ha tentato di proporre di allargare le porte, “perché l’altezza media dei calciatori è molto cresciuta in questi ultimi anni”, rendendosi però conto che sarebbe costato troppo rifare tutti gli stadi del mondo. Si è lanciato nel progetto, fallito ovviamente, del pallone coi sensori per scoprire i gol-fantasma: niente da fare, il pallone dell’Adidas (guarda caso sponsor della Fifa…) non ha mai funzionato e così adesso di prova con i due arbitri di area.
Incredibile, poi, è stata la trovata del 6+5, che Blatter si è fatto approvare al recente congresso della Fifa a Sidney: l’obbligo insomma di mandare in campo, almeno per il calcio d’inizio, 6 calciatori “eleggibili” per la nazionale e solo 5 stranieri. Roba che alla Ue sono sobbalzati: non se ne parla nemmeno, la risposta. In effetti, è una battaglia, oltre che persa, praticamente inutile e antistorica. Lo ha confermato anche uno studio (segreto) della Fifpro, il sindacato europeo calciatori: l’indagine è stata fatta sulle rose tipo di 40 club europei. Il 60% non avrebbe alcun problema anche con il 6+5 blatteriano; il 20% dovrebbe fare 1-2 cambi e soltanto tre club in Europa (Inter, Arsenal e Aek Atene) sarebbero costretti ad acquistare 5-6 calciatori nuovi. Meglio quindi lasciar perdere e puntare, come fa Platini, sul divieto di trasferimento dei minorenni in Europa. Lì, è il vero scandalo. La tratta dei baby-calciatori.
L’ultimo assist (per ora) Blatter lo ha regalato a Cristiano Ronaldo, e soprattutto al Real Madrid, di cui subisce il fascino. Per questo ha parlato di “contratti da schiavi”, di calciatori liberi di andare dove vogliono, anche se sono ancora legati da un ricchissimo contratto, dimenticando semmai che sovente sono proprio i giocatori, con gli agenti Fifa, che ricattano i loro club. In Inghilterra, soprattutto al Manchester United, adesso sono infuriati.
Pelè e Platini, due che a calcio hanno giocato, hanno consigliato a Blatter di lasciar perdere. Ma figuriamoci se lui si ferma. Chissà che starà studiando adesso.
Fulvio Bianchi

Già, il sospetto è più che legittimo.

A margine, segnalo anche due inziative del quotidiano inglese The Sun (come fa notare Fulvio, da quelle parti Blatter non è esattamente un eroe): Batter Blatter -cioè "Colpisci Blatter", un giochino interattivo che vi darà la possibilità di sfogarvi sul povero Sepp- e Boot out Blatter, "Cacciate Blatter", una petizione per cacciarlo dalla Fifa. Ma sarà dura che molli la sua poltrona di Zurigo.

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Pistorius flop anche a Lignano

Altra delusione per Oscar Pistorius, dopo la buona (ma insufficiente) prestazione del Golden Gala di Roma. Ieri sera, si è ritirato dalla gara dei 200 metri che lo vedeva impegnato a Lignano (Udine) durante il 19/o meeting di atletica leggera della cittadina friulana.
Il sudafricano, forse a causa della pioggia, è scivolato e si è dovuto fermare.

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giovedì, luglio 10, 2008

 

Zimbabwe: Fifa e Sudafrica chiedono la pace

Il legale del partito di opposizione, Lewis Uriri, ha annunciato che i colloqui tra il partito del Presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe (immagine), Zanu-Pf, e l'opposizione inizieranno questa settimana. Uriri ha inoltre motivato la richiesta presentata ieri alla magistratura di restituire il passaporto al numero due del partito, Tendai Biti, sotto accusa per tradimento e sovversione: Biti dovrà raggiunge il Sudafrica, dove sono in programma i negoziati.
Gli organizzatori di Sudafrica 2010 hanno intanto lanciato un appello per la pace nel tormentato vicino. Il segretario generale della Fifa Jerome Valcke e Danny Jordaan hanno incontrato la stampa per discutere della crisi nel vicino Zimbabwe. Il Sudafrica, principale potenza della regione, è stato accusato di aver fatto troppo poco per promuovere le riforme nel Paese di Mugabe. Jordaan ha detto che è nell'interesse di tutti avere "stabilità in Zimbabwe" entro il 2010. Valcke ha auspicato che la politica riesca a trovare una soluzione alla crisi. Bontà sua.

