giovedì, settembre 11, 2008
La grande truffa asiatica
Altro copiaincolla, del sottoscritto, però (dal Manifesto di domenica 7/9):
Annunciato dalla rete come una sorta di anticristo del dio pallone, il libro Calcio Mafia (Rizzoli, 350 pg, • 18,50) dell'inglese Declan Hill (immagine) è un ottimo lavoro di ricerca e investigazione sul losco mondo delle scommesse che gravita attorno al calcio. Forse, però, non la bomba che molti temevano. Hill è un giornalista investigativo non nuovo alle inchieste ad alto rischio: per la televisione canadese ha realizzato documentari in Kosovo e in Iraq e ha lavorato nelle zone più calde di Kurdistan, Bolivia, India, Turchia e Messico. Anchorman di Cbc e Bbc, insegna a Oxford e ha raccolto numerosi premi, tra i quali l'Amnesty International Best Human Rights Documentary. L'uscita del libro ha fatto un po' di rumore ma neanche troppo se si considera che una delle ipotesi sostenute da Hill è che la Mafia asiatica abbia manipolato alcune partite dei Mondiali del 2006 per lucrare sul grande business delle scommesse, un giro d'affari che tra puntate legali e clandestine muove fino a 450
miliardi di dollari all'anno. Sotto accusa ci sono le seguenti gare: Italia-Ghana, Inghilterra-Ecuador, Brasile-Ghana, Italia-Ucraina. Secondo Hill, alcuni giocatori avrebbero accettato denaro per perdere partite comunque scontate nel pronostico dando garanzie ben precise sullo scarto di gol finale, permettendo vincite molto remunerative. L'invasione della mafia asiatica, partita dal quadrilatero d'oro Kuala Lumpur, Bangkok, Taiwan, Jakarta e paragonata a quella delle locuste, sarebbe inarrestabile. Dall'estremo oriente al resto del pianeta. Questo il risultato di anni di indagini sotto copertura tra i peggiori criminali del mondo. Dalla seconda categoria malese di cricket alla finale della Coppa del Mondo di calcio, non esisterebbe una sola gara, di nessuna disciplina, in nessun paese, al sicuro dalle trame del racket delle scommesse clandestine. La Bundesliga tedesca è un altro esempio del potere dei maneggioni orientali: il protagonista, qui, è un certo Bee Wah Um, malese, condannato dal tribunale di Francoforte a due anni e mezzo di carcere per aver manipolato dieci incontri in Germania e in Austria. Il 26 novembre 2005 puntò 2,8 milioni di euro sulla sconfitta del Kaiserslautern contro l'Hannover: finì 5-1 e lui incassò 2,2 milioni. Uscito di prigione in libertà vigilata, si è dato alla macchia e probabilmente è ancora lì che organizza puntate mirabolanti. Tifoso dell'Arsenal da quando aveva sei anni, Hill dice di amare ancora il calcio ma di non credere più a quello che vede. Ogni volta che guarda una partita, la prima cosa che si chiede è se sia stata aggiustata.
Le sue rivelazioni hanno fatto discutere. Può spiegarci come si manipolano le partite di un mondiale?
Nel maggio del 2006, ebbi modo di assistere a una strana riunione in un Kentucky Fried Chicken di Bangkok. Vi presero parte quattro persone: un thailandese ben conosciuto nel mondo delle scommesse, due cinesi e un uomo di colore, alto e atletico. Parlarono dei mondiali che sarebbero cominciati pochi giorni dopo e di alcune partite da aggiustare. Parlarono del Ghana, in particolar modo. Avevano un contatto con gli africani. Ogni giocatore, dissero, avrebbe guadagnato trentamila dollari collaborando con loro. Secondo le mie fonti i ghanesi coinvolti sarebbero poi stati otto. In ballo c'erano i risultati di alcune gare che i mafiosi conoscevano in anticipo. Truffe difficili da individuare: si corrompe la squadra più debole perché perda in modo più netto e nessuno si stupirà del risultato. Nel libro c'è una mia intervista al capitano del Ghana, Stephen Appiah, che nega di aver ricevuto denaro ma ammette di essere stato contattato da mediatori asiatici durante il ritiro tedesco. Tempo dopo, in Africa, individuai l'uomo di colore che avevo visto alla riunione di Bangkok, quello che i mafiosi avevano indicato come loro intermediario: era l'allenatore dell'Under 17 ghanese, Abukari Damba, che ha confermato di aver frequentato il ritiro della sua nazionale in Germania e che lì un faccendiere orientale avrebbe avvicinato la squadra proponendo di perdere una partita (ma in un'inetrvista al quotidiano Bild , Damba ha liquidato il libro di Hill come «una menzogna» e ha minacciato di adire le vie legali, ndr).
