giovedì, febbraio 21, 2008
Chiudiamo con Sortino
L'ormai famosissima ex "Iena" Alessandro Sortino vorrebbe giustamente chiudere una volta per tutte quest'assurda faccenda dello "scontro" con Elio Mastella (e come dargli torto?).
Allora, riporto l'articolo-intervista che mi ha pubblicato ieri il Manifesto (resterà online solo una settimana, nel sito del quotidiano), poi dimenticherò di aver anche solo sentito parlare della famiglia Mastella, promesso.. In effetti, è passato più di un mese dal "giorno di Ceppaloni", ma non è mai troppo tardi per l'informazione corretta.
O sì?
Tv, un metalmeccanico troppo raccomandato
Questa è la storia di un'invasione silenziosa ma non per questo meno cruenta: Ceppaloni alla conquista dell'Italia. Qualcuno ha cercato di far credere che si trattasse dello «scontro tra due ragazzi, tra due mondi». Tra due raccomandati. In fondo, è quello che tutti abbiamo potuto vedere, nel servizio che mandò in onda Sky: Elio Mastella, il figlio del «boss», ha rimesso al suo posto l'ormai ex Iena Alessandro Sortino, ricordandogli che lui, povero metalmeccanico, campa con «1800 euro al mese», mentre l'inviato Mediaset, figlio di un pezzo grosso nel campo dei media, non può permettersi di dargli lezioni di vita. Ma, come ha scritto qualcuno, l'evidenza dei fatti dimostra solo i fatti evidenti. E ciò che abbiamo visto e letto nei giorni scorsi, a un'analisi appena meno superficiale, si dimostra lacunoso, impreciso, se non addirittura falso, chiamando in campo per l'ennesima volta il servilismo dei media nei confronti dei padroni.
Tanto per cominciare, come scrive Peter Gomez, dovremmo essere tutti grati a Sortino. Stava facendo il suo lavoro e può diventare pericoloso creare dei martiri, degli eroi, da una parte e dall'altra. Forse non sarà possibile dimostrare che il figlio di Sebastiano Sortino, direttore della Commissione per i servizi e i prodotti dell'Agcom e direttore generale della Federazione italiana editori giornali, sia davvero un «self made man» e non un «figlio di papà», come insinuato dal metalmeccanico di Ceppaloni. Quello che si può fare, però, è chiarire che, se viene dato per scontato che Alessandro Sortino sia un raccomandato solo a causa del suo albero genealogico, forse il potere della famiglia Mastella ha messo radici al di fuori del territorio in cui è sempre stato invincibile. Forse l'Italia è già una provincia di Ceppalonia, dove il semplice fatto di non approfittare dei vincoli familiari rappresenta un orrendo crimine contro la morale ed è inammissibile anche solo l'idea di concedere una possibilità a chi potrebbe essere stato raccomandato e, magari, non lo è.
Ma andiamo con ordine. È importante conoscere il protagonista di questa vicenda kafkiana. Sortino entra a Radio Capital nel 1998, cioè sette anni prima che suo padre vada all'Agcom. Davide Parenti lo chiama alle Iene nel 2000. È un raccomandato?. Se lo fosse, sarebbe più logico aspettarsi di vederlo nella redazione di uno dei grandi quotidiani nazionali, ma concediamo ancora il beneficio del dubbio ai ceppalonici.
Il già più volte citato genitore Sortino, dal '77 direttore generale della Fieg e consigliere Cnel, esperto di antitrust e tetti pubblicitari tv, non è esattamente un «amico» del monopolio Mediaset e Confalonieri non fa mistero della reciproca «non simpatia» (il suo lavoro consiste nell'impedire alle reti di Berlusconi di fagocitare tutta la pubblicità, a scapito della carta stampata). Alessandro, fa carriera nonostante il padre e il padre la fa nonostante Mediaset. Dopo gli esordi a Vita, giornale del terzo settore, più di dieci anni fa, passò a intervistare gli spettatori all'uscita dei cinema romani. Da quegli inizi «dorati» allo scontro con la famiglia Mastella, Sortino ha lavorato con molte persone; alcune, lo hanno accompagnato nell'ultimo decennio, da Parenti a Mentana. Sembra che tutti rimpiangano il suo lavoro. Parenti ha ribadito che, fosse per lui, «Alessandro lavorerebbe ancora alle Iene. Dobbiamo renderci conto che nessuno è mai completamente libero, tutti, prima o poi, abbiamo subìto una censura. Andiamo avanti, che possiamo fare? È il nostro lavoro. Alessandro è sempre stato un rompicoglioni anche con noi... Ci stiamo ancora leccando le ferite, pensando di averlo perso. Sono sicuro che tra non molto lo vedremo in televisione con un suo programma di successo».
