giovedì, aprile 24, 2008
L'addio di Parreira
Il triste addio di Parreira «Africa, mia moglie è malata»
Il ct brasiliano lascia la guida della nazionale sudafricana per stare vicino alla consorte come accaduto a Cesare Prandelli nel 2004. A due anni dai primi mondiali neri della storia, il paese arcobaleno si affida a un altro tecnico carioca, Joel Natalino Santana
Nei giorni scorsi, le voci dell'addio ai bafana bafana di Carlo Alberto Parreira si erano fatte sempre più insistenti. Il tecnico brasiliano non aveva ancora preso la parola, che già i commentatori sudafricani iniziavano a far circolare i nomi dei possibili sostituti alla guida della nazionale: Eriksson, Scolari, Mourinho. L'attesa per i Mondiali del 2010 è spasmodica e questo inconveniente rischiava di intralciare il cammino della squadra verso il più importante appuntamento della propria storia. Lunedì il ct brasiliano ha reso pubbliche le sue dimissioni, spiegando di voler stare vicino alla moglie malata, come accaduto a Cesare Prandelli quando nel 2004 lasciò la Roma dopo pochi mesi per assistere la compagna di vita nella lotta contro il cancro. «Dopo 36 anni di matrimonio, come avrei potuto dire di no? - ha spiegato Parreira in lacrime - mia moglie ha bisogno di me». Il ricco contratto con la federazione sudafricana è passato in secondo piano, così come l'opportunità di conquistare l'amore eterno dell'Africa calcistica.
Il ct del Brasile che sconfisse l'Italia di Sacchi a Usa '94 non ha avuto vita facile in Sudafrica. I problemi erano cominciati ancora prima del suo arrivo nella Rainbow Nation, con l'annuncio di uno stipendio da superstar: 200mila euro al mese. Parreira aveva deciso di tornare nel continente nero dopo quasi quarant'anni dagli esordi alla guida della selezione nazionale ghanese nel 1967: in quel Paese, il brasiliano conquistò il primo trofeo da allenatore, portando il club del Kotoko alla vittoria della Coppa dei Campioni africana. Quella dei bafana bafana è stata la sesta nazionale guidata da Parreira, dopo Ghana, Kuwait, Emirati Arabi, Arabia Saudita e Brasile.
Ma i 15 mesi sulla panchina più importante del continente sono stati tutt'altro che semplici. Superata la diffidenza iniziale di quella parte di critica che non si spiegava come un Paese con una tale quantità di poveri potesse permettersi di pagare tanto un allenatore di calcio, Parreira aveva dovuto scontrarsi con la disorganizzazione dei padroni del calcio sudafricano: il brasiliano era arrivato a Joannesburgh con un visto turistico, fatto che aveva portato le autorità locali a minacciare pesanti sanzioni (addirittura l'arresto), nel caso in cui Parreira avesse assunto la guida della nazionale prima del rilascio del permesso di lavoro. «La legge è chiara - disse il portavoce del Ministero degli Interni Mantshele Tau - Parreira e il suo assistente non possono lavorare finchè le loro carte non saranno in regola. Non può nemmeno andare allo stadio o prendere nota davanti alla televisione perché quello di fatto è lavoro».
Superato lo scoglio burocratico, l'uomo che avrebbe dovuto guidare i sudafricani al Mondiale ha dovuto fare i conti con tutti gli altri problemi del calcio sudafricano. Poco dopo aver assunto l'incarico, lui stesso parlò del disastro trovato in ambito giovanile: «Questa è la parte triste. In Sudafrica, non esiste alcun programma di formazione giovanile. Non esistono campionati under 18, under 20 o under 16. E' assurdo. Non puntare sui giovani vuol dire rinunciare alla possibilità di sostituire adeguatamente i giocatori infortunati o vicini al ritiro. Finiti i Mondiali io me ne andrò, mentre il Sudafrica continuerà ad aver bisogno di campioni».