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Blatter smentisce Valcke? No, però...

Oltre a occuparsi del mercato madridista, Sepp Blatter (immagine, Afp) sembra non voler collaborare con i suoi sottoposti, alimentando (di proposito?) le voci che vorrebbero il prossimo Mondiale lontano dalla Rainbow Nation. Insomma, in un'intervista a Sky Sports, l'ex colonnello ha, di fatto, fornito altri dettagli del suo "piano B", parlando di tre Paesi pronti a ospitare il torneo nel caso in cui la Fifa fosse costretta a depennare il Sudafrica: "Ho parlato con tre possibili, non solo possibili, federazioni e Paesi che sarebbero in grado di organizzare la Coppa del mondo nel giro di un anno", ha detto Blatter, che si è tuttavia rifiutato di svelare quali siano le Nazioni in questione (Germania, Usa -secondo gli amici di Repubblica- e Australia, scommettiamo?).
I dubbi sono, purtroppo, aumentati dopo l’annuncio, martedì, che lo stadio di Port Elizabeth non sarà pronto per la Confederations Cup del giugno prossimo, considerata una sorta di prova generale dei Mondiali.

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Jerome Valcke dà l'ok a Soccer City

"C'è ancora da fare, ma tutto deve essere pronto e certamente lo sarà per l'inizio dei Mondiali del 2010". Il segretario generale della Fifa Jerome Valcke (foto) ha cercato ancora una volta di rassicurare tutti andando a visionare alcuni degli impianti sudafricani che, nel 2010, ospiteranno la prossima Coppa del Mondo: "La decisione di donare un evento così importante all'Africa è stata presa e non si torna indietro. I Mondiali del 2010 si disputeranno in Sudafrica".
Valcke è rimasto molto impressionato dal gigantesco Soccer City Stadium di Johannesburg, l'impianto che ospiterà gara inaugurale (11 giugno) e finale (11 luglio): un gigante da 94.700 posti che Danny Jordaan, a capo del comitato organizzatore, ha definito: "Il cuore del Mondiale 2010, la cattedrale del calcio sudafricano, il nostro Wembley, il nostro Maracanà".
Valcke ha concluso il suo tour con il Loftus Versfeld Stadium di Tshwane (Pretoria), che ospiterà anche alcune gare della Confederations Cup 2009.

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-699 (con Andrew Jennings)

Bene, mancano meno di 700 giorni (699, per la precisione) all'inizio del Mondiale. Per l'occasione, "ripesco" dal buco nero del blog su GQ.it anche questa breve intervista al mitico (per me, non certo per Sepp) Andrew Jennings. Risale all'inizio del 2007, quindi si fa riferimento, per esempio, alla probabile (poi effettiva) rielezione di Blatter nel maggio dello scorso anno:
Il Sudafrica appare sempre più in difficoltà, nell'organizzazione del Mondiale: credi che Blatter cederà alle lusinghe australiane?
Il gioco di Blatter è quello di lasciare che circolino voci destabilizzanti per i sudafricani. In questo modo, diventano molto obbedienti e gli lasciano il controllo della vendita dei biglietti. Ma se gli stadi saranno pronti in tempo, non credo che avranno problemi. Anche se, una volta rieletto in maggio (e gli africani non possono votare che per lui), beh, allora potrà fare ciò che vorrà. Ma non prima della fine di maggio.
Uno dei principali problemi del calcio africano è l'ingordigia di molti politici. La Fifa ovviamente conosce la situazione (denaro che scompare, dirigenti arricchiti, premi per i calciatori ridotti a zero) ma non fa nulla. Perchè?
Blatter adora avere corruzione ovunque. In questo modo sa come controllare la Fifa.
Perchè la Caf, la confederazione africana, non si è ribellata contro Blatter, dopo la frode di Charles Dempsey?
Come avrebbero potuto? I sudafricani avevano intuito tutto ma non avevano la possibilità di provarlo. E Blatter riuscì a fregare tutti.
E' vero che gli altri africani non erano favorevoli all'assegnazione del Mondiale al Sudafrica, il Paese "meno africano" d'Africa?
Sospetto che gli altri Paesi africani abbiano pagato grosse tangenti (alla Fifa, ndr). Non credo che il Sudafrica abbia fatto lo stesso.

