venerdì, febbraio 29, 2008
Senza GQ non vivo più
Come forse qualcuno tra voi avrà notato, la mia collaborazione con GQ si è interrotta (causa "ampliamento e trasformazione" del sito). Beh, hanno cancellato anche blog più meritevoli del mio, come il mitico Parli come badi, del mitico Pippo Russo. Vabbe', ce ne faremo una ragione, il problema è che dovrò correggere una serie di immagini che non mostrano più nulla e di link che non portano da nessuna parte.
Per consolarmi, passo alle notizie del giorno. Tanto per cominciare, la Fifa ha deciso di sottoscrivere il protocollo della Wada, l'agenzia mondiale antidoping. Lo ha annunciato Sepp Blatter, al termine di un incontro con il neo-presidente della Wada, John Fahey. Ora la palla passa al congresso annuale della Fifa (previsto per fine maggio) che dovrà formalizzare la decisione. Beh, accidenti, come scriveva l'ematologo Giuseppe D'Onofrio nel suo Buon sangue non mente (minimum fax), il doping, nel calcio, esiste eccome. Forse era proprio il caso di darsi una mossa.
Chiudo con Cacao (per la notizia "sudafricana"): Un atletico 104enne sudafricano ha stabilito il nuovo record del mondo di velocita’ sui 100 metri, categoria ultracentenari: 30,89 secondi.
Se solo avesse sentito lo starter…
Per consolarmi, passo alle notizie del giorno. Tanto per cominciare, la Fifa ha deciso di sottoscrivere il protocollo della Wada, l'agenzia mondiale antidoping. Lo ha annunciato Sepp Blatter, al termine di un incontro con il neo-presidente della Wada, John Fahey. Ora la palla passa al congresso annuale della Fifa (previsto per fine maggio) che dovrà formalizzare la decisione. Beh, accidenti, come scriveva l'ematologo Giuseppe D'Onofrio nel suo Buon sangue non mente (minimum fax), il doping, nel calcio, esiste eccome. Forse era proprio il caso di darsi una mossa.
Chiudo con Cacao (per la notizia "sudafricana"): Un atletico 104enne sudafricano ha stabilito il nuovo record del mondo di velocita’ sui 100 metri, categoria ultracentenari: 30,89 secondi.
Se solo avesse sentito lo starter…
Etichette: Africa, Altri sport, Blatter, Brevi, Buone notizie, Chissenefrega, Fifa, GQ, Pippo Russo, Problemi organizzazione, Sudafrica, Tutt'altro
La giornata delle malattie rare
Con colpevole ritardo, ricordo anch'io la giornata delle malattie rare. Ecco cosa scrive Repubblica.it:
Per la prima volta un giorno dedicato alle patologie meno conosciute che ogni anno colpiscono un milione di persone solo in Italia
La Prima Giornata Europea delle Malattie Rare è indetta dall'associazione Uniamo Fimr, Federazione Italiana Malattie Rare onlus. Le malattie rare sono croniche, progressive, degenerative e spesso fatali. Ad oggi non ci sono cure per circa 6.000 malattie rare, il 75% delle quali colpisce i bambini. Le persone affette da malattie rare avvertono la forte necessità di migliorare il percorso che porta alla diagnosi, di poter contare su un'informazione di qualità, su un'adeguata assistenza sanitaria e su un agevole accesso alle cure.
Negli ultimi anni si è rafforzata l’attenzione delle Istituzioni, della classe medica e della ricerca pubblica e privata per non lasciare (CLICCA QUI PER VEDERE LO SPOT)
Per la prima volta un giorno dedicato alle patologie meno conosciute che ogni anno colpiscono un milione di persone solo in Italia
La Prima Giornata Europea delle Malattie Rare è indetta dall'associazione Uniamo Fimr, Federazione Italiana Malattie Rare onlus. Le malattie rare sono croniche, progressive, degenerative e spesso fatali. Ad oggi non ci sono cure per circa 6.000 malattie rare, il 75% delle quali colpisce i bambini. Le persone affette da malattie rare avvertono la forte necessità di migliorare il percorso che porta alla diagnosi, di poter contare su un'informazione di qualità, su un'adeguata assistenza sanitaria e su un agevole accesso alle cure.
Negli ultimi anni si è rafforzata l’attenzione delle Istituzioni, della classe medica e della ricerca pubblica e privata per non lasciare (CLICCA QUI PER VEDERE LO SPOT)
Etichette: Appelli, Tutt'altro
lunedì, febbraio 25, 2008
Africom, sarà per un'altra volta
Con qualche giorno di ritardo, vi segnalo questo articolo di Matteo Fagotto su Peacereporter: i Paesi africani rifiutano di ospitare il nuovo comando militare Usa, la base rimane in Germania e il viaggio di Bush evita accuratamente i punti di crisi del continente.
Non è bastato neanche il successo della visita del presidente George W. Bush, impegnato in un tour di una settimana in cinque stati africani, per far cambiare idea al continente su Africom. A causa delle resistenze degli stati africani, infatti, il comando militare statunitense, creato nello scorso ottobre, farà base a Stoccarda, in Germania. Nessuna nuova base americana sarà installata in Africa: troppe le diffidenze sul ruolo attuale degli Stati Uniti nel mondo e sui reali compiti della missione, secondo i capi di stato africani. Una differenza di vedute che Washington imputa a una semplice mancanza di comunicazione.