Ora Parreira se ne va, dopo una Coppa d'Africa non del tutto negativa (due pareggi con Angola e Senegal e una sconfitta con la Tunisia): l'obiettivo era quello di accumulare esperienza internazionale senza subire le batoste rimediate prima del suo arrivo. Le ultime amichevoli avevano dato un po' di speranza (3-0 al Paraguay), l'entusiasmo era cresciuto attorno a una squadra giovane e divertente. Poi la doccia fredda. Il suo posto è stato subito affidato a un altro brasiliano, Joel Natalino Santana, che ha lasciato il Flamengo ed è partito alla volta dell'Africa. Il successore di Parreira (che resterà comunque a disposizione come consulente tecnico per garantire un passaggio morbido alla nuova gestione) può vantare la vittoria del campionato carioca con tutti i grandi club di Rio de Janeiro (Vasco da Gama, Fluminense, Botafogo e Flamengo). Al 59enne tecnico carioca di certo non manca l'esperienza, avendo cominciato a girovagare nel lontano 1981 con l'Al Wasl, negli Emirati Arabi. Dopo quasi trent'anni sulle panchine più prestigiose del Brasile (con due incarichi in Arabia Saudita e uno in Giappone, al Vegalta Sendai), lascia la panchina del Flamengo da eroe: lo scorso anno aveva guidato i rossoneri dalla zona retrocessione fino a un piazzamento in Copa Libertadores. E, ora, la grande occasione della vita. Il Mondiale. Oltre a un sacco di soldi, se è vero quello che dice il vice presidente del Flamengo Kleber Leite: «Santana guadagnerà in 30 mesi quanto ha guadagnato in 30 anni di carriera. Davvero non avrebbe potuto rifiutare».
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mercoledì, aprile 23, 2008
Samia e il suo Ghana
Chiudo la giornata riportando l'intervista a Samia Nkrumah (figlia del mitico Kwame) che mi ha pubblicato Peacereporter. Samia è un'amica, ma la grandezza del padre e l'importanza sua e della sua famiglia per il futuro del Ghana sono fuori discussione:
Ghana, la nuova redentrice
La notte del 6 marzo 1957, ad Accra, c’era anche Martin Luther King. Da Washington era arrivato Richard Nixon, all’epoca vicepresidente Usa. Gli esponenti della diplomazia di mezzo mondo erano presenti e, ovviamente, i leader africani erano accorsi in massa. L’Union Jack lasciava il posto alla stella nera, il Ghana nasceva dalle ceneri della Costa d'Oro e conquistava l'indipendenza dalla Gran Bretagna.
Kwame Nkrumah era salito sul palco a passo di danza e aveva pronunciato quel discorso che, come confessò in seguito, aveva fatto commuovere lo stesso King, l'uomo con un sogno: "Il Ghana è libero per sempre. La lunga battaglia è finita e il nostro Paese ha ritrovato la libertà perduta. Noi non saremo più, d’ora in poi, un popolo colonizzato. Tutto il mondo ci sta guardando". Era iniziata l’esaltante stagione delle indipendenze degli anni Sessanta.
L’Osagyefo (“il redentore”, come a Nkrumah piaceva essere chiamato) era un uomo brillante, trascinatore, di ampie vedute, consapevole della missione che la Storia gli aveva affidato: aprire la strada al riscatto del suo Paese, costruendo l’unità di tutto il continente. Africa Must Unite - “l’Africa deve unirsi” - è il titolo-slogan del più citato dei suoi numerosi libri. Non per nulla gli ascoltatori della Bbc lo hanno votato, nel 2000, “africano del millennio”.
Samia Nkrumah, figlia dell'Osagyefo, vive a Roma da anni. Lii e la sua famiglia hanno lasciato Accra dopo il colpo di stato di Jerry Rawlings, nel 1981. Ma il filo che la lega alla propria terra d'origine non si è mai spezzato e, oggi, è pronta a tornarvi, con un ruolo attivo, per il bene del popolo che non ha mai dimenticato il mito e il carisma di Kwame.
