sabato, maggio 17, 2008

 

Il Sudafrica si interroga davanti alle violenze contro gli immigrati

Le violenze xenofobe avvenute in questi giorni in una township di Johannesburg, ed estesesi poi in un abitato vicino, sono state duramente condannate dal presidente Thabo Mbeki, che ha sollecitato la polizia e intervenire con decisone per portare i responsabili davanti alla giustizia.
Già ieri, il consiglio dei ministri aveva condannato “nei termini più duri possibili” le violenze di domenica scorsa ad Alexandra, in cui sono morte tre persone e decine sono rimaste ferite, facendo sapere di aver creato un gruppo di lavoro speciale per investigare sull’accaduto e fornire suggerimenti su come affrontare i sintomi di una crescente tensione tra sudafricani dei quartieri poveri e immigrati stranieri.
Non è ancora chiaro chi abbia ordinato le spedizioni punitive contro cittadini immigrati nel sobborgo: alcuni media locali chiamano in causa i membri dell’Associazione dei residenti di Alexandra, un sovraffollato quartiere povero non distante del centro della città, irritati perché l’amministrazione locale avrebbe assegnato agli immigrati case popolari; altre fonti sottolineano, invece, che i fatti sono degenerati perché criminali comuni hanno approfittato delle tensioni per commettere rapine e furti sia nelle case degli immigrati che dei cittadini sudafricani.
Scontri tra abitanti e polizia, intervenuta per ristabilire l’ordine arrestando inoltre una cinquantina di persone, sono continuati fino a ieri sera.
Un migliaio di stranieri si sono trasferiti in tende davanti alla stazione di polizia di Alexandra, dove l’accampamento è stato allestito dagli agenti accortisi che gli immigrati si erano radunati lì intorno in cerca di protezione, e sono ora assistiti dalla Croce Rossa.
Nelle stesse ore in cui si pronunciava il governo, ci sono stati disordini anche nella township di Diepsloot, dove gli stranieri stavano scappando da Alexandra; qualcuno – secondo un testimone teppisti ubriachi- ha alzato barricate e incendiato copertoni per respingere l’arrivo degli immigrati; la polizia ha condotto per tutta la giornata un operazione nel quartiere in cerca dei responsabili, arrestando 13 persone. “I cittadini sudafricani non sono preparati ad affrontare l’immigrazione, per loro è un fenomeno molto nuovo, iniziato dopo il 1994, sul quale si sovrappongono altri problemi socioeconomici, primo tra tutti quello della disoccupazione” dice alla MISNA Sergio Carciotto uno dei coordinatori dello Scalabrini Center di Cape Town, il centro di assistenza per rifugiati creato dai missionari scalabriniani, riferendo che nei mesi scorsi anche a Worcester, un sobborgo di Cape Town, sono stati incendiati e razziati i negozi degli immigrati somali, in quel caso, dopo che un criminale comune somalo aveva ucciso una persona durante un tentativo di rapina. “Qui da noi sono i somali e gli etiopi i più esposti ai facinorosi perché sono anche più intraprendenti nel commercio – continua Carciotto – mentre tra i cittadini sudafricani delle township decenni di apartheid si fanno sentire anche in una più ridotta capacità imprenditoriale e minore formazione scolastica. Non è raro che dall’estero vengano persone più preparate della media dei sudafricani poveri, i quali sono stati per generazioni esclusi dall’istruzione qualificata, e qualche volta le aziende preferiscono i laureati stranieri ai cittadini locali”.
Una maggiore informazione tra i sudafricani sui contesti di origine degli immigrati, soprattutto i rifugiati e profughi, e corsi di formazione professionale estesi a tutti, per moltiplicare le opportunità di lavoro, possono essere vie per allentare le tensioni sociali, secondo l’esperienza fatta da Carciotto nello Scalabrini Center.
(Fonte: Misna)

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