Enrico Mentana, che con lui ha lavorato a Matrix, lo conosce meno, ma abbastanza per dire che «raccomandato non lo è di sicuro, ha sempre parlato attraverso il suo lavoro. Capisco che per Elio Mastella la situazione non sia delle migliori, ma deve farsene una ragione: siamo tutti figli di qualcuno e da quello dobbiamo partire». E via di questo passo, con Filippo Roma, suo collega alle Iene e vecchio amico, con cui ha firmato la sceneggiatura di un corto diretto da Monicelli; Fausto Brizzi, regista di Notte prima degli esami, che lo conosce da anni e che con lui ha condiviso la passione per il cinema. E Giampaolo Roidi, oggi direttore di Metro, allora capo della redazione romana di Vita, che lo portò con sé alla Stampa. Lorenzo Maiello, «capo» delle iene romane. Tutti pronti a giurare sull'onestà dell'ex collega. Come premesso, questo non basta a garantirne la correttezza, ma dovrebbe aver inquadrato il personaggio. Una volta chiarito che Sortino possa aver fatto strada con le proprie forze (Parenti: «Un raccomandato non avrebbe un contratto in esclusiva, con uno 'stipendio' fisso? Lui guadagna solo se lavora...»), torniamo ad analizzare i fatti di Ceppaloni.
L'inviato delle Iene si è presentato a casa Mastella con l'ormai famosissimo sacchetto di arance. Che Elio Mastella, nonostante le molte ricostruzioni «inesatte» di questi giorni, non ha mai visto. Il suo attacco è comprensibile, come conseguenza di un momento di «forte stress». Ma lui, il rampollo, non nega mai di essere parte del clan. Cerca solo di deviare l'attenzione dall'unica domanda di Sortino, quella a proposito della casa. Quale casa? Il sottopagato Elio Mastella, con il suo mai abbastanza sottolineato stipendio da 1800 euro (percepito come dipendente Selex, gruppo Finmeccanica), riesce a pagare, insieme al fratello Pellegrino, una rata (fantascientifica) di 6700 euro per il mutuo acceso per uno dei sei appartamenti che la sua famiglia ha acquistato a prezzi stracciati nel centro di Roma. L'appartamento ex-Inail, in largo Arenula, ospita Il Campanile ed è di proprietà di una società intestata all'ex tesoriere Tancredi Cimmino e al segretario Mastella, poi girata - in parti uguali - ai due eredi. Nonostante il valore dell'immobile si aggiri intorno ai 2,4 milioni, i ragazzi Mastella se lo aggiudicano per 1,45 milioni, grazie a un mutuo di 1,1 milioni con rata mensile, come detto, di 6700 euro. Come lo pagano? Con i soldi ricavati dall'affitto versato dall'Udeur, 6500 euro mensili, il doppio di quello pagato all'Inail. Come l'hanno garantito? Con due dei quattro appartamenti comprati in contanti (due da Elio, due da Pellegrino) in lungotevere Flaminio.
Il giovane metalmeccanico possiede quindi un intero terzo piano comprato per soli 200mila euro, mezzo mega-appartamento in largo Arenula e un altro da 67mila euro. Cioè una parte del patrimonio immobiliare del clan Mastella/Udeur/Il Campanile. È come scoprire l'acqua calda, ma il vero problema, per i vertici Mediaset, non potrebbe essere stata proprio la curiosità di Sortino sugli illeciti di un politico che, con tre soli senatori, fa di tutto per favorire il ritorno al potere del proprietario della stessa azienda televisiva? Non sarebbe stato carino permettere a una Iena di parlare di consulenze, voli, contratti, benzina e case, persino torroncini e panettoni, pagati dal giornale Udeur e usati da Mastella & C., grazie anche ai fondi pubblici...