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lunedì, luglio 07, 2008

 

I Mondiali antirazzisti

Questa mattina, a Bologna (circolo Sesto Senso, via G. Petroni 9, ore 11 - temo di essere un po' in ritardo...), presentazione dei Mondiali antirazzisti 2008. Quest'anno (siamo arrivati alla dodicesima edizione), si terranno a Casalecchio di Reno e vedranno la presenza di 204 squadre provenienti da 30 Nazioni di tutto il mondo.
(SCARICA LA CARTOLINA CON IL PROGRAMMA)

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Stranieri

Fulvio Bianchi parla di giocatori stranieri nei vari campionati (la cosa, come vedrete, ricade in modo pesante sia sul lavoro delle nazionali che, tout court, sul continente africano):

(...)il vero problema lo ha Fabio Capello: come fa a fare la Nazionale inglese se, in base ad uno studio, su 471 calciatori nelle rose basi della Prima divisione ben 280 (il 59,4%) non sono convocabili per le squadre nazionali? Impressionante. In Germania sino al 48,1%, in Spagna (campione d'Europa) al 38,6. E in Italia? Gli stranieri incidono molto meno: su 410 giocatori in rosa, 155 (il 37,8%) non sono convocabili per le squadre nazionali. Percentuale molto bassa che facilita il compito di Lippi. Il vero problema semmai sono i vivai: lì, come denunciato dal sindacato calciatori, sono arrivati in pochi anni centinaia di ragazzini dall'estero che non erano mai stati tesserati in precedenza. Sconosciuti, che chissà che fine fanno. Una vera tratta di baby-calciatori. I nostri club si lamentano quando il Chelsea o il Manchester porta via un bay-talento (in pieno accordo coi genitori e strapagandolo...) ma sono i primi veri predoni soprattutto in Africa, alcuni club lo fanno da anni. La Figc ha promesso un'inchiesta, speriamo in bene: anche perché così facendo i ragazzini italiani trovano sempre meno spazio nei nostri vivai, e questo a gioco lungo potrebbe essere un problema serio nelle Nazionali. Il vero marcio è lì, nei settori giovanili, e non tanto ai vertici: anche se qualche club ha utilizzato il mercato estero per muovere un po' di soldi.

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domenica, luglio 06, 2008

 

Gianni Mura/2

La seconda parte:

Infatti, dopo la sentenza di primo grado, lei scriveva che 30 punti di penalizzazione, per la Juventus, più che una punizione sembravano la gogna.
Sì, ma perché mi aspettavo quello che poi sarebbe successo. Cioè commentando, credo con Crosetti, durante i Mondiali, dicevo che tutto questo mi ricordava l’acquisto di un tappeto in un suk tunisino: quanto costa? 100, poi viene via per 30. Lì è una cosa puramente interpersonale tra acquirente e venditore. Nel caso del calcio, c’è bisogno di una forza di occupazione che blocchi i treni o i traghetti. Però tutto questo fa parte di un film già visto, in sostanza. La faccenda della Reggina, per esempio. Leggevo sulla Gazzetta dello Sport che, secondo il sindaco di Reggio Calabria, la richiesta di penalizzazione del procuratore Palazzi ai danni della Reggina sarebbero antimeridionaliste. Ma, visto che da questa penalizzazione avrebbe tratto vantaggio il Lecce, proprio non riesco a capire in che modo sia antimeridionalista. Cioè, chi sbaglia paga. Altrimenti si può dire che le precedenti azioni contro Milan e Juve fossero antinordiste. Mi sembra assurdo tutto questo agitarsi di sindaci, del resto si erano mossi anche Veltroni, Chiamparino e Dominaci. Non richiesti, tra l’altro.
In effetti, mi sembra che le vicende di questa estate (“calciopoli” e la vittoria al Mondiale) hanno dimostrato l’abilità dei politici italiani nel salire sul carro dei vincitori. Mi viene in mente la Melandri sull’autobus che portava gli azzurri al Circo Massimo…
C’è da dire che lei era andata a trovarli a Coverciano… comunque sono abilissimi. E poi io trovo giusto che quelli della Nazionale chiedano di “non salire sul carro”. Io ho addirittura evitato di usare il plurale (“abbiamo vinto con la Francia”). Ho usato sempre il loro perché mi sembrava giusto nei loro confronti e perché era una vittoria di questo gruppo contro gran parte dell’opinione pubblica e contro la diffidenza di molti, tra cui il sottoscritto. Per cui non vedo perché dovrei cambiare idea improvvisamente e salire sul carro.
Sì, mi ricordo i suoi articoli precedenti al Mondiale, con il famoso “turiamoci il naso”…
Beh, questo è stato un Mondiale bizzarro. Non è un giallo, ma una cosa in cui tutte le disgrazie diventavano vantaggi. Abbiamo vinto, anzi, hanno vinto un Mondiale perché si è fatto male Nesta: sembrava una sciagura, invece Materazzi è diventato il simbolo dell’Italia vincente, il che mi ha ricordato Scopigno, che diceva: “Tutto mi sarei aspettato fuorché Niccolai in mondovisione”. E anch’io non me l’aspettavo, ma va benissimo.
Una sorpresa, anche “divertente”, per certi versi. Come nel 1982.
Sì, nell’82 cera una squadra forte, secondo me. Qui ci sono molte contraddizioni in questa vittoria. Per esempio, tutti, dalle Alpi alle piramidi, dicevano che l’Italia avrebbe vinto se Totti fosse ritornato Totti. Infatti, è stato il peggiore. E hanno vinto lo stesso. Nesta era il pilastro della difesa: si è fatto male, ha giocato Materazzi e hanno vinto lo stesso. Beh, ci vuole anche del talento.

