venerdì, luglio 04, 2008

 

Pistorius, atto primo/2

Ecco il pezzo su Pistorius (e sulla nazionale under 22 di basket in carrozzina) che ho scritto per il Manifesto (3 luglio):

Oscar Pistorius non ce l'ha fatta, non ancora. La Notturna di Milano, meeting internazionale di atletica in programma ieri sera all'Arena civica «Gianni Brera», non è servita a lanciare il nome di Oscar Pistorius nella Storia con la «s» maiuscola. L'obiettivo del velocista sudafricano, ammesso a gareggiare con gli atleti normodotati nonostante le protesi in carbonio (le ormai famosissime Cheetah, ghepardo, ispirate prorpio ai felini degli splendidi parchi della Rainbow Nation) era chiaro, anche se poco realistico: completare il giro di pista in 45"55, partendo da un primato personale di 46"34. E ieri in gara è arrivato quarto, col tempo di 47"78. Un abisso, a questi livelli. Ma Pistorius è davvero il «faro» di un movimento tanto vasto e difficile da inquadrare come quello paralimpico? Mattia Sala, impegnato in questi giorni con la nazionale under 22 di basket in carrozzina agli Europei di categoria, in Turchia, lo ammira per la tenacia e per la capacità di attirare i riflettori su di sè (e, di conseguenza, sull'intero movimento paralimpico), anche se non crede che il sudafricano possa rappresentare un «modello», una sorta di rappresentante per tutti gli sportivi disabili: «Credo meriti di gareggiare con i normodotati, nonostante le protesi, forse gli concedano qualche vantaggio, sul piano meccanico».
Il movimento, in Italia, è gestito dal Comitato Italiano Paralimpico (CIP), che vede, al proprio vertice, l'ottimo Luca Pancalli. Cosa aspettarsi dopo il «ciclone» Pistorius? Mattia, tesserato per la Briantea 84 di Cantù, non si fa illusioni, sa perfettamente che, dopo Pechino, l'attenzione dei media abbondonerà Pistorius (almeno fino ai Giochi di Londra), lasciando nell'ombra anche tutti gli altri. I problemi, certo, esistono da sempre per chi pratica i cosiddetti «sport minori». Figuriamoci se, poi, si tratta addirittura di atleti disabili (Petrucci, in questo, non è esattamente un mecenate): «Beh, dipenderà, al solito, da quanto saranno generosi gli sponsor. La Federazione è organizzata e gestita da persone valide. Ovviamente, di pubblicità ne riceviamo poca».
Gli Europei di Adana (3-11 luglio), per gli azzurri cominciano oggi (3 luglio, ndr), contro i padroni di casa turchi (purtroppo, con una sconfitta di misura, ndr). Clifford Fisher ha convocato dodici azzurri: Riccardo Belloli, Domenico Beltrame e Andrea Trulli, Jacopo Geninazzi, Lorenzo Molteni, Francesco Roncari, Mattia Sala e Angelo Scopelliti , Francesco Santorelli, Claudio Spanu e Giacomo Tosatto. Dopo i turchi, sarà la volta della Germania (il 4), poi toccherà a Belgio e Gran Bretagna. «Abbiamo ottime possibilità di arrivare in fondo, il movimento è forte, anche se la nazionale maggiore, purtroppo, non è riuscita a qualificarsi per Pechino». Facciamo il tifo per Pistorius, allora (a Milano, non ce l'ha fatta, non resta che sperare nella magia di Roma), senza dimenticare la nostra «piccola» nazionale di basket in carrozzina. Sperando che Fisher non abbia un «suo» Lippi a gufare alle spalle.

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