L'etica di Ceppaloni ha vinto e così tutti siamo ricattabili
Non dev'essere facile scontrarsi con il clan dei Mastella, anche se nella persona di un metalmeccanico. Alessandro Sortino, ex Iena, ex collaboratore di Mediaset, lo ha sperimentato in proprio: per lui, l'ultimo viaggio a Ceppaloni, ha significato una vita nuova, lontano dal programma che lo ha reso noto al pubblico. Alessandro, cos'è successo a Ceppaloni?
A Ceppaloni sono finito in un incubo mediatico: quando sono arrivato, Mastella padre e Mastella figlio erano appena usciti di casa con un preciso obiettivo: presentarsi al mondo come vittime innocenti di uno sciacallaggio mediatico e giudiziario. I giornalisti presenti facevano loro da coro greco, da amplificatore. La iena con le arance è diventata il simbolo della categoria degli accusatori su cui ribaltare le accuse.
Ma è tutto finto: Mastella non è una vittima e le Iene non erano lì per speculare sull'arresto della moglie. Eravamo lì per dire: l'arresto è una misura assurda perché rende tutto più complicato, impedisce di chiedere conto, politicamente, dei comportamenti eticamente indifendibili. Comunque: le arance vista l'ariaccia non le ho nemmeno mostrate ai Mastella, sulla carriera del figlio non ho detto mai nulla, al contrario ho fatto qualche domanda sul patrimonio immobiliare familiare, domande che non sono andate in onda.
Ti hanno censurato, insomma...
Sì. È capitato che Mediaset ci chiedesse di modificare un pezzo, spesso sotto l'impulso dell'ufficio legale; noi non abbiamo mai tenuto un atteggiamento da duri e puri. Questa volta, però, nessuno mi ha interpellato e non mi sono state proposte modifiche: hanno semplicemente detto che il pezzo non doveva andare in onda, dopo che i miei capi, invece, lo avevano approvato e annunciato anche ai giornali.
Davide Parenti ti ha difeso?
Ha difeso me fino in fondo, ma ha anche dovuto difendere il programma e tutti quelli che ci lavorano. Per questo è andato in onda lo stesso. Sai come si dice: show must go on.
Non credi che avresti potuto continuare con le «Iene», per dimostrare il tuo valore «sul campo»?Mediaset aveva due valori sul tavolo: la dignità e la libertà di un suo collaboratore storico, e il rapporto con un politico influente. Ha scelto il secondo. Era inevitabile? Forse sì. Ma ci sono rimasto male lo stesso.
Come stai vivendo questa situazione?
Male. Mi ha colpito leggere come hanno modificato il mio profilo su Wikipedia: ora c'è scritto «figlio di Sebastiano Sortino». Ho provato a dimostrare di non essere raccomandato, di aver fatto una carriera rocambolesca, senza mai avere una scrivania o un posto fisso. Ma è inutile: ha vinto l'etica ceppalonesca, per cui tutti devono essere ricattabili perché si comportano come i Mastella: se hai un cognome, lo usi, nessuno è disposto a credere il contrario. Mi ribello a questa concezione, e lo faccio da cattolico, da cristiano: la famiglia è importante per far crescere i bambini, non per passarsi i privilegi per via ereditaria, a scapito dei figli di nessuno.
E adesso, che farai?
Lavoro per la Magnolia, a La7, come autore di Exit. Sto preparando un programma di inchiesta, di cui è già andata in onda la puntata pilota, si chiama «Malpelo». Cerco di interpretare quello che mi accade come un segno: se vieni infangato e diffamato su ciò a cui tieni di più, l'orgoglio di avercela fatta da solo, vuol dire che è sbagliato l'orgoglio. Bisogna puntare sulla qualità del lavoro, lasciando perdere se stessi.
Allora, riporto l'articolo-intervista che mi ha pubblicato ieri il Manifesto (resterà online solo una settimana, nel sito del quotidiano), poi dimenticherò di aver anche solo sentito parlare della famiglia Mastella, promesso.. In effetti, è passato più di un mese dal "giorno di Ceppaloni", ma non è mai troppo tardi per l'informazione corretta.
O sì?
