giovedì, luglio 03, 2008

 

Sudafrica, si ricordano le vittime degli attacchi xenofobi

"A nome dei sudafricani e del governo chiedo umilmente scusa alla nostra gente, agli ospiti stranieri e a tutta l’Africa per aver permesso a criminali tra noi di infliggere un così terribile dolore a tanti nella nostra società, in particolare ai nostri ospiti stranieri”: con queste parole è iniziato il messaggio del Presidente Thabo Mbeki, pronunciato oggi pomeriggio in una cerimonia dedicata alla commemorazione delle vittime delle violenze xenofobe che lo scorso maggio hanno sconvolto il Paese. “Siamo qui oggi – ha continuato Mbeki rivolgendosi a un’assemblea di centinaia di persone, tra cui molti immigrati sfollati a causa delle aggressioni, nella sede del governo locale a Tshwane (già Pretoria) – per dichiarare che faremo tutto il necessario per tornare di nuovo a vivere tutti insieme come africani, a prescindere dall’origine geografica, in pace e rifiutandoci di lasciar spazio a un nuovo sistema di apartheid”. Gli attacchi contro gli stranieri cominciati il 12 maggio nella township di Alexandra, e poi diffusisi in altre località nella provincia di Gauteng, in quella di Western Cape e a Durban nelle due settimane successive, hanno provocato 62 morti, tra cui accertati anche 21 cittadini sudafricani, e oltre 43.000 sfollati, secondo le stime ufficiali confermate oggi. “Nessuno nella nostra società ha il diritto di incoraggiare o incitare alla xenophobia cercando di nascondere le mere intenzioni criminali camuffandole con odio contro gli stranieri” ha aggiunto Mbeki, riferendosi alle conclusioni cui sono giunte inchieste e analisi, ufficiali e non, secondo cui a prime tensioni contro gli stranieri, alimentate dalla crisi economica e sociale nei quartieri poveri, si sono subito sovrapposte le finalità della delinquenza comune dando sfogo a razzie e furti. Il ministro della Sicurezza Charles Nqakula, presente alla cerimonia con altri ministri e diplomatici, ha ringraziato le organizzazioni religiose e laiche e tutti i privati cittadini che hanno aiutato gli sfollati inviando denaro, cibo e vestiti; il ministro ha inoltre detto che la maggior parte degli sfollati è rientrata nei loro quartieri e che attualmente sono 9000 le persone rimaste nei centri di accoglienza. Non è stata fatta però alcuna menzione a risarcimenti per quelli che hanno perso tutto nei roghi appiccati dai delinquenti. Il problema è sentito poiché mentre tanti tornano alle loro vite, altri non sanno dove andare. “Il campo di accoglienza di Soetwater, sulla costa nei dintorni di Cape Town, è stato chiuso perché tutti gli sfollati sono tornati alle loro case o hanno trovato altre sistemazioni; si è molto ridotta anche la presenza negli altri cinque campi e nelle "community hall" (strutture pubbliche per riunioni)” dice Sergio Carciotto, coordinatore del Scalabrini Center di Cape Town, il centro di assistenza per rifugiati e richiedenti asilo creato dai missionari scalabriniani. Carciotto sottolinea però che “ora i problemi maggiori restano per chi non può rientrare, perché la sua casa è stata bruciata con tutto quello che aveva o quelli che nei roghi hanno perso l’attività commerciale, e non ha il capitale per ricominciare. Chi resta nei campi sulla costa, inoltre, è troppo lontano dalla città per poter trovare e conservare un lavoro”.
I cittadini stranieri messi in fuga dalle violenze xenofobe ed ora ospitati nei campi di accoglienza riceveranno carte d’identità provvisorie emesse dal ministero dell’Interno: lo ha detto alla televisione sudafricana il portavoce del dicastero, precisando che i documenti saranno validi fino al 30 novembre.
(Fonte: Misna)

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