Samia, chi era davvero Kwame Nkrumah? Un leader, certo, l'ispiratore della coscienza africana. Ma è giusto definirlo un dittatore? Già al momento dell’indipendenza, con la carica di primo ministro, si assegnò anche i ministeri della difesa e degli esteri. Furono l’ambizione eccessiva e gli errori politici a segnare il suo declino?
Nkrumah commise forse degli errori politici (il Deportation Act, che permetteva di espellere dal Paese i cittadini stranieri che sostenessero e finanziassero le opposizioni, e il Preventive Detention Act, che permetteva di incarcerare per un periodo non superiore a cinque anni, sulla base di semplici sospetti, chi fosse accusato di azioni contro la sicurezza nazionale), ma non bisogna dimenticare gli attentati organizzati contro di lui con l'aiuto della Cia, come dimostrano documenti declassificati solo da pochi anni. Nkrumah fu un accentratore, è vero, ma non abusò mai del suo potere, nè intascò un solo centesimo del patrimonio nazionale, fatto più unico che raro, nel panorama continentale. Nkrumah vedeva nella federazione dell’Africa l’unico modo per il continente di emanciparsi realmente e di ritagliarsi uno spazio nell’epoca dei blocchi contrapposti: era favorevole a una politica di “neutralismo attivo” rispetto alla guerra fredda, anche se era un sostenitore del socialismo africano. Ovvio che gli americani non lo considerassero un amico.
Cosa ha rappresentato per l'Africa l'indipendenza del Ghana?
Tutto. La nascita del Ghana diede il via a un processo incredibile: tutti i Paesi che si affrancarono dal colonialismo lo fecero sulla spinta della liberazione ghanese e il governo di Nkrumah fornì loro appoggio logistico e politico. Nel 1958 convocò ad Accra due storiche conferenze panafricane, le prime in terra d’Africa: una con i capi di stato degli otto Paesi allora indipendenti (Egitto, Etiopia, Liberia, Libia, Marocco, Sudan e Tunisia oltre allo stesso Ghana, ndr), l'altra con i rappresentanti dei popoli africani in lotta per l’indipendenza.
Ha ancora senso parlare di panafricanismo, oggi?
Certo, oggi più che mai l'Africa ha bisogno di unità, per far fronte all'assalto neocoloniale dell'Occidente. L'Unione Africana, del resto, sta portando avanti un programma molto simile a quello ideato da Nkrumah.
Il petrolio sta diventando decisivo anche in Ghana. State per diventare un Paese ricco?
Il Ghana è sempre stato ricco. L'Africa, in generale, lo è. Abbiamo enormi giacimenti di minerali preziosi per l'industria, di oro, di petrolio. Il problema è che la popolazione non ha mai goduto di tale ricchezza. Il petrolio, oggi, può rappresentare l'abbondanza per il mio Paese, ma anche un pericolo enorme. Ovunque abbiano trovato nuovi giacimenti, in Africa, ci sono stati danni enormi, e la popolazione non ne ha mai tratto alcun beneficio. Tutto dipenderà da come i nostri politici sapranno gestire la faccenda.
Sei ottimista? Credi che i leader ghanesi saranno in grado di raccogliere questa sfida?
Diciamo che sono speranzosa: a dicembre, ci saranno le elezioni, possiamo solo augurarci che alla guida del Ghana arrivino persone integre e capaci.
I tuoi progetti per il futuro?
Tornerò a vivere in Ghana: io e miei fratelli non possiamo sottrarci alle nostre responsabilità: siamo i figli di Kwame Nkrumah, un simbolo per tutta l'Africa. Dovremo agire di conseguenza.