Tv, un metalmeccanico troppo raccomandato
Questa è la storia di un'invasione silenziosa ma non per questo meno cruenta: Ceppaloni alla conquista dell'Italia. Qualcuno ha cercato di far credere che si trattasse dello «scontro tra due ragazzi, tra due mondi». Tra due raccomandati. In fondo, è quello che tutti abbiamo potuto vedere, nel servizio che mandò in onda Sky: Elio Mastella, il figlio del «boss», ha rimesso al suo posto l'ormai ex Iena Alessandro Sortino, ricordandogli che lui, povero metalmeccanico, campa con «1800 euro al mese», mentre l'inviato Mediaset, figlio di un pezzo grosso nel campo dei media, non può permettersi di dargli lezioni di vita. Ma, come ha scritto qualcuno, l'evidenza dei fatti dimostra solo i fatti evidenti. E ciò che abbiamo visto e letto nei giorni scorsi, a un'analisi appena meno superficiale, si dimostra lacunoso, impreciso, se non addirittura falso, chiamando in campo per l'ennesima volta il servilismo dei media nei confronti dei padroni.
Tanto per cominciare, come scrive Peter Gomez, dovremmo essere tutti grati a Sortino. Stava facendo il suo lavoro e può diventare pericoloso creare dei martiri, degli eroi, da una parte e dall'altra. Forse non sarà possibile dimostrare che il figlio di Sebastiano Sortino, direttore della Commissione per i servizi e i prodotti dell'Agcom e direttore generale della Federazione italiana editori giornali, sia davvero un «self made man» e non un «figlio di papà», come insinuato dal metalmeccanico di Ceppaloni. Quello che si può fare, però, è chiarire che, se viene dato per scontato che Alessandro Sortino sia un raccomandato solo a causa del suo albero genealogico, forse il potere della famiglia Mastella ha messo radici al di fuori del territorio in cui è sempre stato invincibile. Forse l'Italia è già una provincia di Ceppalonia, dove il semplice fatto di non approfittare dei vincoli familiari rappresenta un orrendo crimine contro la morale ed è inammissibile anche solo l'idea di concedere una possibilità a chi potrebbe essere stato raccomandato e, magari, non lo è.
Ma andiamo con ordine. È importante conoscere il protagonista di questa vicenda kafkiana. Sortino entra a Radio Capital nel 1998, cioè sette anni prima che suo padre vada all'Agcom. Davide Parenti lo chiama alle Iene nel 2000. È un raccomandato?. Se lo fosse, sarebbe più logico aspettarsi di vederlo nella redazione di uno dei grandi quotidiani nazionali, ma concediamo ancora il beneficio del dubbio ai ceppalonici.
Il già più volte citato genitore Sortino, dal '77 direttore generale della Fieg e consigliere Cnel, esperto di antitrust e tetti pubblicitari tv, non è esattamente un «amico» del monopolio Mediaset e Confalonieri non fa mistero della reciproca «non simpatia» (il suo lavoro consiste nell'impedire alle reti di Berlusconi di fagocitare tutta la pubblicità, a scapito della carta stampata). Alessandro, fa carriera nonostante il padre e il padre la fa nonostante Mediaset. Dopo gli esordi a Vita, giornale del terzo settore, più di dieci anni fa, passò a intervistare gli spettatori all'uscita dei cinema romani. Da quegli inizi «dorati» allo scontro con la famiglia Mastella, Sortino ha lavorato con molte persone; alcune, lo hanno accompagnato nell'ultimo decennio, da Parenti a Mentana. Sembra che tutti rimpiangano il suo lavoro. Parenti ha ribadito che, fosse per lui, «Alessandro lavorerebbe ancora alle Iene. Dobbiamo renderci conto che nessuno è mai completamente libero, tutti, prima o poi, abbiamo subìto una censura. Andiamo avanti, che possiamo fare? È il nostro lavoro. Alessandro è sempre stato un rompicoglioni anche con noi... Ci stiamo ancora leccando le ferite, pensando di averlo perso. Sono sicuro che tra non molto lo vedremo in televisione con un suo programma di successo».