(continua)
Non è bastato neanche il successo della visita del presidente George W. Bush, impegnato in un tour di una settimana in cinque stati africani, per far cambiare idea al continente su Africom. A causa delle resistenze degli stati africani, infatti, il comando militare statunitense, creato nello scorso ottobre, farà base a Stoccarda, in Germania. Nessuna nuova base americana sarà installata in Africa: troppe le diffidenze sul ruolo attuale degli Stati Uniti nel mondo e sui reali compiti della missione, secondo i capi di stato africani. Una differenza di vedute che Washington imputa a una semplice mancanza di comunicazione.
(continua)
Etichette: Africa, Peacereporter
Coppa d'Africa: alla Costa d'Avorio l'edizione "bis" del 2009
La Costa d'Avorio batte la concorrenza di Egitto e Sudan e si aggiudica l'organizzazione della Coppa d'Africa per nazioni riservata solo a giocatori che militano nel continente africano (evento di cui, confesso, ignoravo l'esistenza).
Dal 22 febbraio all'8 marzo 2009, questa Coppa bis seguirà l'edizione 2008 appena conclusa in Ghana con la vittoria dell'Egitto.
(Fonte: Gazzetta.it)
Dal 22 febbraio all'8 marzo 2009, questa Coppa bis seguirà l'edizione 2008 appena conclusa in Ghana con la vittoria dell'Egitto.
(Fonte: Gazzetta.it)
Etichette: Brevi, Coppa d'Africa
giovedì, febbraio 21, 2008
Chiudiamo con Sortino
L'ormai famosissima ex "Iena" Alessandro Sortino vorrebbe giustamente chiudere una volta per tutte quest'assurda faccenda dello "scontro" con Elio Mastella (e come dargli torto?).
Allora, riporto l'articolo-intervista che mi ha pubblicato ieri il Manifesto (resterà online solo una settimana, nel sito del quotidiano), poi dimenticherò di aver anche solo sentito parlare della famiglia Mastella, promesso.. In effetti, è passato più di un mese dal "giorno di Ceppaloni", ma non è mai troppo tardi per l'informazione corretta.
O sì?
Tv, un metalmeccanico troppo raccomandato
Questa è la storia di un'invasione silenziosa ma non per questo meno cruenta: Ceppaloni alla conquista dell'Italia. Qualcuno ha cercato di far credere che si trattasse dello «scontro tra due ragazzi, tra due mondi». Tra due raccomandati. In fondo, è quello che tutti abbiamo potuto vedere, nel servizio che mandò in onda Sky: Elio Mastella, il figlio del «boss», ha rimesso al suo posto l'ormai ex Iena Alessandro Sortino, ricordandogli che lui, povero metalmeccanico, campa con «1800 euro al mese», mentre l'inviato Mediaset, figlio di un pezzo grosso nel campo dei media, non può permettersi di dargli lezioni di vita. Ma, come ha scritto qualcuno, l'evidenza dei fatti dimostra solo i fatti evidenti. E ciò che abbiamo visto e letto nei giorni scorsi, a un'analisi appena meno superficiale, si dimostra lacunoso, impreciso, se non addirittura falso, chiamando in campo per l'ennesima volta il servilismo dei media nei confronti dei padroni.
Tanto per cominciare, come scrive Peter Gomez, dovremmo essere tutti grati a Sortino. Stava facendo il suo lavoro e può diventare pericoloso creare dei martiri, degli eroi, da una parte e dall'altra. Forse non sarà possibile dimostrare che il figlio di Sebastiano Sortino, direttore della Commissione per i servizi e i prodotti dell'Agcom e direttore generale della Federazione italiana editori giornali, sia davvero un «self made man» e non un «figlio di papà», come insinuato dal metalmeccanico di Ceppaloni. Quello che si può fare, però, è chiarire che, se viene dato per scontato che Alessandro Sortino sia un raccomandato solo a causa del suo albero genealogico, forse il potere della famiglia Mastella ha messo radici al di fuori del territorio in cui è sempre stato invincibile. Forse l'Italia è già una provincia di Ceppalonia, dove il semplice fatto di non approfittare dei vincoli familiari rappresenta un orrendo crimine contro la morale ed è inammissibile anche solo l'idea di concedere una possibilità a chi potrebbe essere stato raccomandato e, magari, non lo è.
Ma andiamo con ordine. È importante conoscere il protagonista di questa vicenda kafkiana. Sortino entra a Radio Capital nel 1998, cioè sette anni prima che suo padre vada all'Agcom. Davide Parenti lo chiama alle Iene nel 2000. È un raccomandato?. Se lo fosse, sarebbe più logico aspettarsi di vederlo nella redazione di uno dei grandi quotidiani nazionali, ma concediamo ancora il beneficio del dubbio ai ceppalonici.