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Gianni Mura/1

Come ricorderete, alcuni mesi fa, si interruppe bruscamente il mio rapporto con GQ. Beh, la chiusura (non prevista) del blog ha rischiato di farmi perdere un paio di interviste a cui tenevo, prima fra tutte quella a Gianni Mura:

Se le interviste, invecchiando, migliorassero come il buon vino, quella a Gianni Mura, che state per leggere, sarebbe un autentico capolavoro, un Montrachet del '78. Mah, il maestro ha poco a che fare con Sudafrica 2010 ma, tra una cosa e l'altra, è più di un anno che la trascino e, nel frattempo, è uscito anche il suo primo libro: cominciamo con la prima parte (non è cortissima), mi saprete dire.

In un’intervista a Libero, Mino D'amato affermava di essere stato uno di pochissimi giornalisti Rai a documentarsi, a verificare le notizie prima di riportarle. E’ davvero così? La maggior parte dei giornalisti è così superficiale?Ho paura che questo sia abbastanza vero. Anche se trovo siano in aumento quelli che si documentano -in gergo si dice "preparare la scaletta"-. Se uno va a fare un'intervista, è bene che si prepari leggendo altre interviste, non per copiare le idee, ma per sapere bene chi deve intervistare. Per chiedere qualcosa che non gli hanno ancora chiesto.
La pensa così anche Maurizio Crosetti: secondo lui, molti vostri colleghi di Repubblica girano con intere valige colme di documentazione sui pezzi che devono scrivere.Vero, infatti non si può generalizzare. E l'osservazione di D'Amato riguarda la Rai, che, per me, è già un altro mondo. Però, direi che quelli di una certa generazione -la mia, per esempio- sono stati "esortati" a documentarsi, prima di scrivere. Quindi si cresce “dritti” o “storti” a seconda di quello che avviene nei primi anni. Senza generalizzare, noto, anche nel linguaggio, una sciatteria, oltre a una scarsa documentazione, notevole nelle televisioni.
Quindi trova questa grossa differenza tra il quotidiano e la televisione, anche nell'ambito dell’informazione?
Sì. Ma anche il quotidiano è peggiorato. Per esempio, dal punto di vista dei refusi, che sono sempre troppi. Però, forse, è il vecchio scripta manent che ci rimane in testa. Mentre, invece, le televisioni sono parole che passano. Non dovrebbe essere così, ma molto spesso lo è.
Cambiamo aromento. Gli australiani stanno cercando di creare il vino in laboratorio, producendo separatamente il tannino, i profumi, l'alcool, e unendo poi le varie "componenti" ad hoc, a seconda del tipo di vino desiderato. Giorgio Bocca ha commentato dicendo -credo a ragione- che non esiste enotecnico al mondo che possa dare al vino delle qualità che già non abbia naturalmente e cita Angelo Gaia, un produttore di barbaresco, secondo cui "Migliorare la qualità di un grande vino è come aumentare di 5km la velocità di un'auto di Formula1. Chi vuole il vino ottimo lo paghi."
Per me, è una cosa ai confini della bestemmia ma, visto che viviamo in tempi in cui si clona una pecora, non capisco perché dovrei perdere il sonno se costruiscono in laboratorio un cabernet o un merlot. Detto questo, possono anche avere un vino perfetto, ma rimane un vino prodotto in laboratorio. Quindi, probabilmente perché noi abbiamo più secoli di cultura di vino alle spalle, il vino è una cosa che dipende esclusivamente, oltre che dagli uomini, dal cielo (se uno ha fortuna, non grandina) e dalla terra, cioè il territorio. E, certamente, tutti i grandi produttori di vino hanno un laboratorio, ma non per fabbricare il vino, ma per analizzare i campioni, la terra, per vedere dove piantare questo e quello. Comunque, ormai, si può fabbricare tutto in laboratorio.
Preferisce scrivere di calcio o di cucina?
