giovedì, luglio 26, 2007
Dimezzare in sette anni povertà e disoccupazione: parte la sfida sudafricana
Sarebbe in forte declino la povertà in Sudafrica: lo evidenzia il rapporto annuale della "Statistics SA", fonte ufficiale di dati relativi al paese, sottolineando per esempio che dal 2002 al 2006 la percentuale di famiglie in cui c’è un bambino che soffre la fame è scesa dal 6,7% al 2,4%. Allo stesso tempo sono aumentati i nuclei familiari con accesso a elettricità, acqua, servizi sanitari e smaltimento rifiuti: in particolare, sempre secondo l’istituto, la percentuale di famiglie in grado di utilizzare la rete elettrica è salita dal 75,6% del 2002 all’81,3% dell’anno scorso e altrettanto è accaduto per l'accesso alla rete idrica, dal 66,1 al 71,3%. Negli ultimi tre anni è stato inoltre creato un milione e mezzo di posti di lavoro, sebbene il tasso di disoccupazione resti fisso al 25%. Gli esperti concordano nell’attribuire il generale miglioramento della situazione anche al forte incremento dei sussidi sociali, cresciuti di quasi il 20% in ciascuno dei precedenti quattro anni: in totale l’anno scorso il governo ha speso 10,9 miliardi di rand (oltre un miliardo di euro) per sussidi ad anziani, disabili, persone bisognose di cibo e in assistenza ai bambini. Per Goolam Ballim, economista, il governo sudafricano potrebbe riuscire a dimezzare povertà e disoccupazione entro il 2014 se l’economia continuerà a crescere al ritmo del 5% annuo.
(Fonte: Misna)
Che il Mondiale possa dare una mano?
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lunedì, luglio 23, 2007
Mandela lancia gruppo diplomatico anti-Bush
In occasione del suo 89esimo compleanno, Nelson Mandela, ha lanciato un'associazione di ex diplomatici che si chiamerà Elders, gli anziani. Tra i membri, i più noti sono lo stesso Mandela, l'arcivescovo anglicano Desmond Tutu, l'ex segretario generale Onu Kofi Annan e l'ex presidente Usa Jimmy Carter, tutti d'accordo nell'opporsi alla politica estera di George W. Bush.
Il loro obiettivo è di creare programmi di aiuto in ambito sia umanitario che sanitario, senza vincoli con governi e istituzioni.
(Fonte: Peacereporter)
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In campo per Madiba
“Le stelle del calcio pagano un tributo a Madiba” titola il quotidiano Mail and Guardian, che racconta la cronaca della partita "90 minuti per Mandela", giocata, come anticipato, mercoledì scorso al Newlands Stadium di Cape Town, e terminata con un “salomonico” 3-3.
“Mi considero un figlio di Mandela. Ha ispirato me e lottato per il nostro continente – ha detto George Weah, ex calciatore liberiano ormai votato alla politica. “Un esempio per tutti – lo ha definito Ruud Gullit, ex stella olandese del Milan – e un uomo che ci ha insegnato a non perdere mai la speranza”.
Anche Pelé, salutato dal boato delle 35.000 persone presenti sugli spalti, è intervenuto per partecipare, anche se per pochi minuti, alla partita “Africa-Resto del mondo” dedicata alla lotta al razzismo. “Sono onorato di partecipare. Dobbiamo continuare a lottare sulla via che Madiba ci ha indicato”.
Ma è stato il più giovane della compagnia, il camerunese Samuel Eto’o, 24 anni, a rilasciare il commento forse più emozionato: “Sarà la partita più importante della mia vita”. Un po' retorico, ma l'occasione era di quelle da non perdere.