Il già più volte citato genitore Sortino, dal '77 direttore generale della Fieg e consigliere Cnel, esperto di antitrust e tetti pubblicitari tv, non è esattamente un «amico» del monopolio Mediaset e Confalonieri non fa mistero della reciproca «non simpatia» (il suo lavoro consiste nell'impedire alle reti di Berlusconi di fagocitare tutta la pubblicità, a scapito della carta stampata). Alessandro, fa carriera nonostante il padre e il padre la fa nonostante Mediaset. Dopo gli esordi a Vita, giornale del terzo settore, più di dieci anni fa, passò a intervistare gli spettatori all'uscita dei cinema romani. Da quegli inizi «dorati» allo scontro con la famiglia Mastella, Sortino ha lavorato con molte persone; alcune, lo hanno accompagnato nell'ultimo decennio, da Parenti a Mentana. Sembra che tutti rimpiangano il suo lavoro. Parenti ha ribadito che, fosse per lui, «Alessandro lavorerebbe ancora alle Iene. Dobbiamo renderci conto che nessuno è mai completamente libero, tutti, prima o poi, abbiamo subìto una censura. Andiamo avanti, che possiamo fare? È il nostro lavoro. Alessandro è sempre stato un rompicoglioni anche con noi... Ci stiamo ancora leccando le ferite, pensando di averlo perso. Sono sicuro che tra non molto lo vedremo in televisione con un suo programma di successo».
Enrico Mentana, che con lui ha lavorato a Matrix, lo conosce meno, ma abbastanza per dire che «raccomandato non lo è di sicuro, ha sempre parlato attraverso il suo lavoro. Capisco che per Elio Mastella la situazione non sia delle migliori, ma deve farsene una ragione: siamo tutti figli di qualcuno e da quello dobbiamo partire». E via di questo passo, con Filippo Roma, suo collega alle Iene e vecchio amico, con cui ha firmato la sceneggiatura di un corto diretto da Monicelli; Fausto Brizzi, regista di Notte prima degli esami, che lo conosce da anni e che con lui ha condiviso la passione per il cinema. E Giampaolo Roidi, oggi direttore di Metro, allora capo della redazione romana di Vita, che lo portò con sé alla Stampa. Lorenzo Maiello, «capo» delle iene romane. Tutti pronti a giurare sull'onestà dell'ex collega. Come premesso, questo non basta a garantirne la correttezza, ma dovrebbe aver inquadrato il personaggio. Una volta chiarito che Sortino possa aver fatto strada con le proprie forze (Parenti: «Un raccomandato non avrebbe un contratto in esclusiva, con uno 'stipendio' fisso? Lui guadagna solo se lavora...»), torniamo ad analizzare i fatti di Ceppaloni.
L'inviato delle Iene si è presentato a casa Mastella con l'ormai famosissimo sacchetto di arance. Che Elio Mastella, nonostante le molte ricostruzioni «inesatte» di questi giorni, non ha mai visto. Il suo attacco è comprensibile, come conseguenza di un momento di «forte stress». Ma lui, il rampollo, non nega mai di essere parte del clan. Cerca solo di deviare l'attenzione dall'unica domanda di Sortino, quella a proposito della casa. Quale casa? Il sottopagato Elio Mastella, con il suo mai abbastanza sottolineato stipendio da 1800 euro (percepito come dipendente Selex, gruppo Finmeccanica), riesce a pagare, insieme al fratello Pellegrino, una rata (fantascientifica) di 6700 euro per il mutuo acceso per uno dei sei appartamenti che la sua famiglia ha acquistato a prezzi stracciati nel centro di Roma. L'appartamento ex-Inail, in largo Arenula, ospita Il Campanile ed è di proprietà di una società intestata all'ex tesoriere Tancredi Cimmino e al segretario Mastella, poi girata - in parti uguali - ai due eredi. Nonostante il valore dell'immobile si aggiri intorno ai 2,4 milioni, i ragazzi Mastella se lo aggiudicano per 1,45 milioni, grazie a un mutuo di 1,1 milioni con rata mensile, come detto, di 6700 euro. Come lo pagano? Con i soldi ricavati dall'affitto versato dall'Udeur, 6500 euro mensili, il doppio di quello pagato all'Inail. Come l'hanno garantito? Con due dei quattro appartamenti comprati in contanti (due da Elio, due da Pellegrino) in lungotevere Flaminio.
Il giovane metalmeccanico possiede quindi un intero terzo piano comprato per soli 200mila euro, mezzo mega-appartamento in largo Arenula e un altro da 67mila euro. Cioè una parte del patrimonio immobiliare del clan Mastella/Udeur/Il Campanile. È come scoprire l'acqua calda, ma il vero problema, per i vertici Mediaset, non potrebbe essere stata proprio la curiosità di Sortino sugli illeciti di un politico che, con tre soli senatori, fa di tutto per favorire il ritorno al potere del proprietario della stessa azienda televisiva? Non sarebbe stato carino permettere a una Iena di parlare di consulenze, voli, contratti, benzina e case, persino torroncini e panettoni, pagati dal giornale Udeur e usati da Mastella & C., grazie anche ai fondi pubblici...
L'etica di Ceppaloni ha vinto e così tutti siamo ricattabili
Non dev'essere facile scontrarsi con il clan dei Mastella, anche se nella persona di un metalmeccanico. Alessandro Sortino, ex Iena, ex collaboratore di Mediaset, lo ha sperimentato in proprio: per lui, l'ultimo viaggio a Ceppaloni, ha significato una vita nuova, lontano dal programma che lo ha reso noto al pubblico. Alessandro, cos'è successo a Ceppaloni?