Enrico Mentana, che con lui ha lavorato a Matrix, lo conosce meno, ma abbastanza per dire che «raccomandato non lo è di sicuro, ha sempre parlato attraverso il suo lavoro. Capisco che per Elio Mastella la situazione non sia delle migliori, ma deve farsene una ragione: siamo tutti figli di qualcuno e da quello dobbiamo partire». E via di questo passo, con Filippo Roma, suo collega alle Iene e vecchio amico, con cui ha firmato la sceneggiatura di un corto diretto da Monicelli; Fausto Brizzi, regista di Notte prima degli esami, che lo conosce da anni e che con lui ha condiviso la passione per il cinema. E Giampaolo Roidi, oggi direttore di Metro, allora capo della redazione romana di Vita, che lo portò con sé alla Stampa. Lorenzo Maiello, «capo» delle iene romane. Tutti pronti a giurare sull'onestà dell'ex collega. Come premesso, questo non basta a garantirne la correttezza, ma dovrebbe aver inquadrato il personaggio. Una volta chiarito che Sortino possa aver fatto strada con le proprie forze (Parenti: «Un raccomandato non avrebbe un contratto in esclusiva, con uno 'stipendio' fisso? Lui guadagna solo se lavora...»), torniamo ad analizzare i fatti di Ceppaloni.
L'inviato delle Iene si è presentato a casa Mastella con l'ormai famosissimo sacchetto di arance. Che Elio Mastella, nonostante le molte ricostruzioni «inesatte» di questi giorni, non ha mai visto. Il suo attacco è comprensibile, come conseguenza di un momento di «forte stress». Ma lui, il rampollo, non nega mai di essere parte del clan. Cerca solo di deviare l'attenzione dall'unica domanda di Sortino, quella a proposito della casa. Quale casa? Il sottopagato Elio Mastella, con il suo mai abbastanza sottolineato stipendio da 1800 euro (percepito come dipendente Selex, gruppo Finmeccanica), riesce a pagare, insieme al fratello Pellegrino, una rata (fantascientifica) di 6700 euro per il mutuo acceso per uno dei sei appartamenti che la sua famiglia ha acquistato a prezzi stracciati nel centro di Roma. L'appartamento ex-Inail, in largo Arenula, ospita Il Campanile ed è di proprietà di una società intestata all'ex tesoriere Tancredi Cimmino e al segretario Mastella, poi girata - in parti uguali - ai due eredi. Nonostante il valore dell'immobile si aggiri intorno ai 2,4 milioni, i ragazzi Mastella se lo aggiudicano per 1,45 milioni, grazie a un mutuo di 1,1 milioni con rata mensile, come detto, di 6700 euro. Come lo pagano? Con i soldi ricavati dall'affitto versato dall'Udeur, 6500 euro mensili, il doppio di quello pagato all'Inail. Come l'hanno garantito? Con due dei quattro appartamenti comprati in contanti (due da Elio, due da Pellegrino) in lungotevere Flaminio.
Il giovane metalmeccanico possiede quindi un intero terzo piano comprato per soli 200mila euro, mezzo mega-appartamento in largo Arenula e un altro da 67mila euro. Cioè una parte del patrimonio immobiliare del clan Mastella/Udeur/Il Campanile. È come scoprire l'acqua calda, ma il vero problema, per i vertici Mediaset, non potrebbe essere stata proprio la curiosità di Sortino sugli illeciti di un politico che, con tre soli senatori, fa di tutto per favorire il ritorno al potere del proprietario della stessa azienda televisiva? Non sarebbe stato carino permettere a una Iena di parlare di consulenze, voli, contratti, benzina e case, persino torroncini e panettoni, pagati dal giornale Udeur e usati da Mastella & C., grazie anche ai fondi pubblici...
L'etica di Ceppaloni ha vinto e così tutti siamo ricattabili
Non dev'essere facile scontrarsi con il clan dei Mastella, anche se nella persona di un metalmeccanico. Alessandro Sortino, ex Iena, ex collaboratore di Mediaset, lo ha sperimentato in proprio: per lui, l'ultimo viaggio a Ceppaloni, ha significato una vita nuova, lontano dal programma che lo ha reso noto al pubblico. Alessandro, cos'è successo a Ceppaloni?