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La medaglia Oliver Tambo
Linda Biehl, la madre che commosse il Sudafrica perdonando gli assassini della figlia in nome della riconciliazione razziale, ha ricevuto dalle mani del presidente Thabo Mbeki l’ ‘Ordine della compagnia di Oliver Reginald Tambo’, una delle più alte onorificenze del paese. L’omicidio di Amy Biehl, il 25 agosto del 1993, fu uno degli ultimi e più tragici episodi degli anni dell’apartheid, conclusi nel 1994 con le prime elezioni democratiche. Studentessa americana di 26 anni, la giovane era impegnata in un programma di studio sul contribuito delle donne di colore nella lotta per i diritti civili; dopo aver accompagnato in macchina tre suoi amici nella township di Guguletu, fuori Cape Town, Amy fu aggredita e brutalmente uccisa da un gruppo di giovani militanti di colore di ritorno da un raduno di protesta. I quattro assalitori furono arrestati e condannati, ma cinque anni dopo ricevettero l’amnistia dalla Commissione per la verità e la riconciliazione istituita dall’arcivescovo Desmond Tutu, davanti alla quale confessarono il loro crimine spiegandolo con la rabbia cieca di quei giorni. Linda e il marito Peter (deceduto nel 2002), che già li avevano perdonati per coerenza con i convincimenti della figlia, non si opposero all’amnistia. In seguito assunsero due degli assassini di Amy presso la fondazione che porta il suo nome e da loro creata per svolgere progetti educativi con i giovani contro il razzismo e per la riconciliazione sia in Sudafrica che negli Stati Uniti. La medaglia Tambo, intitolata all’eroe anti-apartheid e fondatore con Nelson Mandela e Walter Sisulu dell'African National Congress, è stata assegnata anche a Kofi Annan e Harry Belafonte e alla memoria di Martin Luther King jr. e del Mahatma Gandhi.
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Alex Zanotelli: fermiamo la trappola del debito
"Nonostante le promesse dei paesi ricchi il problema del debito estero dei paesi poveri rimane tale e quale. Bisogna farla finita con questa vera e propria trappola, continuamente alimentata dagli interessi sui prestiti”: così dice alla MISNA padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, in conclusione di un incontro a Roma, promosso da una ventina di associazioni locali laiche e religiose, per il rilancio della campagna internazionale per la cancellazione del debito in 41 paesi poveri e a medio reddito entro il 2009. “Le rivolte del pane che stanno scoppiando nel Sud del mondo sono lì a ricordare come è precaria e fragile la sopravvivenza in nazioni strozzate dal debito” continua il missionario, che ha recentemente aderito alla ‘tappa’ italiana della maratona mondiale di digiuno promossa dalla ‘Jubilee debt campaign’ per la cancellazione del debito. Una raccolta di firme comincerà il 4 maggio a Roma durante la manifestazione ‘In festa con l’Africa’, per riportare il problema all’attenzione dell’opinione pubblica e della politica italiana. “Nel 2000 fu varata dal parlamento italiano la legge 209 con cui ci si impegnava a cancellate completamente il debito dei paesi poveri verso l’Italia, ma attualmente sono è stato rimesso solo il 50% del debito. Noi ci aspettiamo che questo impegno sia portato fino in fondo e assolto al più presto” conclude Zanotelli.
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sabato, aprile 19, 2008
Cooperazione Sud-Sud: Pretoria cancella il debito cubano
“Il governo ha approvato la cancellazione del debito di Cuba con il Sudafrica”: lo conferma Themba Maseko, portavoce di Pretoria, precisando: “Vista la situazione attuale del debito estero di Cuba il governo ha adottato questa decisione ritenendo più importante aiutare il popolo cubano e rafforzare i rapporti di collaborazione con Cuba”.
Secondo la stampa sudafricana, Pretoria ha voluto in questo modo "spezzare uno di quegli automatismi finanziari che da più di un decennio stavano facendo crescere a dismisura quello che all’origine era un debito modesto". Il debito cancellato, in valuta sudafricana poco meno di un miliardo di “rands” (equivalente a circa 75 milioni di euro) derivava dagli interessi maturati su un’onerosa assicurazione connessa all’esportazione di pesticidi e macchinari nel 1996, stipulata dal governo dell’Avana con una società di credito sudafricana. Le relazioni bilaterali sono ottime e gli scambi tra i due Paesi sono da anni molto proficui, soprattutto i diversi settori della “cooperazione sud-sud”: biotecnologia, farmaceutici, e lotta alla malaria e alla tubercolosi in Africa.