A Ceppaloni sono finito in un incubo mediatico: quando sono arrivato, Mastella padre e Mastella figlio erano appena usciti di casa con un preciso obiettivo: presentarsi al mondo come vittime innocenti di uno sciacallaggio mediatico e giudiziario. I giornalisti presenti facevano loro da coro greco, da amplificatore. La iena con le arance è diventata il simbolo della categoria degli accusatori su cui ribaltare le accuse.
Ma è tutto finto: Mastella non è una vittima e le Iene non erano lì per speculare sull'arresto della moglie. Eravamo lì per dire: l'arresto è una misura assurda perché rende tutto più complicato, impedisce di chiedere conto, politicamente, dei comportamenti eticamente indifendibili. Comunque: le arance vista l'ariaccia non le ho nemmeno mostrate ai Mastella, sulla carriera del figlio non ho detto mai nulla, al contrario ho fatto qualche domanda sul patrimonio immobiliare familiare, domande che non sono andate in onda.
Ti hanno censurato, insomma...
Sì. È capitato che Mediaset ci chiedesse di modificare un pezzo, spesso sotto l'impulso dell'ufficio legale; noi non abbiamo mai tenuto un atteggiamento da duri e puri. Questa volta, però, nessuno mi ha interpellato e non mi sono state proposte modifiche: hanno semplicemente detto che il pezzo non doveva andare in onda, dopo che i miei capi, invece, lo avevano approvato e annunciato anche ai giornali.
Davide Parenti ti ha difeso?
Ha difeso me fino in fondo, ma ha anche dovuto difendere il programma e tutti quelli che ci lavorano. Per questo è andato in onda lo stesso. Sai come si dice: show must go on.
Non credi che avresti potuto continuare con le «Iene», per dimostrare il tuo valore «sul campo»?Mediaset aveva due valori sul tavolo: la dignità e la libertà di un suo collaboratore storico, e il rapporto con un politico influente. Ha scelto il secondo. Era inevitabile? Forse sì. Ma ci sono rimasto male lo stesso.
Come stai vivendo questa situazione?
Male. Mi ha colpito leggere come hanno modificato il mio profilo su Wikipedia: ora c'è scritto «figlio di Sebastiano Sortino». Ho provato a dimostrare di non essere raccomandato, di aver fatto una carriera rocambolesca, senza mai avere una scrivania o un posto fisso. Ma è inutile: ha vinto l'etica ceppalonesca, per cui tutti devono essere ricattabili perché si comportano come i Mastella: se hai un cognome, lo usi, nessuno è disposto a credere il contrario. Mi ribello a questa concezione, e lo faccio da cattolico, da cristiano: la famiglia è importante per far crescere i bambini, non per passarsi i privilegi per via ereditaria, a scapito dei figli di nessuno.
E adesso, che farai?
Lavoro per la Magnolia, a La7, come autore di Exit. Sto preparando un programma di inchiesta, di cui è già andata in onda la puntata pilota, si chiama «Malpelo». Cerco di interpretare quello che mi accade come un segno: se vieni infangato e diffamato su ciò a cui tieni di più, l'orgoglio di avercela fatta da solo, vuol dire che è sbagliato l'orgoglio. Bisogna puntare sulla qualità del lavoro, lasciando perdere se stessi.
Allora, riporto l'articolo-intervista che mi ha pubblicato ieri il Manifesto (resterà online solo una settimana, nel sito del quotidiano), poi dimenticherò di aver anche solo sentito parlare della famiglia Mastella, promesso.. In effetti, è passato più di un mese dal "giorno di Ceppaloni", ma non è mai troppo tardi per l'informazione corretta.
O sì?
Tv, un metalmeccanico troppo raccomandato
Questa è la storia di un'invasione silenziosa ma non per questo meno cruenta: Ceppaloni alla conquista dell'Italia. Qualcuno ha cercato di far credere che si trattasse dello «scontro tra due ragazzi, tra due mondi». Tra due raccomandati. In fondo, è quello che tutti abbiamo potuto vedere, nel servizio che mandò in onda Sky: Elio Mastella, il figlio del «boss», ha rimesso al suo posto l'ormai ex Iena Alessandro Sortino, ricordandogli che lui, povero metalmeccanico, campa con «1800 euro al mese», mentre l'inviato Mediaset, figlio di un pezzo grosso nel campo dei media, non può permettersi di dargli lezioni di vita. Ma, come ha scritto qualcuno, l'evidenza dei fatti dimostra solo i fatti evidenti. E ciò che abbiamo visto e letto nei giorni scorsi, a un'analisi appena meno superficiale, si dimostra lacunoso, impreciso, se non addirittura falso, chiamando in campo per l'ennesima volta il servilismo dei media nei confronti dei padroni.