A Ceppaloni sono finito in un incubo mediatico: quando sono arrivato, Mastella padre e Mastella figlio erano appena usciti di casa con un preciso obiettivo: presentarsi al mondo come vittime innocenti di uno sciacallaggio mediatico e giudiziario. I giornalisti presenti facevano loro da coro greco, da amplificatore. La iena con le arance è diventata il simbolo della categoria degli accusatori su cui ribaltare le accuse.
Ma è tutto finto: Mastella non è una vittima e le Iene non erano lì per speculare sull'arresto della moglie. Eravamo lì per dire: l'arresto è una misura assurda perché rende tutto più complicato, impedisce di chiedere conto, politicamente, dei comportamenti eticamente indifendibili. Comunque: le arance vista l'ariaccia non le ho nemmeno mostrate ai Mastella, sulla carriera del figlio non ho detto mai nulla, al contrario ho fatto qualche domanda sul patrimonio immobiliare familiare, domande che non sono andate in onda.
Ti hanno censurato, insomma...
Sì. È capitato che Mediaset ci chiedesse di modificare un pezzo, spesso sotto l'impulso dell'ufficio legale; noi non abbiamo mai tenuto un atteggiamento da duri e puri. Questa volta, però, nessuno mi ha interpellato e non mi sono state proposte modifiche: hanno semplicemente detto che il pezzo non doveva andare in onda, dopo che i miei capi, invece, lo avevano approvato e annunciato anche ai giornali.
Davide Parenti ti ha difeso?
Ha difeso me fino in fondo, ma ha anche dovuto difendere il programma e tutti quelli che ci lavorano. Per questo è andato in onda lo stesso. Sai come si dice: show must go on.
Non credi che avresti potuto continuare con le «Iene», per dimostrare il tuo valore «sul campo»?Mediaset aveva due valori sul tavolo: la dignità e la libertà di un suo collaboratore storico, e il rapporto con un politico influente. Ha scelto il secondo. Era inevitabile? Forse sì. Ma ci sono rimasto male lo stesso.
Come stai vivendo questa situazione?
Male. Mi ha colpito leggere come hanno modificato il mio profilo su Wikipedia: ora c'è scritto «figlio di Sebastiano Sortino». Ho provato a dimostrare di non essere raccomandato, di aver fatto una carriera rocambolesca, senza mai avere una scrivania o un posto fisso. Ma è inutile: ha vinto l'etica ceppalonesca, per cui tutti devono essere ricattabili perché si comportano come i Mastella: se hai un cognome, lo usi, nessuno è disposto a credere il contrario. Mi ribello a questa concezione, e lo faccio da cattolico, da cristiano: la famiglia è importante per far crescere i bambini, non per passarsi i privilegi per via ereditaria, a scapito dei figli di nessuno.
E adesso, che farai?
Lavoro per la Magnolia, a La7, come autore di Exit. Sto preparando un programma di inchiesta, di cui è già andata in onda la puntata pilota, si chiama «Malpelo». Cerco di interpretare quello che mi accade come un segno: se vieni infangato e diffamato su ciò a cui tieni di più, l'orgoglio di avercela fatta da solo, vuol dire che è sbagliato l'orgoglio. Bisogna puntare sulla qualità del lavoro, lasciando perdere se stessi.
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articolo corretto, nessuno vuole difendere i Mastella, la magistratura farà il suo corso e i cittadini decideranno in base ai fatti..
la cosa che invece mi stupisce è quella di presentarsi come i guerrieri senza macchia e paura e fare la finaccia che ha fatto sortino.. e' riuscito nell'impresa di riabilitare Mastella... incredibile.
in piu' le affermazioni di stima dei colleghi giornalisti mi scusi ma lasciano il tempo che trovano.. non mi interessa se sia o meno un raccomandato. La cosa importante è che Mastella jr ha detto semplicemente che, se le insinuazioni fatte dal coraggioso cronista sul suo conto erano verosimili allora per la stessa logica dovevano essere verosimili anche le sue... prendi e porta a casa..
infine chiudo con un vizio del giornalismo spettacolo che ultimamente stiamo vedendo: non mi sembra ci volesse tanto coraggio a prendere a calci il cadavere "politico" dei mastella..
tutti sanno ormai tutto! e non mi dite che si tratta di censura! gli autori hanno solo cercato di salvaguardare la rispettabilità del programma! se fosse andato in onda ci avrebbero fatto una figuraccia!!!
