martedì, aprile 07, 2009

 

Viva Zuma!


Jacob Zuma (nella vignetta di Zapiro) può tirare un sospiro di sollievo. Dopo otto anni di indagini, oggi la National Prosecuting Authority sudafricana, la procura generale della Repubblica, ha annunciato di aver fatto cadere i sedici capi d’accusa per corruzione, frode, racket e riciclaggio di denaro contro il leader dell’African National Congress. Mentre i sostenitori di Zuma, candidato alla presidenza del Paese nelle prossime elezioni del 22 aprile, festeggiano una vittoria annunciata, i partiti di opposizione gridano allo scandalo e annunciano battaglia, parlando senza mezzi termini di "una giornata nera per il diritto, destinata a segnare la storia del Sudafrica": “E’ un giorno vergognoso nella storia del nostro Paese” ha detto Bantu Holomisa, capo di United Democratic Movement (Udm). Sulla stessa linea Mvume Dandala, candidato del Congress of the People (Cope) per l’elezione alla presidenza che seguirà il voto legislativo del 22 aprile. “Sul merito del procedimento a carico di Zuma – ha sottolineato il dirigente - non abbiamo saputo nulla. La gente vuole conoscere la verità: è innocente o colpevole?” A questa domanda non ha risposto neanche il procuratore generale Mokotedi Mpshe, che nel definire “impossibile e non auspicabile” una continuazione del processo ha sottolineato che la decisione annunciata oggi “non equivale a un’assoluzione”.
Nei mesi scorsi c’erano già stati interventi per impedire un processo a carico di Zuma. In settembre il giudice Chris Nicholson aveva deciso la sospensione del procedimento per vizi procedurali e denunciato presunte interferenze nell’attività della magistratura da parte dell’allora presidente sudafricano Mbeki. Questa versione è stata respinta in secondo grado alcuni mesi fa: Nicholson, si afferma nella sentenza della Suprema corte di Bloemfontein, “oltrepassò i limiti dei suoi poteri” e propose “una personale teoria della cospirazione”. Le accuse di interferenze mosse al governo furono strumentali alla violenta campagna di pressioni organizzata dalla dirigenza dell’Anc per costringere Mbeki alle dimissioni.
Voci sul possibile stop al processo contro Zuma circolavano nel Paese già da due settimane. Da quando, cioè, alcune anticipazioni della stampa locale avevano portato alla luce i tentativi del team di Zuma di affossare le indagini riguardanti presunte tangenti ottenute dal leader dell’Anc per proteggere la compagnia francese Thales, che alla fine degli anni Novanta aveva ottenuto un contratto multimilionario per la fornitura di armi al Sudafrica. Secondo quanto dichiarato oggi dalla NPA, le prove portate dal team di Zuma, comprendenti intercettazioni a politici e poliziotti, avrebbero fatto emergere una sorta di disegno politico per incastrare il leader dell’ANC. Nelle intercettazioni sarebbero coinvolti sia l’ex leader della NPA, Bulelani Ngcuka, sia Leonard McCarthy, il capo dell’ormai dismessa unità investigativa degli Scorpions, creata negli anni Novanta proprio per occuparsi della corruzione dilagante nel Paese.
Vittima di un processo politico, come dicono i suoi sostenitori, o manipolatore della giustizia, come sostiene l’opposizione? Quale che sia il giudizio sul personaggio, Zuma, uscito vincitore dalla lotta contro l’ex presidente Thabo Mbeki nell’ultimo congresso dell’ANC, ha la strada spianata in vista delle presidenziali. Il suo partito è accreditato del 64 percento delle preferenze, un margine enorme nei confronti dei partiti di opposizione. Se raggiungesse il 70 percento, permetterebbe al partito di modificare da solo la Costituzione. Campione della maggioranza povera della popolazione e delle zone rurali, il populista Zuma può concentrarsi da oggi su un’elezione impossibile da perdere, lasciandosi alle spalle il suo scomodo passato giudiziario. Oltre alle accuse di corruzione, stralciate e riprese dalle autorità più volte negli ultimi anni, Zuma è uscito indenne anche da un processo per stupro, nel quale suscitò lo scandalo di mezzo mondo raccontando di essersi “fatto una docciaper minimizzare il rischio di Aids dopo aver fatto sesso con una donna sieropositiva.
Il sospetto, adombrato dalla fuga di notizie delle ultime settimane, è che Zuma abbia comprato la propria libertà minacciando di coinvolgere nel processo le più alte cariche dell’ANC, compreso l’ex presidente Mbeki, provocando così un terremoto istituzionale devastante per il Paese proprio alla vigilia dei Mondiali del 2010. Secondo l’opposizione, insomma, invece di proseguire le indagini, le autorità sudafricane avrebbero preferito nascondere la polvere sotto il tappeto, secondo la logica del “tutti colpevoli, nessun colpevole”. L’Anc, che ha bollato come illazioni le accuse contro l’operato della Npa, nei giorni scorsi aveva però alimentato le polemiche, dichiarando che una prosecuzione delle indagini non sarebbe stata nell’interesse del Paese. Liberando così dalle pastoie giudiziarie il suo cavallo migliore, in nome di una ragion di stato che, all’opinione pubblica, non è dato conoscere. Che significa che la decisione di lasciar perdere Zuma "non equivale a un'assoluzione"?
(Fonti: Mail&Guardian, Misna, Panorama)

AGGIORNAMENTI MISNA (8/4/2009):
Il partito di opposizione ‘Alleanza democratica’ ha presentato ricorso presso l’Alta corte di Pretoria contro la sospensione del processo per riciclaggio di denaro sporco, frode e corruzione a carico di Jacob Zuma, il presidente dell’‘African National Congress’ considerato il possibile nuovo capo dello stato. Nei giorni scorsi, la decisione della Procura generale di sospendere il procedimento nei confronti di Zuma era stata condannata da tutte le maggiori forze di opposizione.

“La decisione della procura generale di non continuerà il procedimento a carico di Jacob Zuma, ha negato sia a Zuma che al paese di stabilirne l’innocenza o la colpevolezza una volta per tutte attraverso i normali percorsi giudiziari”: a dirlo, in una nota, è stato il portavoce della Conferenza episcopale sudafricana (Sacbc), l’arcivescovo di Durban Wilfrid Napier. Per la Sacbc, tuttavia, questo il momento di sottrarsi a “questa spiacevole situazione” e di “impegnarsi” per un governo trasparente e responsabile. “È necessario – ha concluso monsignor Napier – che chiunque sia in posizione di responsabilità ricavi da questo episodio la voglia di combattere la corruzione in ogni sua forma”. Jacob Zuma, presidente dell’African National Congress (Anc), è accusato di frode, riciclaggio di denaro sporco e corruzione per un giro di tangenti chieste a un’azienda di armi francese. La decisione, definita dal procuratore generale Mokotedi Mpshe la “più difficile” della sua carriera, giunge due settimane prima delle elezioni legislative alle quali Zuma partecipa come capolista dell’Anc e possibile nuovo capo dello stato. Per l’accusa di aver versato tangenti all’azienda francese è stato già processato e condannato Schabir Shaik, consulente finanziario e stretto collaboratore di Zuma. Il dirigente dell’Anc ha sempre sostenuto di essere vittima di una macchinazione politica e ha perfino denunciato un presunto coinvolgimento dell’ex presidente Thabo Mbeki, che si è dimesso in settembre al culmine della crisi politica aperta dalla disputa giudiziaria. La decisione della procura generale è stata condannata con decisione dall’opposizione: Helen Zille, capo dell’Alleanza democratica, ha parlato di “crisi istituzionale”.

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