“Bisogna sempre ricordare che io sono solo uno dei tanti che hanno combattuto per la libertà dalla tirannia e dal razzismo” ha detto Mandela ricevendo la maglietta n.89. E tra coloro che hanno condotto questa battaglia in Sudafrica, ci sono anche i suoi compagni di lotta e di prigionia politica nel carcere di Robben Island, dove Madiba trascorse 18 dei 27 anni. In questa occasione speciale, la Fifa ha voluto rendere omaggio alla Makana Football Association, la piccola federazione di calcio creata a Robben Island dalle squadre degli ex-prigionieri politici. Prima del calcio d’inizio, il vicepresidente della Fifa Jack Warner (a destra, nella foto) ha conferito a Makana l’iscrizione onoraria.
(Fonte: Misna)
Jack Warner chi? Vi ricordate quando, nel 2004, poco prima del suo 86esimo compleanno, Mandela si recò a Trinidad e Tobago insieme all’arcivescovo anglicano Desmond Tutu per promuovere l’assegnazione dei Mondiali i calcio del 2010 al Sudafrica? Ecco, Mr Warner era (ed è) il potente presidente della Concacaf, la confederazione del centro e nord America, "padrone di casa" nella piccola repubblica caraibica.
E il 15 maggio del 2004, dopo l'enorme delusione dello scippo dell'edizione 2006, il Sudafrica corona il sogno mondiale. Non senza qualche patimento, certo, ma il risultato (scontato fin dall’inizio) valeva qualche sacrficio. Come scrive Andrew Jennings nel suo libro-inchiesta I padroni del calcio, “Un Paese candidato ai Mondiali 2010 aveva ciò che Jack Warner desiderava più di ogni altra cosa al mondo. Il Sudafrica aveva Nelson Mandela. E se voleva il suo voto, Jack doveva avere la sua libbra di carne di Mandela”.
Così, costringendo l’ottantaseienne ex Presidente a un massacrante tour de force promozionale, Warner pretese la sua presenza (e quella di Tutu, in piena terapia anticancro) a Trinidad, il suo "regno" privato.
Le mazzette ai dirigenti Fifa sono sempre un argomento tabù, ma la settimana prima del voto i sudafricani, probabilmente sulla scorta di informazioni derivanti dalla loro intelligence, si esposero parecchio: “Se dobbiamo scegliere tra corrompere persone e perdere, allora che si perda” disse Essop Pahad, uno dei ministri del presidente Mbeki. “Non abbiamo intenzione di passare soldi sotto al tavolo a nessuno”.
Probabilmente non sarebbe stato comunque necessario: non dev’essere facile spezzare il cuore due volte a Nelson Mandela.
Così, costringendo l’ottantaseienne ex Presidente a un massacrante tour de force promozionale, Warner pretese la sua presenza (e quella di Tutu, in piena terapia anticancro) a Trinidad, il suo "regno" privato.
Le mazzette ai dirigenti Fifa sono sempre un argomento tabù, ma la settimana prima del voto i sudafricani, probabilmente sulla scorta di informazioni derivanti dalla loro intelligence, si esposero parecchio: “Se dobbiamo scegliere tra corrompere persone e perdere, allora che si perda” disse Essop Pahad, uno dei ministri del presidente Mbeki. “Non abbiamo intenzione di passare soldi sotto al tavolo a nessuno”.
Probabilmente non sarebbe stato comunque necessario: non dev’essere facile spezzare il cuore due volte a Nelson Mandela.
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venerdì, luglio 20, 2007
Hunter nella storia
Come saprete, qui mi occupo quasi esclusivamente di calcio. Il ciclismo, lo confesso, non è proprio il mio campo. Però dovete concedermelo: se un corridore della Rainbow Nation vince una tappa del Tour de France, primo africano in assoluto a raggiungere un simile risultato, beh, posso far finta di niente?
Complimenti, allora, a Robert Hunter (foto), sprinter sudafricano della Barloworld.
Non capita tutti i giorni di entrare nella storia.
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mercoledì, luglio 18, 2007
Ranking Fifa: Sudafrica giù
L'Italia lascia la testa della classifica Fifa e scivola in terza posizione, scavalcata dalle due finaliste dell'ultima Copa America. Grazie ai punti guadagnati nel torneo continentale appena conclusosi in Venezuela, infatti, Argentina e Brasile superano gli azzurri. In particolare la Selecao di Carlos Dunga guadagna due posizioni raggiungendo quota 1500 punti e ora guarda tutti dall'alto in basso. L'Argentina finalista, invece, risale tre posizioni e si piazza seconda a quota 1476. L'Italia campione del mondo è terza (1368), davanti alla Francia (1357).