Io preferirei scrivere di sport, se possibile, anche perché trovo sia piuttosto semplice scrivere di cucina. Comunque mi accorgo, con gli anni, che mi sono occupato delle due cose in cui tutti sono convinti di essere "imparati": il calcio, perchè ci hanno giocato tutti, e l'enogastronomia, perchè tutti mangiano e bevono. Diciamo che mi diverto di più quando scrivo di qualcosa che è fuori dal mio abituale, come un'intervista a uno scrittore, o a un cantautore, o un pezzo fuori dal mio “seminato” abituale. Il calcio, onestamente, mi ha quasi saturato.
Allora, le faccio una domanda che sta al di fuori di questi due argomenti, partendo da una battuta che face a Piero Colaprico, durante la presentazione di uno dei suoi libri. Lei gli disse: “Sei bravo, ma non sei Simenon”. Ecco, chi è, se esiste, il nuovo Simenon? Quali sono, oggi, i suoi giallisti preferiti? Credo che Simenon sia irripetibile, anche per la sua sterminata produzione. Scriveva e produceva libri al ritmo con cui i conigli fanno figli. Ovviamente non tutti bellissimi. Quella che ho fatto a Colaprico era una battuta, perché Simenon nel genere è inarrivabile. Ma io continuo a leggere gialli, certo. Mi piace Biondillo, per esempio, dei giovani italiani. E continuo a venerare McBain, anche se è morto, come prima Cornell Woolrich. Il giallo è un’altra passione presa da piccoli, come le parole crociate. Connelly è bravissimo, per esempio, anche se non so se si possa parlare di giallo, di nero o di thriller, ha dei tempi narrativi stupendi.
Polidoro e Lucarelli pensano che, in Italia, generi come il giallo, appunto, o il noir, abbiano molto successo perché la letteratura può permettersi di trattare temi che la saggistica o la cronaca non possono –o non vogliono- toccare. Perché il nostro è un Paese ricco di misteri. Andando dalla cronaca nera a quella giudiziaria, passando per il calcio, crede che l’Italia sia davvero così “portata” al mistero, all’intrigo? Altri Paesi, per esempio, non hanno avuto il terrorismo, ma neanche i vari scandali legati al mondo del calcio, nel 1980 come oggi.
E’ un po’ forzoso, come accostamento. Direi che l’Italia è storicamente un Paese di misteri, ma dai tempi di Nerone e degli avvelenamenti dei Borgia. In tempi recenti, ci sono misteri che possiamo definire “di Stato”: misteri irrisolti che vanno da Ustica a Piazza Fontana. E’ strano, perché questo è un Paese in cui c’è il fascino del mistero, ma sembra che si goda nel mantenerlo irrisolto il mistero. La stessa cosa se vogliamo appiccicarla a calciopoli o come vogliamo chiamarla è che all’inizio tutti erano animati da un "sacro fuoco", poi al momento delle sentenze tutto si annacqua: "poverini, perchè devono pagare i tifosi?" o "ma in fin dei coni hanno sbagliato due persone, perché dobbiamo penalizzare i giocatori?" Queste cose qui. Quindi direi che forse non siamo un Paese molto portato all’applicazione della giustizia, cioè chiediamo che sia fatta ma appena è fatta chiediamo degli sconti. Un pochino come quando si va al negozio a comprare un maglione. E non è molto consolante.
(continua)

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sabato, luglio 05, 2008

 

Mandela e i falsi schizzi

Sembra che non possa mai esserci pace per Nelson Mandela: la Belgravia Gallery di Londra mette in vendita alcuni schizzi a lui attribuiti (immagine) costringendolo a citarla in giudizio. L'icona della lotta anti-apartheid ha voluto chiarire, attraverso i suoi legali, di non avere nulla a che fare con le opere in questione.
Per Madiba non è però la prima volta: già nel 2005 portò in tribunale Ismail Ayob (che, all'epoca, era il suo avvocato), sempre per aver messo in vendita alcuni lavori che riportavano la sua firma.
Mah, speriamo possa godersi in pace almeno il suo compleanno.