Tra le partite sospette lei indica ItaliaGhana e Italia-Ucraina: in entrambe gli azzurri vinsero con almeno due gol di scarto (2-0 la prima, 3-0 la seconda) come le avevano pronosticato i quattro di Bangkok. Però furono partite combattute, l'Ucraina colpì due legni e Zambrotta salvò un gol sulla linea...
Attenzione, su internet c'è stato troppo sensazionalismo attorno a queste anticipazioni. Quello che ho detto è che chi organizzava le scommesse sapeva in anticipo il risultato di alcune partite e me lo aveva comunicato. Guardai in tv Italia-Ghana e pensai che pur giocando bene, gli africani sembrava proprio non volessero segnare. Stessa cosa accadde in occasione di Brasile-Ghana finita 3-0. Potrebbe anche trattarsi di semplici coincidenze ma direi che è un'ottima opportunità per indagare a fondo.
In Italia abbiamo una certa dimestichezza con gli scandali: il calcio-scommesse nei primi anni ottanta, il Napoli di Maradona e la Camorra, Moggi e Calciopoli. Crede ci sia un legame con le mafie asiatiche?
Io mi sono concentrato su di loro, quella italiana non la conosco abbastanza bene. Dopo ave devastato le finanze e la credibilità di diversi campionati locali, da Singapore a Hong Kong, alla Malesia, gli scommettitori orientali si sono globalizzati, allargando la propria influenza ai campionati europei. Non escludo rapporti con Mafia e Camorra ma non ho certezze.
Le sue scoperte non sembrano aver smosso più di tanto il mondo del calcio. Eppure, potenzialmente, sono un terremoto.
Credo che il problema principale sia la paura che quasi tutti hanno quando si parla di corruzione nello sport. Nessuno vuole mai crederci davvero. Io non dico che sia tutto un imbroglio ma che lo sport oggi corre un enorme pericolo. E di sicuro non aiuta l'atteggiamento della maggior parte degli addetti ai lavori, di solito divisi a metà tra chi pensa che la corruzione sia una favola e chi, al contrario, è convinto che sia tutto marcio. In realtà, il problema esiste, è ancora circoscritto, ma esiste. Ed è lì che bisognerebbe colpire, per salvaguardare lo sport.
Si riferisce alla Fifa?
Mi piacerebbe che la Fifa e la Uefa costituissero delle apposite sezioni preposte alla lotta contro il fenomeno delle scommesse. In collaborazione con la polizia. E' l'unico modo per ottenere davvero qualcosa.
Eppure l'anno scorso l'Uefa chiuse un'inchiesta interna stabilendo che la mafia delle scommesse non rappresentava una minaccia per il calcio europeo. Lei sostiene invece che sia molto facile comprare giocatori o squadre di seconda fascia nei turni preliminari della Champions League.
Molti funzionari Uefa con cui ho parlato sanno di avere a che fare con qualcosa di letale per il calcio. Anche perché internet ha moltiplicato i fattori di rischio: nel bene e nel male, attraverso le scommesse la rete potrebbe rivoluzionare l'industria del calcio, come ha fatto con quella della musica.
Non è che tra i vertci del calcio mondiale c'è qualcuno «troppo vicino» agli interessi degli scommettitori asiatici?
No, credo che il problema sia una totale ignoranza della realtà. Non sono corrotti, solo non sanno cosa gli stia capitando intorno. In questo senso, il mio libro toglie loro ogni possibile alibi: adesso devono sapere per forza.