(foto: Mbeki e Castro a L'Havana, marzo 2001)
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Dalla Misna
“I sussidi all’agricoltura nei paesi dell’Unione europea (UE) e negli Stati Uniti proteggono una piccola percentuale di forza lavoro mentre bloccano lo sviluppo nei paesi poveri, dove miliardi di vite dipendono dall’agricoltura”: lo ha detto il presidente sudafricano Thabo Mbeki durante i lavori della 118ª assemblea dell’Unione interparlamentare (Uip) in corso a Cape Town. Delegati di circa 145 paesi sono radunati in questi giorni attorno al tema “Fare arretrare i confini della povertà”, mentre in tutto il mondo continuano a salire i prezzi dei beni alimentari, aggravando il dramma della fame per le popolazioni dei paesi più poveri in Africa, America latina e Asia. Secondo dati Onu citati da Mbeki, oggi nel mondo 37 paesi attraversano una crisi alimentare, peggiorata – ha insistito il presidente del Sudafrica – dalle politiche agricole adottate dai governi del ‘Nord’. L’obiettivo dell’assemblea è pervenire a una concertazione mondiale per ricercare soluzioni sostenibili ai problemi della povertà, della crisi alimentare e dei cambiamenti climatici. L’Uip, fondata nel 1889 per promuovere la pace, la cooperazione tra i popoli e il consolidamento della democrazia rappresentativa, è l’organizzazione internazionale dei parlamenti degli stati sovrani.
“Comportamenti collusivi in alcuni settori dell’economia, in particolare nell’industria alimentare sono motivo di preoccupazione per molti sudafricani” ha detto questa mattina alla stampa il portavoce del governo Themba Maseko alla fine di una riunione del gabinetto dei ministri dedicata al problema dell’inflazione e durata tutta la notte. “I ministri dei dicasteri economici e sociali hanno avuto incarico di sviluppare strategie per affrontare il problema e riferire al consiglio” ha continuato Maseko, aggiungendo che l’esecutivo si attende dagli uffici competenti di vigilare e intraprendere azioni severe contro pratiche che abbiano contribuito a far salire i prezzi. La federazione dei sindacati sudafricani ha indetto per oggi una manifestazione di protesta davanti al municipio di Johannesburg; nell’ultimo anno, dicono i sindacalisti, il prezzo del mais, prodotto alla base dell’alimentazione dei più poveri, è salito del 40% così come sono aumentati pane, latte, uova, carne e pollo. Le cause dell’aumento dei beni alimentari, fenomeno che sta interessando tutto il mondo con danni più gravi nei paesi del sud del mondo e tra le popolazioni più povere, sono state attribuite alla scarsità dei raccolti e all’aumento del prezzo del petrolio, ma con il passare delle settimane e il diffondersi globale del problema sono sempre più evidenti anche fenomeni prettamente speculativi.
(Fonte: Misna)
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venerdì, aprile 18, 2008
Ellekappa
A:"Berlusconi vuole boicottare la cerimonia delle Olimpiadi".
B:"Ci va!"
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martedì, aprile 15, 2008
Brevi Africa (non pensiamo a noi, va')
Angola e Sudafrica hanno firmato un accordo per la cooperazione tecnologica e scientifica. L’Istituto nazionale per la pesca e la Commissione nazionale per la tecnologia e l’informazione sono tra i centri angolani che avvieranno sinergie con istituzioni scientifiche sudafricane.
Inizierà formalmente domani la "fase uno" del programma e-Schools, l’iniziativa del Nuovo Partenariato per lo sviluppo dell’Africa per avvicinare alle tecnologie informatiche gli alunni di scuole medie e secondarie di 11 nazioni africane. In una conferenza a Johannesburg, in Sudafrica, saranno scelte le prime scuole ad applicare il progetto pilota allestendo ognuna un laboratorio con 20 personal computer, server e rete internet. L’obiettivo finale è di fare altrettanto in 600.000 scuole africane nei prossimi 10 anni.