Brusca retromarcia, infine, per il Sud Afrìca di Parreira, che perde 7 posizioni (dalla 57esima alla 64esima, con 479 punti) e si fa scavalcare da Togo, Macedonia, Arabia Saudita, Zambia e Honduras. Beh, non c'è male, per un solo mese di lavoro.
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martedì, luglio 17, 2007
Italia-Sudafrica a ottobre
La Safa rende noto il programma dei bafana bafana per la stagione 2007/2008 e, tra le amichevoli, trova spazio anche un incontro con l'Italia. La partità si giocherà nel nostro Paese il prossimo ottobre (probabilmente il 17) in una città del sud da stabilire.
Due altre gare per la formazione che sarà "di casa" ai Mondiali 2010: con la Scozia, ad Aberdeen, il 22 agosto, e con gli Usa, in Sudafrica il 17 novembre.
L'8 settembre, inoltre, il Sudafrica sarà impegnato con lo Zambia nelle qualificazioni alla fase finale della Coppa d'Africa.
Beh, la notizia è di qualche giorno fa (l'Ansa l'ha battuta il 12), ma sto riprendendo il ritmo.
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Il calcio mondiale celebra gli 89 anni di Mandela. Senza italiani.
Alcuni tra i migliori giocatori del mondo del passato e del presente scenderanno in campo domani per festeggiare l`89° compleanno di Nelson Mandela.
La partita si giocherà al Newlands Stadium di Cape Town e unirà i campioni del calcio africano (tra i quali anche Samule Eto'o) al Resto del Mondo in 90 minuti per Mandela, evento che festeggierà il leggendario uomo politico, personificazione della lotta a tutte le forme di razzismo e discriminazione. Un`evento speciale che coincide con la scelta del Sudafrica come sede dei prossimi Mondiali del 2010.
"Siamo onorati di giocare questo match in onore di un uomo straordinario - ha detto Sepp Blatter - che ha dedicato la sua vita alla difesa dei diritti umani e che e` un nostro caro amico, Nelson Mandela".
"Siamo onorati di giocare questo match in onore di un uomo straordinario - ha detto Sepp Blatter - che ha dedicato la sua vita alla difesa dei diritti umani e che e` un nostro caro amico, Nelson Mandela".
A quanto sembra, non ci saranno giocatori italiani. Peccato.
(Fonte: La Gazzetta del Sud Africa)
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venerdì, luglio 13, 2007
Riprendiamo. Nuvole divine sopra il sudafrica.
Manco da un po', è vero, ma eviterò di menzionare l'incredibile sequela di problemi tecnici che mi hanno privato di una connessione per quasi tre settimane e vi rimando al sito di Radio Popolare per la versione completa dell'intervista a Tumi Makgabo, responsabile della comunicazione dei Mondiali di Sudafrica 2010.
Gli stessi inconvenienti di cui sopra mi hanno impedito di riportare l'articolo che il Manifesto mi ha pubblicato domenica 24 giugno. Eccolo:
Nuvole divine sopra il sudafrica.
ll presidente della Fifa Blatter ha assicurato che "solo" Dio può togliere al paese di Mandela i mondiali del 2010. Ma il rischio sicurezza e i ritardi nei lavori richiamano gli avvoltoi.