Solo una nota: nella "trascrizione", Hill è diventato inglese. Ovviamente, lui è canadese, mi scuso per il refuso.
Annunciato dalla rete come una sorta di anticristo del dio pallone, il libro Calcio Mafia (Rizzoli, 350 pg, • 18,50) dell'inglese Declan Hill (immagine) è un ottimo lavoro di ricerca e investigazione sul losco mondo delle scommesse che gravita attorno al calcio. Forse, però, non la bomba che molti temevano. Hill è un giornalista investigativo non nuovo alle inchieste ad alto rischio: per la televisione canadese ha realizzato documentari in Kosovo e in Iraq e ha lavorato nelle zone più calde di Kurdistan, Bolivia, India, Turchia e Messico. Anchorman di Cbc e Bbc, insegna a Oxford e ha raccolto numerosi premi, tra i quali l'Amnesty International Best Human Rights Documentary. L'uscita del libro ha fatto un po' di rumore ma neanche troppo se si considera che una delle ipotesi sostenute da Hill è che la Mafia asiatica abbia manipolato alcune partite dei Mondiali del 2006 per lucrare sul grande business delle scommesse, un giro d'affari che tra puntate legali e clandestine muove fino a 450
miliardi di dollari all'anno. Sotto accusa ci sono le seguenti gare: Italia-Ghana, Inghilterra-Ecuador, Brasile-Ghana, Italia-Ucraina. Secondo Hill, alcuni giocatori avrebbero accettato denaro per perdere partite comunque scontate nel pronostico dando garanzie ben precise sullo scarto di gol finale, permettendo vincite molto remunerative. L'invasione della mafia asiatica, partita dal quadrilatero d'oro Kuala Lumpur, Bangkok, Taiwan, Jakarta e paragonata a quella delle locuste, sarebbe inarrestabile. Dall'estremo oriente al resto del pianeta. Questo il risultato di anni di indagini sotto copertura tra i peggiori criminali del mondo. Dalla seconda categoria malese di cricket alla finale della Coppa del Mondo di calcio, non esisterebbe una sola gara, di nessuna disciplina, in nessun paese, al sicuro dalle trame del racket delle scommesse clandestine. La Bundesliga tedesca è un altro esempio del potere dei maneggioni orientali: il protagonista, qui, è un certo Bee Wah Um, malese, condannato dal tribunale di Francoforte a due anni e mezzo di carcere per aver manipolato dieci incontri in Germania e in Austria. Il 26 novembre 2005 puntò 2,8 milioni di euro sulla sconfitta del Kaiserslautern contro l'Hannover: finì 5-1 e lui incassò 2,2 milioni. Uscito di prigione in libertà vigilata, si è dato alla macchia e probabilmente è ancora lì che organizza puntate mirabolanti. Tifoso dell'Arsenal da quando aveva sei anni, Hill dice di amare ancora il calcio ma di non credere più a quello che vede. Ogni volta che guarda una partita, la prima cosa che si chiede è se sia stata aggiustata.
Le sue rivelazioni hanno fatto discutere. Può spiegarci come si manipolano le partite di un mondiale?
Nel maggio del 2006, ebbi modo di assistere a una strana riunione in un Kentucky Fried Chicken di Bangkok. Vi presero parte quattro persone: un thailandese ben conosciuto nel mondo delle scommesse, due cinesi e un uomo di colore, alto e atletico. Parlarono dei mondiali che sarebbero cominciati pochi giorni dopo e di alcune partite da aggiustare. Parlarono del Ghana, in particolar modo. Avevano un contatto con gli africani. Ogni giocatore, dissero, avrebbe guadagnato trentamila dollari collaborando con loro. Secondo le mie fonti i ghanesi coinvolti sarebbero poi stati otto. In ballo c'erano i risultati di alcune gare che i mafiosi conoscevano in anticipo. Truffe difficili da individuare: si corrompe la squadra più debole perché perda in modo più netto e nessuno si stupirà del risultato. Nel libro c'è una mia intervista al capitano del Ghana, Stephen Appiah, che nega di aver ricevuto denaro ma ammette di essere stato contattato da mediatori asiatici durante il ritiro tedesco. Tempo dopo, in Africa, individuai l'uomo di colore che avevo visto alla riunione di Bangkok, quello che i mafiosi avevano indicato come loro intermediario: era l'allenatore dell'Under 17 ghanese, Abukari Damba, che ha confermato di aver frequentato il ritiro della sua nazionale in Germania e che lì un faccendiere orientale avrebbe avvicinato la squadra proponendo di perdere una partita (ma in un'inetrvista al quotidiano Bild , Damba ha liquidato il libro di Hill come «una menzogna» e ha minacciato di adire le vie legali, ndr).