la cosa che invece mi stupisce è quella di presentarsi come i guerrieri senza macchia e paura e fare la finaccia che ha fatto sortino.. e' riuscito nell'impresa di riabilitare Mastella... incredibile.
in piu' le affermazioni di stima dei colleghi giornalisti mi scusi ma lasciano il tempo che trovano.. non mi interessa se sia o meno un raccomandato. La cosa importante è che Mastella jr ha detto semplicemente che, se le insinuazioni fatte dal coraggioso cronista sul suo conto erano verosimili allora per la stessa logica dovevano essere verosimili anche le sue... prendi e porta a casa..
infine chiudo con un vizio del giornalismo spettacolo che ultimamente stiamo vedendo: non mi sembra ci volesse tanto coraggio a prendere a calci il cadavere "politico" dei mastella..
tutti sanno ormai tutto! e non mi dite che si tratta di censura! gli autori hanno solo cercato di salvaguardare la rispettabilità del programma! se fosse andato in onda ci avrebbero fatto una figuraccia!!!
Io credo che sia sbagliato il presupposto: Sortino non ha insinuato nulla, è stato Elio Mastella ad apostrofarlo. L'errore della "Iene", se proprio vogliamo essere pignoli, è stato quello di non capire che, vista la situazione, sarebbe stato un bersaglio perfetto. I Mastella hanno colto l'occasione al volo, spostando l'attenzione sull'"attaccante". Ma l'unica domanda di Alessandro Sortino riguardava la "casa", cioè l'ex sede de Il Campanile, di fatto regalata ai due giovani Mastella anche grazie a soldi pubblici.
Detto questo, è verissimo: i giudizi dei colleghi lasciano il tempo che trovano, ma non era mia intenzione "scagionare" in modo inequivocabile Alessandro Sortino. Cercavo solo di far capire che ci troviamo di fronte a un bravo giornalista (e a una brava persona) finito suo malgrado in una trappola mediatica.
Il messaggio che Sortino avrebbe voluto mandare (prima che le cose prendessero una piega decisamente diversa) era non serve a nulla arrestare una persona che, come Sandra Lonardo, fa tutto alla luce del sole e si vanta del potere politico "democristiano" che riesce a esercitare sul territorio campano. Molto meglio sarebbe smettere di votare personaggi simili.
Concludo dicendo che, in effetti, di censura si trattava: nel servizio era infatti possibile capire cosa davverop fosse accaduto (a differenza di quanto pubblicizzato dai giornalisti de Il Giornale e da Vespa). Il problema non era tanto il padre di Alessandro Sortino, quanto gli intrallazzi immobiliari della famiglia Mastella. In un momento in cui il leader dell'Udeur poteva essere molto utile al proprietario dell'azienda in questione...
Che ne dice?
Detto questo, è verissimo: i giudizi dei colleghi lasciano il tempo che trovano, ma non era mia intenzione "scagionare" in modo inequivocabile Alessandro Sortino. Cercavo solo di far capire che ci troviamo di fronte a un bravo giornalista (e a una brava persona) finito suo malgrado in una trappola mediatica.
Il messaggio che Sortino avrebbe voluto mandare (prima che le cose prendessero una piega decisamente diversa) era non serve a nulla arrestare una persona che, come Sandra Lonardo, fa tutto alla luce del sole e si vanta del potere politico "democristiano" che riesce a esercitare sul territorio campano. Molto meglio sarebbe smettere di votare personaggi simili.
Concludo dicendo che, in effetti, di censura si trattava: nel servizio era infatti possibile capire cosa davverop fosse accaduto (a differenza di quanto pubblicizzato dai giornalisti de Il Giornale e da Vespa). Il problema non era tanto il padre di Alessandro Sortino, quanto gli intrallazzi immobiliari della famiglia Mastella. In un momento in cui il leader dell'Udeur poteva essere molto utile al proprietario dell'azienda in questione...
Che ne dice?
Purtroppo Alessandro Sortino ha pagato colpe non sue. E' evidente che la "Proprietà" tramite L'Editore ha censurato la risposta della Jena come tributo reso al clan Mastella per la caduta Governo Prodi.Ma noi che leggiamo e guardiamo abbiamo capito tutto...ci regoleremo di conseguenza..
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