Che posso dire? Tutto fa brodo, oggi. L'alternativa è pensare che crescerò le mie figlie in un Paese governato da Berlusconi & C. (quelli de "Mangano era un eroe", "riscriviamo i libri di storia", "imbracciamo i fucili"...). Che vergogna.
Aggiornamento, 18 aprile: foto da Peacereporter (su una colonna, a Bologna).
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sabato, aprile 05, 2008
Il nuovo volto della fame
Sheila Sisulu (nella foto), sudafricana, dallo scorso gennaio Deputy Executive Director del World Food Programme (Wfp,/PAm, Programma alimentare mondiale) attivo per 73 kilioni di persone in 78 paesi. La Sisulu è incaricata della ricerca di soluzioni al problema della fame. Credo accetti suggerimenti.
(Fonte: Misna)
P.S. I più sarcastici tra voi potrebbero aver notato l'involontario accostamento tra la foto e il titolo. Siete simpatici, ma fuori strada.
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"Fiamma Frankenstein" non è antisemita
Sia che fosse o meno intenzionale, l’effetto del disegno è l’associazione degli ebrei ai fascisti che li hanno perseguitati, denigrando il Pdl associandolo agli ebrei e sottolineando la presenza di un ebreo italiano nella lista elettorale. In ogni caso il risultato è lo stesso: antisemitismo".
Davvero, sono senza parole.
Ecco cosa scriveva ieri sul Manifesto Mariuccia Ciotta:
L'Ordine contro Vauro
Ma «Fiamma Frankenstein» non è antisemita
A volte è difficile rispondere al corrosivo Vauro, essere oltraggiosi come lui, contestargli qualche cattiveria di troppo e sfidarlo nel suo diritto alla satira, ma non questa volta. Perciò non comprendiamo il perché del procedimento disciplinare aperto a suo carico dall'Ordine dei giornalisti del Lazio. Anzi. Siamo sorpresi e indignati. La vignetta contestata è uscita il 13 marzo 2008 con il titolo «Mostri elettorali» e presenta la caricatura della giornalista Fiamma Nirenstein all'indomani del «caso» Ciarrapico, suo compagno di lista, immortalato sulle prime pagine dei giornali in un gagliardo saluto romano. L'imprenditore dichiarava di sentirsi ancora fascista, e la giornalista, ebrea, affermava poi di non sentire disagio per quella impropria vicinanza. Mentre noi sì, sentivamo disagio per lei. Da qui la vignetta di Vauro che la vede trasformata in una creatura dagli innesti disarmonici, «Fiamma Frankenstein». Non più lei, ma un «mostro elettorale» che esibisce sul petto tre simboli incompatibili tra loro: la stella di David, il fascio littorio e il simbolo del Pdl. Nel comunicato dell'Ordine, si contesta a Vauro di aver dato «della fascista a una ebrea». Siamo sempre stati contro un'accusa del genere rivolta agli ebrei, anche nella più dura polemica contro la politica di Israele. E invitiamo l'Ordine a riconsiderare il senso della vignetta pubblicata dal manifesto. Che è l'esatto opposto: come può un'ebrea legarsi, seppure elettoralmente, a un fascista (anzi a più di uno)? La vignetta esprime amarezza e scandalo, Vauro non crede ai propri occhi, tanto che la punta della sua matita impazzisce e disegna i contorni deformati di una persona che ha concesso il suo nome a un'altra, non limpida, «fiamma».
Si tratta di una situazione talmente kafkiana da non meritare quasi commento. Solo una battuta di Fiamma Nirenstein, per chiudere: "Sono certa che Vauro mi odia perché mi sono sempre schierata a favore di Israele".
Sarebbe comica, se me la fossi inventata.