Tanto per cominciare, come scrive Peter Gomez, dovremmo essere tutti grati a Sortino. Stava facendo il suo lavoro e può diventare pericoloso creare dei martiri, degli eroi, da una parte e dall'altra. Forse non sarà possibile dimostrare che il figlio di Sebastiano Sortino, direttore della Commissione per i servizi e i prodotti dell'Agcom e direttore generale della Federazione italiana editori giornali, sia davvero un «self made man» e non un «figlio di papà», come insinuato dal metalmeccanico di Ceppaloni. Quello che si può fare, però, è chiarire che, se viene dato per scontato che Alessandro Sortino sia un raccomandato solo a causa del suo albero genealogico, forse il potere della famiglia Mastella ha messo radici al di fuori del territorio in cui è sempre stato invincibile. Forse l'Italia è già una provincia di Ceppalonia, dove il semplice fatto di non approfittare dei vincoli familiari rappresenta un orrendo crimine contro la morale ed è inammissibile anche solo l'idea di concedere una possibilità a chi potrebbe essere stato raccomandato e, magari, non lo è.
Ma andiamo con ordine. È importante conoscere il protagonista di questa vicenda kafkiana. Sortino entra a Radio Capital nel 1998, cioè sette anni prima che suo padre vada all'Agcom. Davide Parenti lo chiama alle Iene nel 2000. È un raccomandato?. Se lo fosse, sarebbe più logico aspettarsi di vederlo nella redazione di uno dei grandi quotidiani nazionali, ma concediamo ancora il beneficio del dubbio ai ceppalonici.
Il già più volte citato genitore Sortino, dal '77 direttore generale della Fieg e consigliere Cnel, esperto di antitrust e tetti pubblicitari tv, non è esattamente un «amico» del monopolio Mediaset e Confalonieri non fa mistero della reciproca «non simpatia» (il suo lavoro consiste nell'impedire alle reti di Berlusconi di fagocitare tutta la pubblicità, a scapito della carta stampata). Alessandro, fa carriera nonostante il padre e il padre la fa nonostante Mediaset. Dopo gli esordi a Vita, giornale del terzo settore, più di dieci anni fa, passò a intervistare gli spettatori all'uscita dei cinema romani. Da quegli inizi «dorati» allo scontro con la famiglia Mastella, Sortino ha lavorato con molte persone; alcune, lo hanno accompagnato nell'ultimo decennio, da Parenti a Mentana. Sembra che tutti rimpiangano il suo lavoro. Parenti ha ribadito che, fosse per lui, «Alessandro lavorerebbe ancora alle Iene. Dobbiamo renderci conto che nessuno è mai completamente libero, tutti, prima o poi, abbiamo subìto una censura. Andiamo avanti, che possiamo fare? È il nostro lavoro. Alessandro è sempre stato un rompicoglioni anche con noi... Ci stiamo ancora leccando le ferite, pensando di averlo perso. Sono sicuro che tra non molto lo vedremo in televisione con un suo programma di successo».
Enrico Mentana, che con lui ha lavorato a Matrix, lo conosce meno, ma abbastanza per dire che «raccomandato non lo è di sicuro, ha sempre parlato attraverso il suo lavoro. Capisco che per Elio Mastella la situazione non sia delle migliori, ma deve farsene una ragione: siamo tutti figli di qualcuno e da quello dobbiamo partire». E via di questo passo, con Filippo Roma, suo collega alle Iene e vecchio amico, con cui ha firmato la sceneggiatura di un corto diretto da Monicelli; Fausto Brizzi, regista di Notte prima degli esami, che lo conosce da anni e che con lui ha condiviso la passione per il cinema. E Giampaolo Roidi, oggi direttore di Metro, allora capo della redazione romana di Vita, che lo portò con sé alla Stampa. Lorenzo Maiello, «capo» delle iene romane. Tutti pronti a giurare sull'onestà dell'ex collega. Come premesso, questo non basta a garantirne la correttezza, ma dovrebbe aver inquadrato il personaggio. Una volta chiarito che Sortino possa aver fatto strada con le proprie forze (Parenti: «Un raccomandato non avrebbe un contratto in esclusiva, con uno 'stipendio' fisso? Lui guadagna solo se lavora...»), torniamo ad analizzare i fatti di Ceppaloni.
L'inviato delle Iene si è presentato a casa Mastella con l'ormai famosissimo sacchetto di arance. Che Elio Mastella, nonostante le molte ricostruzioni «inesatte» di questi giorni, non ha mai visto. Il suo attacco è comprensibile, come conseguenza di un momento di «forte stress». Ma lui, il rampollo, non nega mai di essere parte del clan. Cerca solo di deviare l'attenzione dall'unica domanda di Sortino, quella a proposito della casa. Quale casa? Il sottopagato Elio Mastella, con il suo mai abbastanza sottolineato stipendio da 1800 euro (percepito come dipendente Selex, gruppo Finmeccanica), riesce a pagare, insieme al fratello Pellegrino, una rata (fantascientifica) di 6700 euro per il mutuo acceso per uno dei sei appartamenti che la sua famiglia ha acquistato a prezzi stracciati nel centro di Roma. L'appartamento ex-Inail, in largo Arenula, ospita Il Campanile ed è di proprietà di una società intestata all'ex tesoriere Tancredi Cimmino e al segretario Mastella, poi girata - in parti uguali - ai due eredi. Nonostante il valore dell'immobile si aggiri intorno ai 2,4 milioni, i ragazzi Mastella se lo aggiudicano per 1,45 milioni, grazie a un mutuo di 1,1 milioni con rata mensile, come detto, di 6700 euro. Come lo pagano? Con i soldi ricavati dall'affitto versato dall'Udeur, 6500 euro mensili, il doppio di quello pagato all'Inail. Come l'hanno garantito? Con due dei quattro appartamenti comprati in contanti (due da Elio, due da Pellegrino) in lungotevere Flaminio.
