venerdì, agosto 31, 2007
Mbeki: cambiamo i nomi delle città per recuperare l'identità africana
Il presidente sudafricano Thabo Mbeki ha chiesto al parlamento di lavorare sul programma per il cambio di nomi delle città e dei villaggi del paese: “Cambiare i nomi occidentali, che spesso danno l’impressione che il Sudafrica sia un avamposto europeo più che uno stato dell’Africa, aiuterà il Paese a riscoprire la sua identità”
All’inizio della scorsa settimana, alcuni politici sudafricani si erano ribellati alla decisione di cambiare il nome di Pretoria in Tshwane sulle fermate della metropolitana e sui segnali stradali, rivolgendosi a un tribunale perché bloccasse il procedimento. Il sindaco di Pretoria, Gwen Ramakgopa ha allora chiesto ai rappresentanti dei partiti politici contrari all’iniziativa di dimettersi dal consiglio per i trasporti della città: “Sostituire simboli e nomi con equivalenti africani è un modo per superare una fase della storia dolorosa in cui la nostra umanità è stata soggiogata e violata”.
Si tratta di cambiamenti che, di sicuro, la popolazione nera potrà accettare con più facilità, ma non credo possa essere arrestato il processo ormai in corso. Sembra uno slogan elettorale, ma è così assurdo chiedere che l'Africa torni a essere un diritto degli africani?
(Fonte: Misna)Etichette: Brevi, Buone notizie, Misna, Problemi organizzazione, Stampa sudafricana
Comments:
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Serve poco. Una citta' e' la sua gente e la sua storia. Nessuno fuori da Sudafrica chiamera' Pretoria in modo diverso da Pretoria. potranno cambiare i nomi sulle carte geografiche , ma non nella memoria collettiva.
S. Pietroburgo aveva cambiato nome per parecchi decenni, la si continuava a riconoscere con i due nomi. Ora, del nome datole dalla Rivoluzione non si ricorda piu' nessuno.
ciao
S. Pietroburgo aveva cambiato nome per parecchi decenni, la si continuava a riconoscere con i due nomi. Ora, del nome datole dalla Rivoluzione non si ricorda piu' nessuno.
ciao
Forse è vero, ma la gente e la storia che "fanno" questi luoghi sono per troppo tempo passati sotto silenzio, nella migliore delle ipotesi. Non credo sia facile da comprendere (io stesso non ci riesco del tutto), ma è davvero fondamentale, per i neri sudafricani, trovare un modo per sopportare le ferite lasciate dall'apartheid. Il nome di un luogo, in molte culture, rappresenta l'anima, la "magia" del luogo stesso. Forse, in fondo, il modo stesso di concepire quella città, o quella regione, cambierà anche nella mente di chi vive al di fuori della Rainbow Nation (fine della parentesi retorica).
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