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Presidenza sudafricana: più Africa all'Onu
Un rafforzamento dei rapporti tra Onu e Unione Africana è una delle priorità che si è dato il Sudafrica, iniziando questo mese la sua presidenza di turno al Consiglio di Sicurezza: lo hanno sottolineato fonti diplomatiche sudafricane annunciando due inedite sessioni speciali dell'organo esecutivo dell'Onu con la partecipazione dei paesi aderenti all'organismo regionale africano. Al dibattito, messo in agenda per il 16 e 17 aprile, parteciperanno i capi di stato e di governo di 30 paesi, ovvero i 15 che fanno parte del Consiglio di Sicurezza e altrettanti membri del Consiglio per la pace e la sicurezza dell'Unione Africana con l'obiettivo di adottare concrete misure per rafforzare le reciproche relazioni, ha fatto sapere l'ambasciatore sudafricano all'Onu, Dumisani Kumalo. Gli incontri saranno presieduti dal capo di Stato del Sudafrica Thabo Mbeki. Lo scopo finale è fare in modo che nelle azioni di prevenzione dei conflitti e nelle missioni per la sicurezza e la costruzione della pace in nazioni africane, l'Onu arrivi in futuro a coinvolgere maggiormente l'Ua. Poiché le situazioni in Costa d'Avorio, Repubblica democratica del Congo, Somalia e Ciad sono all'ordine del giorno nei lavori del Consiglio di Sicurezza, sono stati invitati al confronto anche i capi di Stato e di governo di quei paesi, nonostante al momento non facciano parte del Consiglio per la pace e la sicurezza dell'Unione Africana.
(Fonte: Misna)
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La Conmebol contro la Fifa
La confederazione sudamericana (Conmebol) ha confermato che la Bolivia ospiterà il Cile a La Paz nel mese di giugno per le qualificazioni a Sudafrica 2010. Recentemente, la Fifa aveva approvato nuove norme in base alle quali per le partite oltre i 2.750 metri sul livello del mare è necessario un periodo di adattamento di almeno una settimana. E infatti la nazionale cilena sbarcherà in Bolivia con quindici giorni di anticipo per acclimatarsi ai 3.600 metri di altitudine della capitale La Paz. Ciononostante, dalla sede di Asuncion, in Paraguay, la Conmebol ha fatto sapere che nove federazioni sudamericane - il Brasile, che ospiterà il Mondiale del 2014 e non vuole correre rischi, si è astenuto - hanno firmato un accordo per giocare a La Paz senza i periodi di acclimatamento ordinati, su indicazione della commissione medica della Fifa.
Vedremo. Intanto, vorrei capire, con esattezza, quale sia il limite imposto da Sepp e compagni, visto che, ogni volta, il dato sembra cambiare: 2500? 2750? 3000?
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venerdì, aprile 04, 2008
Foche salve in Russia e Sudafrica
Nella Regione di Arkhangelsk (Russia) l'amministrazione ha vietato per un anno la caccia alle foche. L'area interessata e' pari a 587.400 chilometri quadrati, di cui una larga parte si trova a nord del circolo polare artico.
Stessa cosa e' stata fatta dal Ministro dell'Ambiente e del Turismo del Sudafrica, dove e' partito anche un progetto di tutela e cura di questi animali. Ci sono volute migliaia di mail, foto sui giornali e una petizione con 20mila firme. Sapete quanto e' faticoso far firmare una foca?
(Fonte: http://www.oipaitalia.com)
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mercoledì, aprile 02, 2008
Un altro Mondiale
Gazzetta.it ci ricorda che il 2010 non sarà solo l'anno della Fifa e del Mondiale di calcio sudafricano:
CORTINA D'AMPEZZO - Sara' Cortina d'Ampezzo ad ospitare i campionati mondiali del 2010 di curling, disciplina la cui popolarita' e' esplosa in occasione delle Olimpiadi di Torino 2006. Lo ha deciso la Federazione mondiale di curling, preferendo la 'perla' delle Dolomiti bellunesi ad Amburgo, l'altra candidata in lizza. Le gare si svolgeranno nello Stadio Olimpico del ghiaccio, recentemente ristrutturato, che ha una capienza di 4000 posti. (Agr)
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"Mi rifiuto di portare la fiaccola"
La fiaccola è partita con un volo charter diretto ad Almaty, nel Kazakistan, prima delle 21 tappe programmate prima del ritorno in Cina, fissato per il 4 maggio.