A poco meno di tre anni dal fischio d'inzio di Sudafrica 2010, primo Mondiale di calcio in terra africana, Sepp Blatter è volato a Città del Capo per fare il punto della situazione. Il padrone del calcio mondiale, da poco rieletto per acclamazione alla presidenza della Fifa, ha tracciato un bilancio positivo della sua due giorni sudafricana: «Dopo aver constatato di persona l'andamento dei lavori per i Mondiali 2010 - ha dichiarato - posso definirmi un presidente fortunato: tutto procede come nelle previsioni». Blatter ha incontrato anche il Presidente Thabo Mbeki e ha ribadito le ragioni per le quali la Fifa ha assegnato l'organizzazione dell'evento al Sudafrica: «Non è stato facile convincere le organizzazioni internazionali a fidarsi dell'Africa, ma portare il mondiale qui è stato un atto di giustizia nei confronti del movimento calcistico di questo continente». Retorica efficace da colonnello. Dopo aver ammonito gli organizzatori a migliorare il sistema dei trasporti per non penalizzare gli spostamenti di tifosi e turisti, Blatter è scivolato nel tentativo di spazzare via le preoccupazioni riguardo alle condizioni di sicurezza che il Sudafrica potrà garantire: affermando che la criminalità è un problema che affligge tutte le grandi città del mondo, non solo quelle sudafricane, non ha fatto altro che rendere meno sgradevole una realtà tutt'altro che rosea. Se chiedete a un sudafricano cosa tema maggiormente, oggi, punterà di certo su povertà e criminalità, due problemi intrinsecamente legati l'uno all'altro. Il governo di Pretoria è finito sotto accusa per aver investito una cifra superiore ai 2 miliardi di euro nella corsa a questo Mondiale, togliendo fondi alla spesa sanitaria e alla costruzione di alloggi per i senza tetto (circa 2,5 milioni in tutto il Paese). La giustificazione è stata la "ricaduta" del Mondiale sull'intera popolazione sudafricana: dopo il torneo del 2006, la Germania ha visto un incremento del Pil dello 0,3%. Ma non è una scelta facile da spiegare a quel 50% di popolazione (nera, per lo più) che continua vivere sotto o a ridosso della soglia di povertà e che costituisce, per ovvie ragioni, il naturale serbatoio della criminalità più o meno organizzata. Se è vero, da un lato, che il Sudafrica ha già organizzato eventi importanti come i Mondiali di rugby e di cricket senza che si verificasse alcun incidente, lo è altrettanto il fatto che il numero di crimini (soprattutto furti e rapine) è in continua e rapidissima crescita. E l'aggressione subita lo scorso ottobre dal premio Nobel Nadine Gordimer non ha di certo facilitato il compito di quanti, in Sudafrica e alla Fifa, hanno il compito di minimizzare. Il comitato organizzatore, però, non sottovaluta il problema, anzi: i responsabili del calcio sudafricano sanno benissimo che quello della violenza è uno dei due fattori che potrebbero davvero far traslocare la coppa verso altri lidi (Germania? Australia? Stati uniti? Lo stesso Blatter ha detto che c'è la fila di paesi pronti a subentrare). E non ci tengono affatto a diventare la seconda "macchia" negli annali Fifa, dopo che la Colombia, cui era stata assegnata la coppa del 1986, se la vide soffiare dal Messico un po' per i narcos, un po' per il terremoto. Vittorio Emanuele Parsi, professore straordinario di Relazioni Internazionali nell'Università Cattolica di Milano, è convinto che Fifa e sponsor abbiano solo da guadagnare da un Mondiale organizzato in un Paese come il Sudafrica. Se, infatti, è innegabile che nell'immediato i rientri in termini di sponsorizzazioni e diritti tv sarebbero più consistenti in una realtà già consolidata, come la Germania per esempio, lo sono altrettanto le enormi potenzialità di crescita di un mercato ancora vergine e ancora da allargare ai "consumatori" neri. A sostegno di questa tesi sembra arrivare uno studio dell'Università di Città del Capo sulla nascente classe media nera, i cosiddetti "black diamonds" (diamanti