mercoledì, aprile 01, 2009
Benvenuti al circo Zuma

Questione morale, malcostume della classe politica, processi per corruzione che si tenta di bloccare in ogni modo, colpi bassi. Sembra di assistere a una giornata qualsiasi a Montecitorio o a Palazzo Madama, se non fosse che ci troviamo a più di diecimila chilometri di distanza da Roma. In Sudafrica, per la precisione, dove la campagna elettorale che si concluderà il prossimo 22 aprile con le elezioni generali sta facendo emergere il peggio della classe politica locale.
Fuori i condannati dal Parlamento! Lo slogan che ha reso famoso nel Belpaese il comico Beppe Grillo non calzare alla perfezione anche per il Sudafrica, che da questo punto di vista nulla ha da invidiare all'Italia. Tra i candidati alle liste elettorali (bloccate, of course, come in Italia) figurano deputati implicati in processi per corruzione e frode, personalità compromesse con il regime dell'apartheid e addirittura un condannato per omicidio. Che per ripulire la propria fedina, sporcata uccidendo, smembrando e bollendo la sua ragazza nella cucina di un ristorante 46 anni fa, è arrivato a cambiare il proprio nome e il proprio mestiere. Finendo per scoprire la passione per la politica.

Ma al di là dei problemi giudiziari, il malcostume della classe politica sudafricana si sta sempre più palesando nella lotta senza quartiere tra i partiti per aggiudicarsi il voto degli indecisi: e per mettere i bastoni tra le ruote agli avversari, nessuno lesina inventiva e faccia tosta. La scorsa settimana, l'autorità deputata ai servizi sociali ha denunciato un partito politico non identificato, reo di aver deviato gli aiuti alimentari ed economici destinati agli indigenti verso duemila suoi sostenitori, fatti arrivare appositamente in pullman nel luogo della distribuzione. E se fino a ieri i partiti si limitavano ad accusarsi per la rimozione dei rispettivi cartelloni elettorali, recentemente i sistemi per sabotare l'avversario si sono sempre più affinati: ieri la Democratic Alliance, il partito guidato dal sindaco di Città del Capo, Helen Zille, ha denunciato la distribuzione di falso materiale elettorale con i propri simboli stampati sopra e contenente slogans e frasi ideate con l'aperto intento di screditare il partito.
L'elenco di sgarbi e colpi bassi è infinito. L'ANC è stato accusato di aver ricevuto finanziamenti per la propria campagna da finte ONG, da associazioni create ad hoc e da alleati "scomodi" come il partito comunista cinese, il leader libico Muhammar Gheddafi e da Teodoro Obiang Nguema, presidente della Guinea Equatoriale e conosciuto per il suo scarso rispetto per i diritti umani, tanto per usare un eufemismo. E non c'è dubbio che, man mano che ci si avvicinerà alla fatidica data del 22 aprile, denunce e scandali si moltiplicheranno. Nonostante la scontata vittoria dell'ANC, infatti, in ballo c'è una possibile modifica della Costituzione, che l'ex partito di Nelson Mandela potrebbe attuare da solo se dovesse ottenere più dei due terzi delle preferenze. Un'eventualità che molti vorrebbero evitare.
(Fonte: Peacereporter)
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