Ma le grane, per la fiaccola, non si sono fermate in Grecia.
In segno di solidarietà con il popolo tibetano, una delle star del calcio indiano, Bhaichung Bhutia (foto), buddista, originario del Sikkim, uno stato incuneato tra Cina e Nepal, ha annunciato la sua clamorosa protesta con una lettera all'Associazione Olimpica Indiana. "Sono solidale con la causa tibetana", ha scritto in una lettera pubblicata dal Times of India. "Ho molti amici buddisti nel Sikkim. Questo è il mio modo di essere accanto alla popolazione del Tibet e alla loro lotta". "Penso che non sia giusto quel che sta accadendo in Tibet e, nel mio piccolo, voglio mostrare la mia solidarietà", ha spiegato, sottolineando che la sua decisione è "assolutamente personale".
Bhutia, che è stato insignito della terza carica onorifica più importante indiana per aver contribuito a diffondere la passione per il calcio in un Paese, in cui lo sport nazionale è il cricket, ha giocato tra l'altro anche con una società inglese, il Bury Football Club.
(Fonti: Gazzetta.it e Repubblica.it)
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Paris in Sudafrica
Paris Hilton si è recata in Sud Africa per far visita ad un orfanotrofio. Oddio, a dir la verità le malelingue dicono che lei fosse in Sud Africa per seguire il nuovo fidanzato Benji Madden, in tour con la sua rock band Good Charlotte… però, avrà pensato la Paris, intanto che siamo qui facciamoci fotografare con alcuni ragazzini del luogo.
I ragazzini in questione hanno tra i 3 ed i 18 anni e fa veramente impressione vederli con le foto di lei a chiedere un autografo. Non soffrono già abbastanza?
L'orfanotrofio in questione è il Jakaranda Kinderhuis di East Lynn, Pretoria. Beh, il sito americano Dlisted.com, vera fonte del "pezzo", è un po' meno tenero (tito: "A Whore In Africa") e commenta così: "Audrey Hepburn e la principessa Diana sarebbero davvero orgogliose".
Mah, diciamo che non si può sempre parlare di Tibet e violazione dei diritti umani.
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La Anglo Platinum e i diritti umani
La Commissione sudafricana per i diritti umani (Sahrc) ha aperto un'inchiesta sui presunti abusi commessi dalla compagnia mineraria anglo-americana Anglo Platinum ai danni delle popolazioni del distretto di Limpopo.
L'indagine prende avvio da un rapporto dell'organizzazione non governativa Action Aid che descrive le condizioni di vita delle 20.000 persone fatte sfollare negli ultimi cinque anni dalla compagnia per condurre le sue attività di estrazione del platino, un metallo la cui richiesta negli ultimi anni è salita vertiginosamente perché usato nella strumentazione tecnologica. Secondo l'ong, il trasferimento delle popolazioni ha comportato il loro drastico impoverimento, nonostante le promesse di una vita migliore, e in aggiunta viene denunciata l'insalubrità dei villaggi costruiti dalla compagnia per gli sfollati, con particolare riferimento all'acqua, che non sarebbe potabile. Le persone inoltre, in gran parte allevatori, non avrebbero più acceso ai pascoli. Nel rapporto “Metalli preziosi: l'impatto della Anglo Platinum sulle comunità povere di Limpopo", si afferma che le fonti d'acqua sono contaminate dagli scarti della lavorazione delle miniere e si accusa la compagnia di aver manipolato le comunità locali quando sono stati definiti gli accordi per il trasferimento.
La Anglo Platinum ha (ovviamente, ndr) respinto tutte le accuse. Secondo la stampa sudafricana, l'inchiesta aperta dalla Sahrc potrebbe portare a nuove verifiche e controlli sull'intera industria mineraria del paese, non escluse le condizioni dei lavoratori e la sicurezza sul lavoro.
(Fonte:Misna)
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