neri), che sarebbe ormai l'elemento trainante della crescita economica sudafricana. L'altro fattore di rischio è rappresentato dai super pubblicizzati ritardi nei lavori per gli stadi che ospiteranno il torneo. La Fifa ha richiesto 8 stadi per lo svolgimento del Mondiale, ma i padroni di casa hanno deciso di presentare un dossier comprendente i progetti di 10 impianti. Gli uomini di Blatter hanno potuto constatare gli enormi progressi, ma non è detto che i lavori finiscano in tempo per tutti gli stadi. Anzi, la possibilità che il nuovo Greenpoint Stadium, proprio a Città del Capo, non sia ultimato in tempi utili, appare tutt'altro che remota. L'impianto dovrebbe ospitare una delle due semifinali (l'altra si giocherà a Durban) e questo ha dato modo al Segretario Generale della Fifa, Urs Linsi, di rilasciare gli unici commenti davvero negativi ricordando ai sudafricani che «il Mondiale si giocherà anche con uno stadio in meno, ma a rimetterci, in quel caso, sarebbero la credibilità e il prestigio dell'intero continente». I sudafricani non sembrano curarsene e proseguono nell'avvicinamento ai Mondiali nutrendo una fiducia forse eccessiva nella buona fede di Blatter e degli affaristi della Fifa: la coppa arriverà nella Rainbow Nation, punto e basta. Ne è convinta, per esempio, Nomvuyo Nokwe, Console Generale per il Sudafrica a Milano, una donna dotata di un entusiasmo travolgente: «Mr Blatter ha dato la sua parola». Eppure, se l'avvocato della Mastercard che ha battuto il governo mondiale del calcio in una causa milionaria, ha dichiarato che «Menzogna, inganno e malafede sono procedure standard alla Fifa», c'è poco da star tranquilli. Anche perché Blatter ha chiuso la sua visita sudafricana con una dichiarazione che invita agli scongiuri: «Solo Dio può fermare il Mondiale in Sudafrica». Solo Dio?
Nuvole divine sopra il sudafrica.
ll presidente della Fifa Blatter ha assicurato che "solo" Dio può togliere al paese di Mandela i mondiali del 2010. Ma il rischio sicurezza e i ritardi nei lavori richiamano gli avvoltoi.
A poco meno di tre anni dal fischio d'inzio di Sudafrica 2010, primo Mondiale di calcio in terra africana, Sepp Blatter è volato a Città del Capo per fare il punto della situazione. Il padrone del calcio mondiale, da poco rieletto per acclamazione alla presidenza della Fifa, ha tracciato un bilancio positivo della sua due giorni sudafricana: «Dopo aver constatato di persona l'andamento dei lavori per i Mondiali 2010 - ha dichiarato - posso definirmi un presidente fortunato: tutto procede come nelle previsioni». Blatter ha incontrato anche il Presidente Thabo Mbeki e ha ribadito le ragioni per le quali la Fifa ha assegnato l'organizzazione dell'evento al Sudafrica: «Non è stato facile convincere le organizzazioni internazionali a fidarsi dell'Africa, ma portare il mondiale qui è stato un atto di giustizia nei confronti del movimento calcistico di questo continente». Retorica efficace da colonnello. Dopo aver ammonito gli organizzatori a migliorare il sistema dei trasporti per non penalizzare gli spostamenti di tifosi e turisti, Blatter è scivolato nel tentativo di spazzare via le preoccupazioni riguardo alle condizioni di sicurezza che il Sudafrica potrà garantire: affermando che la criminalità è un problema che affligge tutte le grandi città del mondo, non solo quelle sudafricane, non ha fatto altro che rendere meno sgradevole una realtà tutt'altro che rosea. Se chiedete a un sudafricano cosa tema maggiormente, oggi, punterà di certo su povertà e criminalità, due problemi intrinsecamente legati l'uno all'altro. Il governo di Pretoria è finito sotto accusa per aver investito una cifra superiore ai 2 miliardi di euro nella corsa a questo Mondiale, togliendo fondi alla spesa sanitaria e alla costruzione di alloggi per i senza tetto (circa 2,5 milioni in tutto il Paese). La giustificazione è stata la "ricaduta" del Mondiale sull'intera popolazione sudafricana: