sabato, settembre 20, 2008

 

E' morto Giorgio Bettinelli

Vincenzo Borgomeo, su Repubblica.it, scrive che Giorgio sembrava inattaccabile da tutto e da tutti. "E invece no", prosegue. "La mattina del 16 settembre Bettinelli è morto, colpito da un'infezione nel Sud della Cina, sulle rive Mekong, dove viveva con la moglie Yapei".
E' proprio Yapei a dare la notizia:

Sono triste, desolata ma Giorgio non è più con noi,
vola libero come un uccello,
è in viaggio, ma in un altro mondo,
freddo
Giorgio voleva scrivere un libro sul Tibet,
ma non può più farlo,
ora ha bisogno di dormire.
Non so cosa posso fare per continuare il suo sogno,
le sue parole e il suo amore verso di noi.


Non posso dire che fossimo amici, purtroppo. Non ci sentivamo da cinque anni (e questo mi fa davvero impressione), ci eravamo conosciuti quando lavoravo per la Feltrinelli e abbiamo organizzato insieme un paio di presentazioni. Però era un tipo incredibile, da film (cito ancora Borgomeo). Non potevi non volergli subito bene, non desiderare che partisse immediatamente e, subito, tornasse indietro, pronto a raccontare qualche incredibile avventura da vespista. Ci mancherai, Giorgio, accidenti.

Dagli amici della casa editrice Feltrinelli:
Le visite di Giorgio in casa editrice sono sempre state una festa, soprattutto nel periodo compreso fra il suo primo libro e il giro del mondo in Vespa, dopo il 1997. Arrivava portandosi il mondo appresso. Gli occhi liquidi, grandi, sbarrati. Ci guardava tutti come fosse sorpreso di trovarci qui - un ufficio doveva avere per lui un'aria esotica. Aveva un'ossessione e ha saputo viverla, e raccontarla. Quando si è rotto il polso e ha trovato la ragazza che sarebbe diventata sua moglie (le cose siamo sicuri che vanno assieme), ha cominciato a comunicare una sorta di rallentamento: il mondo che aveva visto dal sellino della Vespa scivolava più lentamente intorno a lui. Scopriva le sue radici (la sua Crema), s'era messo a incidere canzoni, pensava a un romanzo. C'era un bambino in lui, in quello sguardo liquido, e qualsiasi direzione prendesse la sua vita, usciva fuori. Brum, brum. Il verso che fanno i bambini a cavallo di una moto immaginaria. Lui non ha mai smesso di immaginare, anche quando ha cominciato a viaggiare. Brum, brum. Un'ultima sgassata. Stamane, leggendo il messaggio della moglie, non riuscivamo a credere che quell'"another world, cold" fosse davvero la morte. E invece era proprio così. Si fa fatica a saperlo là. È sempre stato "altrove". Magari torna. Certamente continua a tornare con i suoi libri.

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