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venerdì, luglio 04, 2008

 

Cardiochirurghi sudafricani in Namibia

Tre ragazze di 16, 17 e 18 anni sono state le prime persone a essere operate a "cuore aperto" in Namibia; gli interventi sono stati eseguiti con successo da una squadra di medici che ha poi compiuto altre otto operazioni chirurgiche presso l’ospedale di Windhoek. Grazie a questo progresso nella medicina locale, la Namibia è la terza nazione sub-sahariana ad avere compiuto questo tipo di operazioni dopo Sudafrica e Mozambico. L’annuncio è stato dato dal ministro sudafricano della Salute Tshabalala-Msimang, che ha assistito agli interventi e ha precisato che i medici - provenienti dall’ospedale Groote Schuur di Città del Capo, quello del primo trapianto di cuore riuscito, nel dicembre 1967, ad opera del dottor Christiaan Neethling Barnard (foto) - si sono recati in Namibia per fornire assistenza e formare i colleghi di Windhoek. L’iniziativa fa parte del protocollo sanitario della Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe (Sadc) e secondo Tshabalala-Msimang testimonia l’importanza che il governo sudafricano attribuisce alle relazioni bilaterali tra i due Paesi e allo sviluppo socio-economico della regione: “Il progetto è in linea con gli obiettivi del Rinascimento africano ed è anche una forma importante di cooperazione Sud-Sud”.
(Fonte: Misna)

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Pistorius, atto primo/2

Ecco il pezzo su Pistorius (e sulla nazionale under 22 di basket in carrozzina) che ho scritto per il Manifesto (3 luglio):

Oscar Pistorius non ce l'ha fatta, non ancora. La Notturna di Milano, meeting internazionale di atletica in programma ieri sera all'Arena civica «Gianni Brera», non è servita a lanciare il nome di Oscar Pistorius nella Storia con la «s» maiuscola. L'obiettivo del velocista sudafricano, ammesso a gareggiare con gli atleti normodotati nonostante le protesi in carbonio (le ormai famosissime Cheetah, ghepardo, ispirate prorpio ai felini degli splendidi parchi della Rainbow Nation) era chiaro, anche se poco realistico: completare il giro di pista in 45"55, partendo da un primato personale di 46"34. E ieri in gara è arrivato quarto, col tempo di 47"78. Un abisso, a questi livelli. Ma Pistorius è davvero il «faro» di un movimento tanto vasto e difficile da inquadrare come quello paralimpico? Mattia Sala, impegnato in questi giorni con la nazionale under 22 di basket in carrozzina agli Europei di categoria, in Turchia, lo ammira per la tenacia e per la capacità di attirare i riflettori su di sè (e, di conseguenza, sull'intero movimento paralimpico), anche se non crede che il sudafricano possa rappresentare un «modello», una sorta di rappresentante per tutti gli sportivi disabili: «Credo meriti di gareggiare con i normodotati, nonostante le protesi, forse gli concedano qualche vantaggio, sul piano meccanico».
Il movimento, in Italia, è gestito dal Comitato Italiano Paralimpico (CIP), che vede, al proprio vertice, l'ottimo Luca Pancalli. Cosa aspettarsi dopo il «ciclone» Pistorius? Mattia, tesserato per la Briantea 84 di Cantù, non si fa illusioni, sa perfettamente che, dopo Pechino, l'attenzione dei media abbondonerà Pistorius (almeno fino ai Giochi di Londra), lasciando nell'ombra anche tutti gli altri. I problemi, certo, esistono da sempre per chi pratica i cosiddetti «sport minori». Figuriamoci se, poi, si tratta addirittura di atleti disabili (Petrucci, in questo, non è esattamente un mecenate): «Beh, dipenderà, al solito, da quanto saranno generosi gli sponsor. La Federazione è organizzata e gestita da persone valide. Ovviamente, di pubblicità ne riceviamo poca».
Gli Europei di Adana (3-11 luglio), per gli azzurri cominciano oggi (3 luglio, ndr), contro i padroni di casa turchi (purtroppo, con una sconfitta di misura, ndr). Clifford Fisher ha convocato dodici azzurri: Riccardo Belloli, Domenico Beltrame e Andrea Trulli, Jacopo Geninazzi, Lorenzo Molteni, Francesco Roncari, Mattia Sala e Angelo Scopelliti , Francesco Santorelli, Claudio Spanu e Giacomo Tosatto. Dopo i turchi, sarà la volta della Germania (il 4), poi toccherà a Belgio e Gran Bretagna. «Abbiamo ottime possibilità di arrivare in fondo, il movimento è forte, anche se la nazionale maggiore, purtroppo, non è riuscita a qualificarsi per Pechino». Facciamo il tifo per Pistorius, allora (a Milano, non ce l'ha fatta, non resta che sperare nella magia di Roma), senza dimenticare la nostra «piccola» nazionale di basket in carrozzina. Sperando che Fisher non abbia un «suo» Lippi a gufare alle spalle.