Il giovane metalmeccanico possiede quindi un intero terzo piano comprato per soli 200mila euro, mezzo mega-appartamento in largo Arenula e un altro da 67mila euro. Cioè una parte del patrimonio immobiliare del clan Mastella/Udeur/Il Campanile. È come scoprire l'acqua calda, ma il vero problema, per i vertici Mediaset, non potrebbe essere stata proprio la curiosità di Sortino sugli illeciti di un politico che, con tre soli senatori, fa di tutto per favorire il ritorno al potere del proprietario della stessa azienda televisiva? Non sarebbe stato carino permettere a una Iena di parlare di consulenze, voli, contratti, benzina e case, persino torroncini e panettoni, pagati dal giornale Udeur e usati da Mastella & C., grazie anche ai fondi pubblici...
L'etica di Ceppaloni ha vinto e così tutti siamo ricattabili
Non dev'essere facile scontrarsi con il clan dei Mastella, anche se nella persona di un metalmeccanico. Alessandro Sortino, ex Iena, ex collaboratore di Mediaset, lo ha sperimentato in proprio: per lui, l'ultimo viaggio a Ceppaloni, ha significato una vita nuova, lontano dal programma che lo ha reso noto al pubblico. Alessandro, cos'è successo a Ceppaloni?
A Ceppaloni sono finito in un incubo mediatico: quando sono arrivato, Mastella padre e Mastella figlio erano appena usciti di casa con un preciso obiettivo: presentarsi al mondo come vittime innocenti di uno sciacallaggio mediatico e giudiziario. I giornalisti presenti facevano loro da coro greco, da amplificatore. La iena con le arance è diventata il simbolo della categoria degli accusatori su cui ribaltare le accuse.
Ma è tutto finto: Mastella non è una vittima e le Iene non erano lì per speculare sull'arresto della moglie. Eravamo lì per dire: l'arresto è una misura assurda perché rende tutto più complicato, impedisce di chiedere conto, politicamente, dei comportamenti eticamente indifendibili. Comunque: le arance vista l'ariaccia non le ho nemmeno mostrate ai Mastella, sulla carriera del figlio non ho detto mai nulla, al contrario ho fatto qualche domanda sul patrimonio immobiliare familiare, domande che non sono andate in onda.
Ti hanno censurato, insomma...
Sì. È capitato che Mediaset ci chiedesse di modificare un pezzo, spesso sotto l'impulso dell'ufficio legale; noi non abbiamo mai tenuto un atteggiamento da duri e puri. Questa volta, però, nessuno mi ha interpellato e non mi sono state proposte modifiche: hanno semplicemente detto che il pezzo non doveva andare in onda, dopo che i miei capi, invece, lo avevano approvato e annunciato anche ai giornali.
Davide Parenti ti ha difeso?
Ha difeso me fino in fondo, ma ha anche dovuto difendere il programma e tutti quelli che ci lavorano. Per questo è andato in onda lo stesso. Sai come si dice: show must go on.
Non credi che avresti potuto continuare con le «Iene», per dimostrare il tuo valore «sul campo»?Mediaset aveva due valori sul tavolo: la dignità e la libertà di un suo collaboratore storico, e il rapporto con un politico influente. Ha scelto il secondo. Era inevitabile? Forse sì. Ma ci sono rimasto male lo stesso.
Come stai vivendo questa situazione?
Male. Mi ha colpito leggere come hanno modificato il mio profilo su Wikipedia: ora c'è scritto «figlio di Sebastiano Sortino». Ho provato a dimostrare di non essere raccomandato, di aver fatto una carriera rocambolesca, senza mai avere una scrivania o un posto fisso. Ma è inutile: ha vinto l'etica ceppalonesca, per cui tutti devono essere ricattabili perché si comportano come i Mastella: se hai un cognome, lo usi, nessuno è disposto a credere il contrario. Mi ribello a questa concezione, e lo faccio da cattolico, da cristiano: la famiglia è importante per far crescere i bambini, non per passarsi i privilegi per via ereditaria, a scapito dei figli di nessuno.
E adesso, che farai?
Lavoro per la Magnolia, a La7, come autore di Exit. Sto preparando un programma di inchiesta, di cui è già andata in onda la puntata pilota, si chiama «Malpelo». Cerco di interpretare quello che mi accade come un segno: se vieni infangato e diffamato su ciò a cui tieni di più, l'orgoglio di avercela fatta da solo, vuol dire che è sbagliato l'orgoglio. Bisogna puntare sulla qualità del lavoro, lasciando perdere se stessi.
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Berti se ne va e gli elefanti triplicano
Sì, Berti Vogts lascia -finalmente- la panchina della nazionale nigeriana e il ministro congolese dell'economia forestiera, Henri Djombo (Fonte: Cacao),
annuncia che, dal 1980, il numero di pachidermi che popolano i territori del Congo Brazzaville è triplicato, passando da 10.800 unità a più di 30.000.