Tra le partite sospette lei indica ItaliaGhana e Italia-Ucraina: in entrambe gli azzurri vinsero con almeno due gol di scarto (2-0 la prima, 3-0 la seconda) come le avevano pronosticato i quattro di Bangkok. Però furono partite combattute, l'Ucraina colpì due legni e Zambrotta salvò un gol sulla linea...
Attenzione, su internet c'è stato troppo sensazionalismo attorno a queste anticipazioni. Quello che ho detto è che chi organizzava le scommesse sapeva in anticipo il risultato di alcune partite e me lo aveva comunicato. Guardai in tv Italia-Ghana e pensai che pur giocando bene, gli africani sembrava proprio non volessero segnare. Stessa cosa accadde in occasione di Brasile-Ghana finita 3-0. Potrebbe anche trattarsi di semplici coincidenze ma direi che è un'ottima opportunità per indagare a fondo.
In Italia abbiamo una certa dimestichezza con gli scandali: il calcio-scommesse nei primi anni ottanta, il Napoli di Maradona e la Camorra, Moggi e Calciopoli. Crede ci sia un legame con le mafie asiatiche?
Io mi sono concentrato su di loro, quella italiana non la conosco abbastanza bene. Dopo ave devastato le finanze e la credibilità di diversi campionati locali, da Singapore a Hong Kong, alla Malesia, gli scommettitori orientali si sono globalizzati, allargando la propria influenza ai campionati europei. Non escludo rapporti con Mafia e Camorra ma non ho certezze.
Le sue scoperte non sembrano aver smosso più di tanto il mondo del calcio. Eppure, potenzialmente, sono un terremoto.
Credo che il problema principale sia la paura che quasi tutti hanno quando si parla di corruzione nello sport. Nessuno vuole mai crederci davvero. Io non dico che sia tutto un imbroglio ma che lo sport oggi corre un enorme pericolo. E di sicuro non aiuta l'atteggiamento della maggior parte degli addetti ai lavori, di solito divisi a metà tra chi pensa che la corruzione sia una favola e chi, al contrario, è convinto che sia tutto marcio. In realtà, il problema esiste, è ancora circoscritto, ma esiste. Ed è lì che bisognerebbe colpire, per salvaguardare lo sport.
Si riferisce alla Fifa?
Mi piacerebbe che la Fifa e la Uefa costituissero delle apposite sezioni preposte alla lotta contro il fenomeno delle scommesse. In collaborazione con la polizia. E' l'unico modo per ottenere davvero qualcosa.
Eppure l'anno scorso l'Uefa chiuse un'inchiesta interna stabilendo che la mafia delle scommesse non rappresentava una minaccia per il calcio europeo. Lei sostiene invece che sia molto facile comprare giocatori o squadre di seconda fascia nei turni preliminari della Champions League.
Molti funzionari Uefa con cui ho parlato sanno di avere a che fare con qualcosa di letale per il calcio. Anche perché internet ha moltiplicato i fattori di rischio: nel bene e nel male, attraverso le scommesse la rete potrebbe rivoluzionare l'industria del calcio, come ha fatto con quella della musica.
Non è che tra i vertci del calcio mondiale c'è qualcuno «troppo vicino» agli interessi degli scommettitori asiatici?
No, credo che il problema sia una totale ignoranza della realtà. Non sono corrotti, solo non sanno cosa gli stia capitando intorno. In questo senso, il mio libro toglie loro ogni possibile alibi: adesso devono sapere per forza.
Solo una nota: nella "trascrizione", Hill è diventato inglese. Ovviamente, lui è canadese, mi scuso per il refuso.
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