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giovedì, luglio 03, 2008

 

Sudafrica, si ricordano le vittime degli attacchi xenofobi

"A nome dei sudafricani e del governo chiedo umilmente scusa alla nostra gente, agli ospiti stranieri e a tutta l’Africa per aver permesso a criminali tra noi di infliggere un così terribile dolore a tanti nella nostra società, in particolare ai nostri ospiti stranieri”: con queste parole è iniziato il messaggio del Presidente Thabo Mbeki, pronunciato oggi pomeriggio in una cerimonia dedicata alla commemorazione delle vittime delle violenze xenofobe che lo scorso maggio hanno sconvolto il Paese. “Siamo qui oggi – ha continuato Mbeki rivolgendosi a un’assemblea di centinaia di persone, tra cui molti immigrati sfollati a causa delle aggressioni, nella sede del governo locale a Tshwane (già Pretoria) – per dichiarare che faremo tutto il necessario per tornare di nuovo a vivere tutti insieme come africani, a prescindere dall’origine geografica, in pace e rifiutandoci di lasciar spazio a un nuovo sistema di apartheid”. Gli attacchi contro gli stranieri cominciati il 12 maggio nella township di Alexandra, e poi diffusisi in altre località nella provincia di Gauteng, in quella di Western Cape e a Durban nelle due settimane successive, hanno provocato 62 morti, tra cui accertati anche 21 cittadini sudafricani, e oltre 43.000 sfollati, secondo le stime ufficiali confermate oggi. “Nessuno nella nostra società ha il diritto di incoraggiare o incitare alla xenophobia cercando di nascondere le mere intenzioni criminali camuffandole con odio contro gli stranieri” ha aggiunto Mbeki, riferendosi alle conclusioni cui sono giunte inchieste e analisi, ufficiali e non, secondo cui a prime tensioni contro gli stranieri, alimentate dalla crisi economica e sociale nei quartieri poveri, si sono subito sovrapposte le finalità della delinquenza comune dando sfogo a razzie e furti. Il ministro della Sicurezza Charles Nqakula, presente alla cerimonia con altri ministri e diplomatici, ha ringraziato le organizzazioni religiose e laiche e tutti i privati cittadini che hanno aiutato gli sfollati inviando denaro, cibo e vestiti; il ministro ha inoltre detto che la maggior parte degli sfollati è rientrata nei loro quartieri e che attualmente sono 9000 le persone rimaste nei centri di accoglienza. Non è stata fatta però alcuna menzione a risarcimenti per quelli che hanno perso tutto nei roghi appiccati dai delinquenti. Il problema è sentito poiché mentre tanti tornano alle loro vite, altri non sanno dove andare. “Il campo di accoglienza di Soetwater, sulla costa nei dintorni di Cape Town, è stato chiuso perché tutti gli sfollati sono tornati alle loro case o hanno trovato altre sistemazioni; si è molto ridotta anche la presenza negli altri cinque campi e nelle "community hall" (strutture pubbliche per riunioni)” dice Sergio Carciotto, coordinatore del Scalabrini Center di Cape Town, il centro di assistenza per rifugiati e richiedenti asilo creato dai missionari scalabriniani. Carciotto sottolinea però che “ora i problemi maggiori restano per chi non può rientrare, perché la sua casa è stata bruciata con tutto quello che aveva o quelli che nei roghi hanno perso l’attività commerciale, e non ha il capitale per ricominciare. Chi resta nei campi sulla costa, inoltre, è troppo lontano dalla città per poter trovare e conservare un lavoro”.
I cittadini stranieri messi in fuga dalle violenze xenofobe ed ora ospitati nei campi di accoglienza riceveranno carte d’identità provvisorie emesse dal ministero dell’Interno: lo ha detto alla televisione sudafricana il portavoce del dicastero, precisando che i documenti saranno validi fino al 30 novembre.
(Fonte: Misna)