Non che ci siano legami tra i due fatti, ma mi sembrano entrambe ottime notizie.
annuncia che, dal 1980, il numero di pachidermi che popolano i territori del Congo Brazzaville è triplicato, passando da 10.800 unità a più di 30.000.
Non che ci siano legami tra i due fatti, ma mi sembrano entrambe ottime notizie.
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venerdì, febbraio 15, 2008
Il tempismo della politica
(Immagine: M&Gonline)Pochi giorni fa, Charles Nqakula, ministro della Sicurezza ha proprosto -tra gli applausi dei parlamentari- lo smantellamento dell'unità anticrimine d'elite "Scorpions" e i vertici della politica sudafricana devono ora affrontare la prevedibile polemica "di ritorno".
Istituita nel 1999 da Mbeki per combattere i casi di corruzione d'alto livello, l'unità non fa capo alle forze di polizia ma alla Procura nazionale (Npa) che, a sua volta, risponde al ministero della Giustizia. Nonostante i molti successi nella lotta contro il crimine organizzato, gli Scorpions hanno perso "consensi" dopo aver posto sotto inchiesta Jackie Selebi, capo della polizia nazionale in congedo prolungato ed ex-presidente dell'Interpol, e, soprattutto, Jacob Zuma, presidente del partito al governo (ANC), da tempo dato per favorito alla successione di Mbeki anche alla guida del Paese nonostante i procedimenti a suo carico per l' accusa di avere accettato tangenti da una multinazionale militare. Il consulente finanziario di Zuma, Shabir Shaik, ha già subito una condanna a 15 anni di carcere per frode e corruzione; Zuma ad agosto dovrebbe essere processato per frode e corruzione dopo un precedente procedimento conclusosi con l'archiviazione per insufficienza di prove, ma lo scioglimento degli Scorpions potrebbe costituire un duro colpo per l'accusa.
Eh, il tempismo è tutto, nella vita.
(Sudafrica 2010 - GQonline, clicca qui per leggere anche i commenti)
Istituita nel 1999 da Mbeki per combattere i casi di corruzione d'alto livello, l'unità non fa capo alle forze di polizia ma alla Procura nazionale (Npa) che, a sua volta, risponde al ministero della Giustizia. Nonostante i molti successi nella lotta contro il crimine organizzato, gli Scorpions hanno perso "consensi" dopo aver posto sotto inchiesta Jackie Selebi, capo della polizia nazionale in congedo prolungato ed ex-presidente dell'Interpol, e, soprattutto, Jacob Zuma, presidente del partito al governo (ANC), da tempo dato per favorito alla successione di Mbeki anche alla guida del Paese nonostante i procedimenti a suo carico per l' accusa di avere accettato tangenti da una multinazionale militare. Il consulente finanziario di Zuma, Shabir Shaik, ha già subito una condanna a 15 anni di carcere per frode e corruzione; Zuma ad agosto dovrebbe essere processato per frode e corruzione dopo un precedente procedimento conclusosi con l'archiviazione per insufficienza di prove, ma lo scioglimento degli Scorpions potrebbe costituire un duro colpo per l'accusa.
Eh, il tempismo è tutto, nella vita.
(Sudafrica 2010 - GQonline, clicca qui per leggere anche i commenti)
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domenica, febbraio 10, 2008
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Qualificazioni asiatiche: esordio ok per le grandi
Le qualificazioni asiatiche ai mondiali 2010 si aprono all’insegna delle conferme: vincono tutte le grandi, ma il big match del giorno tra Iraq e Cina si conclude in parità.
A Dubai i campioni d’Asia, dopo un primo tempo incolore, sciupano il vantaggio realizzato al 50′ su rigore da Taher e si fanno raggiungere 15 minuti dopo da Zheng Zhi. La Cina ha la chance del colpaccio quando Nashat Akram, al centro di un caso diplomatico per non aver ricevuto il permesso di giocare nel Manchester City di Eriksson, viene espulso, ma in 10 contro 11 gli uomini di Olsen, già privi di capitan Mahmoud per l’infortunio occorsogli al 6′, resistono strenuamente.
Il gruppo 1 è guidato dall’Australia, da quest’anno nella zona asiatica, che batte con un sonoro 3-0 i malcapitati del Qatar. A Melbourne la pratica viene sbrigata nel primo tempo, grazie alle reti di Kennedy, Cahill e dell’italo-australiano ora in forza al Carlton Mark Bresciano.
Nel gruppo 2 vita facile per il Giappone, che travolge 4-1 la Thailandia, mentre il Bahrain strappa in Oman un prezioso 1-0 che potrebbe contribuire a concretizzare il suo sogno mondiale, sfumato due anni fa nei playoff contro Trinidad e Tobago.
Nessun margine di speranza, invece, per Turkmenistan e Giordania, regolate dal duo coreano, ora appaiato in cima alla classifica del gruppo 3. A Seul la Corea del Sud strapazza gli ospiti (foto: i festeggiamenti della tifoseria sudcoreana) con un 4-0 firmato tra gli altri dal tandem “inglese” Park Ji Sung (Manchester United) e Seol Ki Hyeon (Fulham, doppietta per lui). Più sofferta la vittoria della Corea del Nord, che ad Amman vince “solo” 1-0, grazie al gol realizzato sul finire del primo tempo da Hong.
