martedì, marzo 31, 2009

 

Panoramica: qualificazioni con tragedia

Campionati fermi in tutto il globo calcistico: la palla infatti nel weekend è passata alle qualificazioni ai Mondiali di Sudafrica 2010. Dall’Europa all’Asia, dal Sudamerica all’Africa, dall’Oceania all’America centro-settentrionale, un pianeta intero è finito – è proprio il caso di dirlo – nel pallone. Il che non è sempre è buona cosa. Come è successo ad Abidjan, capitale della Costa d’Avorio. Un copione già visto: la folla senza biglietto che vuole entrare per assistere alla partita tra i padroni di casa e il Malawi (5-0), la ressa, la polizia che carica, l’isteria generale: 22 morti e 132 feriti.
Altrove invece la follia è puramente calcistica. Come in Argentina. La Seleccìon targata Maradona polverizza 4-0 il Venezuela, ed è festa. Festa per Lionel Messi, autore del primo gol e della solita sfilza di magie: festa per Carlos Tevez, che in maglia biancoceleste conosce le gioie che Ferguson gli nega al Manchester United; festa per Sergio Aguero, che si presenta in campo con suo figlio nato da poco che – guarda caso – è anche nipote di Maradona.
Tutt’altro clima in casa Brasile, che orfano di Kakà impatta 1-1 contro l’Ecuador. La classifica del girone unico sudamericano dice Paraguay 23, Argentina e Cile 19, Brasile 18. Un solo punto di distacco tra Seleccìon e Seleçao. Forse non c’è grande differenza dal punto di vista matematico, ma il calcio – specie quello sudamericano – è fatto soprattutto di umori, sensazioni, irrazionalità. E se a Buenos Aires splende il sole, a Rio de Janeiro è buio fitto, tra le polemiche sul ct Dunga, il solito polverone Adriano e l’assenza di Kakà.
E arriviamo all’Europa. Tra certezze, sorprese, e delusioni. Iniziamo dalle prime. Innanzitutto la Spagna (gruppo 5), cinque vittorie su cinque, l’ultima 1-0 sulla Turchia. Poi la Germania (4), 13 punti in cinque partite, 4-0 al Liechtenstein. L’Inghilterra (6), ferma nel weekend ma in testa al suo girone con 12 punti, bottino pieno in quattro partite. L’Olanda (9), stesse cifre dell’Inghilterra, 3-0 alla Scozia. E ovviamente l’Italia, di cui però si parla con abbondanza altrove.
Ma c’è un’altra Europa dietro le big, che gioca a pallone e sa occasionalmente stupire. Ad esempio l’Ungheria, prima nel girone 1 a pari punteggio con la Danimarca e corsara in Albania con il punteggio di 1-0. E soprattutto l’Irlanda del Nord. Cosa si sa di questo piccola, turbolenta appendice anglosassone in Irlanda se non che è la terra natale di George Best ed è divisa tra cattolici e protestanti, che si contendono da decenni la miglior marca di cristianesimo? Errore, l’Ulster non è solo passato, ma anche presente: 3-2 alla Polonia e vetta del gruppo 3 a 10 punti.
Le grandi deluse (e pericolanti). Portogallo e Svezia avrebbero dovuto dominare la scena e invece il loro percorso è incerto e balbettante. Tanto che a dettare il ritmo nel gruppo 1 sono Danimarca e Ungheria, a 10 punti. Lusitani e svedesi si sono trovati gli uni di fronte gli altri. Una buona opportunità per spazzare via dubbi e rilanciarsi alla grande, mettendo al contempo ko il rivale. E invece la grande occasione si è tradotta in uno scialbo 0-0 che non fa altro che alimentare polemiche e rimpianti.
Chiosa finale con la Francia, ai piedi di monsieur Franck Ribery. Contro la Lituania serviva una vittoria, e vittoria è stata, grazie alla rete del giocatore del Bayern Monaco, sempre più uomo squadra di questi Bleus ancora senza identità. La panchina dell’inviso ct Raymond Domenech era a rischio, Ribery le ha dato una stretta di bullone. Ma la situazione resta complicata: terza nel gruppo 7, a sette punti, alle spalle di Serbia (12) e Lituania (9). Ma con una partita in meno.
(Marco Arceri, Nexta Media)

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