dopo il torneo del 2006, la Germania ha visto un incremento del Pil dello 0,3%. Ma non è una scelta facile da spiegare a quel 50% di popolazione (nera, per lo più) che continua vivere sotto o a ridosso della soglia di povertà e che costituisce, per ovvie ragioni, il naturale serbatoio della criminalità più o meno organizzata. Se è vero, da un lato, che il Sudafrica ha già organizzato eventi importanti come i Mondiali di rugby e di cricket senza che si verificasse alcun incidente, lo è altrettanto il fatto che il numero di crimini (soprattutto furti e rapine) è in continua e rapidissima crescita. E l'aggressione subita lo scorso ottobre dal premio Nobel Nadine Gordimer non ha di certo facilitato il compito di quanti, in Sudafrica e alla Fifa, hanno il compito di minimizzare. Il comitato organizzatore, però, non sottovaluta il problema, anzi: i responsabili del calcio sudafricano sanno benissimo che quello della violenza è uno dei due fattori che potrebbero davvero far traslocare la coppa verso altri lidi (Germania? Australia? Stati uniti? Lo stesso Blatter ha detto che c'è la fila di paesi pronti a subentrare). E non ci tengono affatto a diventare la seconda "macchia" negli annali Fifa, dopo che la Colombia, cui era stata assegnata la coppa del 1986, se la vide soffiare dal Messico un po' per i narcos, un po' per il terremoto. Vittorio Emanuele Parsi, professore straordinario di Relazioni Internazionali nell'Università Cattolica di Milano, è convinto che Fifa e sponsor abbiano solo da guadagnare da un Mondiale organizzato in un Paese come il Sudafrica. Se, infatti, è innegabile che nell'immediato i rientri in termini di sponsorizzazioni e diritti tv sarebbero più consistenti in una realtà già consolidata, come la Germania per esempio, lo sono altrettanto le enormi potenzialità di crescita di un mercato ancora vergine e ancora da allargare ai "consumatori" neri. A sostegno di questa tesi sembra arrivare uno studio dell'Università di Città del Capo sulla nascente classe media nera, i cosiddetti "black diamonds" (diamanti neri), che sarebbe ormai l'elemento trainante della crescita economica sudafricana. L'altro fattore di rischio è rappresentato dai super pubblicizzati ritardi nei lavori per gli stadi che ospiteranno il torneo. La Fifa ha richiesto 8 stadi per lo svolgimento del Mondiale, ma i padroni di casa hanno deciso di presentare un dossier comprendente i progetti di 10 impianti. Gli uomini di Blatter hanno potuto constatare gli enormi progressi, ma non è detto che i lavori finiscano in tempo per tutti gli stadi. Anzi, la possibilità che il nuovo Greenpoint Stadium, proprio a Città del Capo, non sia ultimato in tempi utili, appare tutt'altro che remota. L'impianto dovrebbe ospitare una delle due semifinali (l'altra si giocherà a Durban) e questo ha dato modo al Segretario Generale della Fifa, Urs Linsi, di rilasciare gli unici commenti davvero negativi ricordando ai sudafricani che «il Mondiale si giocherà anche con uno stadio in meno, ma a rimetterci, in quel caso, sarebbero la credibilità e il prestigio dell'intero continente». I sudafricani non sembrano curarsene e proseguono nell'avvicinamento ai Mondiali nutrendo una fiducia forse eccessiva nella buona fede di Blatter e degli affaristi della Fifa: la coppa arriverà nella Rainbow Nation, punto e basta. Ne è convinta, per esempio, Nomvuyo Nokwe, Console Generale per il Sudafrica a Milano, una donna dotata di un entusiasmo travolgente: «Mr Blatter ha dato la sua parola». Eppure, se l'avvocato della Mastercard che ha battuto il governo mondiale del calcio in una causa milionaria, ha dichiarato che «Menzogna, inganno e malafede sono procedure standard alla Fifa», c'è poco da star tranquilli. Anche perché Blatter ha chiuso la sua visita sudafricana con una dichiarazione che invita agli scongiuri: «Solo Dio può fermare il Mondiale in Sudafrica». Solo Dio?
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