Nel gruppo 5 il pareggio a reti inviolate tra Iran e Siria lascia il campo libero agli Emirati Arabi Uniti, che si abbarbicano in vetta in virtù del 2-0 rifilato al modesto Kuwait. Uzbekistan e Arabia Saudita guidano invece il gruppo 4: entrambe hanno infatti centrato i tre punti rispettivamente contro Libano (1-0 in trasferta) e Singapore (2-0). Ma ecco il quadro completo dei risultati:
Gruppo 1: Australia, Cina, Iraq, Qatar
Australia-Qatar 3-0
Iraq-Cina 1-1
Classifica: Australia 3; Iraq e Cina 1; Qatar 0
Gruppo 2: Giappone, Bahrain, Oman, Thailandia
Giappone-Thailandia 4-1
Oman-Bahrain 0-1
Classifica: Giappone e Bahrain 3: Thailandia e Oman 0
Gruppo 3: Corea del Sud, Corea del Nord, Giordania, Turkmenistan
Corea del Sud-Turkmenistan 4-0
Giordania-Corea del Nord 0-1
Classifica: Corea del Nord e Corea del Sud 3; Turkmenistan e Giordania 0
Gruppo 4: Arabia Saudita, Uzbekistan, Libano, Singapore
Libano-Uzbekistan 0-1
Gruppo 5: Iran, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Siria.
Emirati Arabi Uniti-Kuwait 2-0
Iran-Siria 0-0
Classifica: Emirati Arabi Uniti 3; Iran e Siria 1; Kuwait 0
Graziana Urso
(http://sudafrica10.wordpress.com/)
A Dubai i campioni d’Asia, dopo un primo tempo incolore, sciupano il vantaggio realizzato al 50′ su rigore da Taher e si fanno raggiungere 15 minuti dopo da Zheng Zhi. La Cina ha la chance del colpaccio quando Nashat Akram, al centro di un caso diplomatico per non aver ricevuto il permesso di giocare nel Manchester City di Eriksson, viene espulso, ma in 10 contro 11 gli uomini di Olsen, già privi di capitan Mahmoud per l’infortunio occorsogli al 6′, resistono strenuamente.
Il gruppo 1 è guidato dall’Australia, da quest’anno nella zona asiatica, che batte con un sonoro 3-0 i malcapitati del Qatar. A Melbourne la pratica viene sbrigata nel primo tempo, grazie alle reti di Kennedy, Cahill e dell’italo-australiano ora in forza al Carlton Mark Bresciano.
Nel gruppo 2 vita facile per il Giappone, che travolge 4-1 la Thailandia, mentre il Bahrain strappa in Oman un prezioso 1-0 che potrebbe contribuire a concretizzare il suo sogno mondiale, sfumato due anni fa nei playoff contro Trinidad e Tobago.
Nessun margine di speranza, invece, per Turkmenistan e Giordania, regolate dal duo coreano, ora appaiato in cima alla classifica del gruppo 3. A Seul la Corea del Sud strapazza gli ospiti (foto: i festeggiamenti della tifoseria sudcoreana) con un 4-0 firmato tra gli altri dal tandem “inglese” Park Ji Sung (Manchester United) e Seol Ki Hyeon (Fulham, doppietta per lui). Più sofferta la vittoria della Corea del Nord, che ad Amman vince “solo” 1-0, grazie al gol realizzato sul finire del primo tempo da Hong.
Nel gruppo 5 il pareggio a reti inviolate tra Iran e Siria lascia il campo libero agli Emirati Arabi Uniti, che si abbarbicano in vetta in virtù del 2-0 rifilato al modesto Kuwait. Uzbekistan e Arabia Saudita guidano invece il gruppo 4: entrambe hanno infatti centrato i tre punti rispettivamente contro Libano (1-0 in trasferta) e Singapore (2-0). Ma ecco il quadro completo dei risultati:
Gruppo 1: Australia, Cina, Iraq, Qatar
Australia-Qatar 3-0
Iraq-Cina 1-1
Classifica: Australia 3; Iraq e Cina 1; Qatar 0
Gruppo 2: Giappone, Bahrain, Oman, Thailandia
Giappone-Thailandia 4-1
Oman-Bahrain 0-1
Classifica: Giappone e Bahrain 3: Thailandia e Oman 0
Gruppo 3: Corea del Sud, Corea del Nord, Giordania, Turkmenistan
Corea del Sud-Turkmenistan 4-0
Giordania-Corea del Nord 0-1
Classifica: Corea del Nord e Corea del Sud 3; Turkmenistan e Giordania 0
Gruppo 4: Arabia Saudita, Uzbekistan, Libano, Singapore
Libano-Uzbekistan 0-1
Gruppo 5: Iran, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Siria.
Emirati Arabi Uniti-Kuwait 2-0
Iran-Siria 0-0
Classifica: Emirati Arabi Uniti 3; Iran e Siria 1; Kuwait 0
Graziana Urso
(http://sudafrica10.wordpress.com/)
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