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Pistorius, atto primo

Pistorius, ormai lo sapete tutti, ha fallito il primo tentativo di qualificarsi per Pechino. E ha pure rifiutato la possibilità di accettare dalla Iaaf una wild card per i Giochi. Il carattere c'è, niente da dire. Chissà che a Roma non ce la faccia.

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Meno reati (o meno denunce?), via al piano sicurezza

Dopo le dichiarazioni di Blatter, che sembra non escludere la scelta di una sede alternativa per garantire la sicurezza dei prossimi Mondiali di calcio, arriva puntuale la risposta di Pretoria, con la pubblicazione del rapporto annuale della polizia di stato, secondo cui l’allarme criminalità, nel Paese, sarebbe in diminuzione (pur rimanendo alto). Non tutti però prendono per oro colato i dati emersi. Alleanza Democratica, il principale partito di opposizione, avverte che il calo di reati registrato nell’ultimo anno ( -6, 4%) potrebbe dipendere solo da una diminuzione delle denunce: “Almeno il 51% delle vittime di furti non si rivolge alla polizia - sostiene la portavoce AD Dianne Kohler Barnard - anche perché il 49%non ha fiducia nel suo operato”.
All’elevato tasso di criminalità non corrisponde infatti una percentuale di arresti altrettanto significativa: “Se - insistono dal partito - come affermano le forze dell’ordine, vittime e malfattori si conoscono l’un l’altro, perché le manette non scattano più frequentemente?”
A preoccupare è l’aumento di rapine ai danni di abitazioni private e di motoveicoli, che accentua il senso di insicurezza dei cittadini. Ancor più grave, nonostante qualche segnale di miglioramento (-2%), è il tasso di omicidi: 38 ogni 100000 abitanti, a fronte di una media mondiale di 5.
Oltre al rapporto della polizia, la Fifa ha ricevuto anche il programma-sicurezza varato in vista del 2010. Oltre 41.000 poliziotti, 100 pattuglie, posti di blocco in prossimità degli stadi, 300 camere di sorveglianza sono solo alcune delle risorse a disposizione delle forze dell’ordine sudafricane, secondo il pacchetto predisposto dal Capo della Polizia Andre Pruis.
La situazione, però, rimane disarmante: "stadi che non ci sono -scrive Fulvio Bianchi- mancanza totale di sicurezza (almeno in alcune città). Un disastro. Il tempo è poco. Gli Stati Uniti sarebbero pronti per subentrare (oltre a Germania, Australia, Spagna...). Può essere: peccato che l'Italia non ci sia mai. Siamo campioni del mondo ma i nostri stadi sono ancora (tranne eccezioni) da terzo mondo".

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mercoledì, luglio 02, 2008

 

La travolgente energia del vuvuzela

Potrebbe essere il tormentone dei Mondiali 2010, salutato con entusiasmo dallo stesso Presidente Fifa Sepp Blatter il giorno dell’investitura ufficiale del Sudafrica. A due anni dal fischio d’inizio della competizione, il vuvuzela, strumento a fiato etnico popolarissimo negli stadi del Paese africano, si profila come il must della prossima torcida mondiale.
Simile a una trombetta in plastica, il suo vibrato ricorda il verso dell’elefante richiamando i giocatori all’azione in campo. Il vuvuzela, il cui nome significa in zulu “strumento che produce rumore”, è infatti originario del Corno d’Africa, dove veniva usato per segnalare l’inizio di una battaglia o di una celebrazione.
Oggi ha conquistato anche le tifoserie di Paesi quali Ghana, Nigeria e Costa d’Avorio, diventando un simbolo di tutto il calcio africano e suscitando la curiosità di numerosi supporters europei.
Per i Mondiali 2010 sono stati già prodotti centinaia di vuvuzela, ma ne circoleranno almeno un milione durante la kermesse iridata. Il prezzo, tra i 25 e i 30 rand, supera di poco i due euro.
(Graziana Urso, www.sudafrica10.wordpress.com)

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